Il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità
I deceduti per Covid-19 che hanno completato il ciclo vaccinale hanno un’età media più alta (85,5 contro 78,3) rispetto ai non vaccinati, e anche il numero medio di patologie osservate è significativamente più alto in questo gruppo (5,0 contro 3,9 patologie pre-esistenti).
Lo afferma un approfondimento contenuto nel report periodico sui decessi dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicato oggi, basato sull’analisi di un campione di 671 cartelle cliniche relative a decessi avvenuti dal 01/02/2021 fino al 05/10/2021.
I PAZIENTI PIE’ ESPOSTI: GLI IPERFRAGILI ANZIANI
Nel periodo considerato sono 38.096 i decessi SARS-COV-2 positivi. Tra questi sono 33.620 quelli in coloro che non avevano ancora ricevuto alcuna dose di vaccinazione e 1.440 i decessi SARS-COV-2 positivi in vaccinati con ciclo vaccinale completo (3,7% di tutti i decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti nel periodo). L’analisi delle loro caratteristiche indica che la presenza di cardiopatie (cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale e scompenso cardiaco), di demenza e di cancro si è dimostrata più alta nel campione di vaccinati.
IL REPORT
Il report descrive le caratteristiche di 130.468 pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 in Italia dall’inizio della sorveglianza al 5 ottobre 2021 riportati dalla Sorveglianza Integrata COVID-19 coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni (mediana 82, range 0-109). Le donne decedute sono 56.792 (43,5%). Solo nella fascia di età maggiore di 90 anni il numero di decessi di sesso femminile è superiore a quelli di sesso maschile, dato da mettere in relazione al fatto che la popolazione in questa fascia è costituita per circa il 72% da donne. Complessivamente, le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 85 anni – uomini 80 anni). Al 5 ottobre 2021 sono 1.601, dei 130.468 (1,2%), i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 399 di questi avevano meno di 40 anni (245 uomini e 154 donne con età compresa tra 0 e 39 anni).
IL COMMENTO
“I risultati qui presentati – spiega Graziano Onder, direttore del dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Iss – indicano chiaramente che le persone decedute dopo il completamento del ciclo vaccinale hanno un elevato livello di complessità clinica, significativamente superiore rispetto alle persone che non hanno potuto beneficiare dell’effetto del vaccino a causa di un contagio precoce o perché non hanno neanche iniziato il ciclo vaccinale. È possibile ipotizzare che i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati. Queste persone molto fragili e con una ridotta risposta immunitaria, sono quelle che possono maggiormente beneficiare di una ampia copertura vaccinale dell’intera popolazione in quanto ciò riduce ulteriormente il rischio di infezione. Ridurre la circolazione del virus è il miglior modo per proteggerli”.