I problemi sulle procedure seguite per perquisire la villa delle vacanze dell’ex presidente Usa, le polemiche, le risposte, i pericoli
L’Fbi ha perquisito la residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago in Florida. A renderlo noto lo stesso ex presidente in una nota inviata alla Cnn. I federali hanno anche «fatto irruzione nella mia cassaforte», ha aggiunto. E hanno portato via documenti. Secondo l’ex presidente, che non era presente, si tratta di una «strumentalizzazione della giustizia e un attacco dei democratici di sinistra radicali che disperatamente non vogliono che mi candidi alle elezioni del 2024».
Trump si chiede anche: «Qual è la differenza tra questo e il Watergate?». Di mezzo ci sarebbe sempre l’indagine sul sei gennaio 2021, l’assalto dei sostenitore del presidente repubblicano a Capitol Hill, e il ruolo che avrebbe avuto Trump in questa drammatica vicenda. L’Fbi porta via alcuni documenti.
COSA È ACCADUTO IN FLORIDA
La perquisizione eseguita dall’Fbi farebbe parte di un’indagine su un’ipotesi che Trump abbia portato documenti riservati dalla Casa Bianca alla sua residenza in Florida. Il Dipartimento di Giustizia ha indagato sulla potenziale cattiva gestione delle informazioni classificate da quando la National Archives and Records Administration ha affermato di aver ricevuto da Mar-a-Lago (località dove c’è la casa di Trump in Florida) 15 scatole di documenti della Casa Bianca, inclusi documenti contenenti informazioni classificate, all’inizio di quest’anno.
COSA AVREBBE VIOLATO TRUMP
Il Presidential Records Act, emanato nel 1978 all’indomani dello scandalo Watergate, richiede la conservazione dei documenti della Casa Bianca come proprietà del governo degli Stati Uniti. Ma mentre la legge è progettata per richiedere la conservazione di documenti come e-mail, messaggi di testo e tabulati telefonici, non c’è mai stato un caso in cui un ex comandante in capo sia stato punito per aver violato il Presidential Records Act e non esiste un vero meccanismo per far rispettare la legge.
Un’altra legge federale dice che è un reato se qualcuno che custodisce documenti governativi “nasconde, rimuove, mutila, cancella o distrugge intenzionalmente e illegalmente” i documenti. Se la persona è condannata, la legge prevede una multa o fino a tre anni di reclusione, o entrambi. Quella legge dice anche che la persona condannata “decada dal suo incarico e sarà squalificata da qualsiasi incarico sotto gli Stati Uniti”. Ma gli esperti legali hanno affermato che ciò non si applicherebbe nel caso dell’ufficio del presidente, le cui qualifiche sono stabilite dalla Costituzione.
LA PERQUISIZIONE
La perquisizione dell’Fbi a casa dell’ex presidente Donald Trump in Florida è stata accusata di essere stata ordinata di fatto dalla Casa Bianca. Ma, va ricordato, che negli Usa, per ottenere un mandato di perquisizione un giudice controlla se sussistano une serie di presupposti prima di consentire alla polizia ossa entrare in qualsiasi casa, può chiedere anche supplementi di elementi da presentare.
Gli esperti affermano che anche la decisione di chiedere un mandato per perquisire la proprietà di un ex presidente avrebbe probabilmente dovuto essere approvata dagli alti funzionari del Dipartimento di Giustizia.
LA REPLICA DEL PRESIDENTE BIDEN
«Il presidente americano Joe Biden non è stato informato del blitz dell’Fbi nella residenza di Donald Trump in Florida. Nessuno alla Casa Bianca sapeva». Lo ha detto la portavoce, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa sottolineando che «il dipartimento di Giustizia è indipendente e conduce le sue indagini in modo autonomo».
«NESSUNO AL DI SOPRA DELLA LEGGE»
Negli Stati Uniti «nessuno è al di sopra della legge». Lo ha voluto ricordare la speaker della Camera, Nancy Pelosi, rispondendo alle critiche dei repubblicani sulla perquisizione da parte dell’Fbi della residenza dell’ex presidente Donald Trump a Mar-a-Lago. Pelosi, intervenuta su Nbc, ha preso di mira in particolare il leader della minoranza della Camera, Kevin McCarthy, che ha minacciato di creare una sorta di commissione investigativa speciale per indagare sul dipartimento di Giustizia in caso conquistasse la presidenza della Camera dei rappresentanti dopo le elezioni di medio termine.
«Crediamo nello stato di diritto. Il nostro Paese è così», ha detto Pelosi. «E nessuno è al di sopra della legge. Nemmeno il presidente degli Stati Uniti. Nemmeno un ex presidente degli Stati Uniti», ha aggiunto.
IL PERICOLO
La perquisizione dell’Fbi a casa di Donald Trump rischia di mettere in pericolo la legittimità delle indagini del Dipartimento di Giustizia sul 6 gennaio. Lo afferma l’ex governatore di New York, il democratico Andrew Cuomo, uno dei nemici dell’ex presidente.
«Il Dipartimento di Giustizia deve spiegare immediatamente le ragioni del raid e devono essere qualcosa in più degli archivi altrimenti» la sua azione «sarà considerata una tattica politica e metterà a rischio ogni futura credibile indagine sul 6 gennaio», mette in evidenza Cuomo.