L’ex senatore ed ex presidente della provincia di Salerno, oltre che europarlamentare, in polemica con il metodo che ha portato alla scelta delle candidature, restituisce la tessera del partito democratico
“Unita alla presente consegno la mia tessera di iscritto”. Con queste parole, il senatore ed ex presidente della provincia di Salerno, Alfonso Andria, lascia il partito. Un addio pesante, di quelli che non possono sottacersi, anche perché Andria è considerato vicino a Letta.
Il dietrofront di Federico Conte e le critiche di Simone Valiante, da Salerno in molti hanno mal di pancia per un Pd che sembra sempre più il partito dei deluchiani e basta. E questi a prescindere dalle persone dei candidati che si trovano venir meno alcuni sostegni fondamentali alla loro candidatura.
Scrive Andria al segretario provinciale del Pd Enzo Luciano, nella lettera con la quale restituisce la tessera: “Partecipai da deputato europeo alla costituzione del PDE e nel 2007 alla fondazione del PD, fin da subito credendo nella novità per l’Italia di quel “progetto etico e politico” come testualmente è scritto nel “Manifesto dei valori”.
In epoca più recente sul piano nazionale e soprattutto nel contesto locale salernitano, lo spirito fondativo è stato, a mio giudizio, svilito e poi tradito. Ho sostenuto le varie candidature PD dei vertici di Regione Campania, Provincia e Comune di Salerno, la stessa Tua a Segretario provinciale.
Pur avendo fatto militanza con passione e assiduità (peraltro negli ultimi 10 anni in assenza di qualsivoglia ruolo elettivo istituzionale o politico), da tempo non sono più a mio agio. Il ripiegamento del partito a Salerno e nella sua vastissima provincia entro logiche padronali, il ricorso continuo a metodi assolutamente opposti ai principi ispiratori del PD pur di affermare un’egemonia, spesso basata sull’esercizio muscolare, di fatto ne mortificano la funzione e la natura, fino a contraddire la sua stessa denominazione! L’individuazione delle candidature alle imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento attraverso una riunione lampo della Direzione provinciale, la fase tuttora in corso dei ritocchi alla compilazione delle liste a livello nazionale — caratterizzata dalle vicende disinvolte delle ultime ore e perciò ancor più imbarazzanti — rendono l’idea non di un partito politico ma di un edificio dalle porte girevoli del quale servirsi a seconda delle convenienze. Per me basta così! Ti saluto”.