Il primo cittadino di Nocera Inferiore, a quadro politico ormai chiarito esprime anche i suoi auspici per il futuro
Ufficializzate le candidature a sindaco per la consiliatura 2022-2027 al Comune di Nocera Inferiore e le formazioni politiche di sostegno, l’attuale primo cittadino Manlio Torquato dice la sua sui vari candidati ed esprime anche auspici per il futuro della città.
Finisce l’era Torquato, come si sente?
«Non è facile lasciare ma dopo 10 anni continuativi è giusto farlo. Si rischia di incorrere nell’usura del tempo. La legge fa bene a porre un limite. Spero solo che alcune azioni non vengano interrotte da chi verrà».
Aveva annunciato un ruolo distaccato dalla prossime elezioni poi…
«Non me ne starò alla finestra nel senso che dirò la mia ma intendo lasciare libero il campo a chi dovrà competere direttamente. È vero ho espresso una preferenza per il candidato Paolo De Maio perché è persona che ha accompagnato continuativamente il mio percorso amministrativo, e spero che saprà tenere dritta la rotta anche se lui è un candidato di un partito. Spero che sappia tenere fuori dalla porta contraddizioni che mal si concilierebbero con la storia di un decennio. Poi è chiaro dovrà declinare a suo modo la campagna elettorale e il governo cittadino. Un aggancio politico è importante, purché si mantenga autonomia di decisione. E poi lì è schierato il maggior numero dei miei civici del 2017, sebbene in forme diverse da 5 anni fa».
In una sua intervista ha avuto parole di elogio per la candidata Tonia Lanzetta…
«Ho stima della Lanzetta perché ha costruito con intelligenza e coerenza una proposta di governo provenendo dall’opposizione di questo quinquennio. È una donna in gamba e in politica ce ne sono ancora poche. Ci sorprenderà. Abbiamo iniziato questa esperienza che non mi strinse la mano al suo insediamento. Abbiamo finito questo quinquennio che ci siamo stretti la mano all’apertura di un suo comitato elettorale in una piazza in cui mi son trovato a passare. L’ho fatto con piacere».
Con il candidato Giovanni D’Alessandro, però, ci sono stati dei momenti di frizione.
«Giovanni D’Alessandro lo conosco da anni, anche se non ci frequentiamo. So che è un docente universitario e quindi intellettualmente una persona di qualità. Fui sollecitato a chiamarlo circa un anno fa. Poi non l’ho più sentito fino a qualche mese fa quando si è riproposto al sindacato. In questo senso era la mia critica alla sua candidatura, che mi è apparsa tardiva ancor più se si manca da questa città da tanti anni. Mi spiace che l’abbia inizialmente presa come un attacco alla persona.
Non era così. Né poteva essere così visto che un anno fa gli avevo parlato proprio io. Detto ciò ho saputo apprezzare la tenacia con la quale ha portato avanti la sua proposta, e il contributo autorevole che darà al dibattito pubblico. Così come l’impegno che ha assunto di assolvere a tempo pieno il mandato sindacale qualora fosse eletto. Correggendo così intelligentemente una impostazione iniziale diversa. Un buon segno per Nocera, perché il sindaco lo si fa a tempo pieno».
Pace fatta, con D’Alessandro, quindi?
«Certo. Di D’Alessandro ho molto apprezzato anche il senso di continuità amministrativa su temi di fondo che, nonostante la nostra breve polemica, rivendica su alcuni aspetti importanti. Questo gli fa onore e merita che gli stringa seppur figuratamente la mano, da queste colonne. Certo speravo che l’area centrista portasse il confronto, anche forte, ma con realismo e nel merito delle cose sul più ampio tavolo di coalizione del centro-sinistra e dell’area civica. Ma qualcosa purtroppo non lo ha reso per ora possibile. Ora è necessario che tutti i candidati conducano una campagna elettorale con rispetto e confronto reciproco. Stante la loro qualità. Anche serrato ma leale. Lo meritano i cittadini».
Del suo predecessore che corre per succederle nella fascia tricolore che ne pensa?
«Non esprimo giudizi sulla candidatura di Antonio Romano, non per la persona, che sinceramente rispetto, ma perché mi lascia interdetta qualche sua affermazione fatta in occasione della sua presentazione ma soprattutto per l’eterogeneità della sua coalizione.
Ma non sta a me giudicare. Deve farlo l’elettorato. Sbaglia se però si pone in antitesi con questo decennio o con me, e ciò per tre ordini di ragioni: primo io non sono candidato poi perché con lui ci sono pezzi della mia Amministrazione (due assessori e qualche importante consigliere), e infine perché anche quando mi son trovato a gestire, dal 2012, una situazione non semplice, ho sempre rispettato, pur nella diversità politico amministrativa, il senso profondo della continuità istituzionale che connetteva le nostre esperienze».
E di Potere al Popolo?
«Per Potere al Popolo ho una grande simpatia quasi ideologica, ma come dice la canzone… Non ho l’età».
Ci sono esponenti che hanno condiviso la sua esperienza politica praticamente in ogni compagine o quasi
«Si effettivamente forse ha ragione chi ha scritto che in qualche modo “il torquatismo è ovunque”, lo dico con assoluta modestia. Ma è anche inevitabile che ciò accada quando si è coperto un percorso di un decennio».
Teme che chi verrà dopo di Lei possa non attuare tutti i progetto che lei ha attivato?
«Spero che per il futuro si sappiano valorizzare le tante cose buone fatte e continuare, dalla pianificazione urbana alla tutela dei suoli agricoli, al rilancio della Multiservizi all’incremento della differenziata ai fondi intercettati per il PNRR, alle aree industriali finalmente assegnate e partite, ecc. Potrei continuare… E realizzare quelle non fatte e correggere qualche errore».
Secondo alcuni, molti candidati molti di questi progetti avranno un ostacolo deluchiano…
«Non credo alle crociate anti deluchiane. E se lo dico io che credo di aver dimostrato una qualche autonomia non da poco, c’è da credermi. Anche perché senza un collegamento valido con la Regione si potrà fare poco. L’importante è non farlo da “sudditi”, se mi si passa l’espressione. Con le proprie idee e la propria autonomia. Ma una cosa è certa, che dopo 10 anni di alleanza politica e amministrativa, tramite me, col PD nessuno può invocare oggi estraneità con quell’area. Tranne la Lanzetta».
Da grande cosa farà?
«Spero in una quarta vita se Dio me la concederà. Alla politica e alla città ho dato tutta la mia vita finora. Spero di poter dedicarmi ad altre passioni a partire dai miei figli cui ho tolto tanto della mia presenza in anni delicati. Ho rimpianti e rimorsi come ogni persona che pensi e agisca onestamente. I come ho scritto “Ho combattuto e ho resistito, questo si. Almeno credo».