La terza dose di vaccino anti Covid si farà, per i pazienti fragili

Ad annunciarlo il ministro Roberto Speranza. Intanto in Francia viene raccomandata. Vediamo se è necessaria la terza inoculazione alla Salute

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha chiarito che la terza dose di vaccino «Si farà, per gli immunodepressi, per i trapiantati e probabilmente per gli over 80». E poi ha spigato a Metropolis, il podcast di “Repubblica”, che «C’è una discussione all’interno del Cts e anche se non c’è ancora un’indicazione perentoria di Ema ed Aifa, credo che si farà».

IN FRANCIA
L’Haute Autorité de santé (Has), l’alta autorità sanitaria francese “dopo aver analizzato i dati disponibili” ha dato il suo parere, oggi, sulla terza dose di vaccino anti-Covid, raccomandandola a tutte le persone di età pari o superiore a 65 anni e a quelle con comorbilità, più a rischio di sviluppare una forma grave di Covid. La dose di richiamo – secondo quanto riferito in una nota – dovrà essere somministrata dopo un periodo di almeno 6 mesi dal completamento della vaccinazione con le due dosi o con quella monodose J&J. Contrariamente a quanto annunciato lo scorso 12 agosto dal ministero della Salute, la dose di richiamo potrebbe riguardare un target più ampio di quello inizialmente previsto. Perché oltre ai 6 milioni di francesi che ne avrebbero dovuto beneficiare – residenti in case di cura e unità di assistenza a lungo termine (Usld), persone di età superiore a 80 anni a casa, persone con rischi molto elevati di forme gravi di Covid e immunocompromessi: anche i 65-79 anni e le persone con comorbilità (12 milioni di persone) potrebbero ricevere una dose di richiamo. Dunque potrebbero arrivare a 18 milioni le persone alle quali somministrare la dose booster.

NECESSARIA LA TERZA DOSE?
Sulla decisione di somministrare in Italia una terza dose di richiamo di vaccino anti Covid a tutta o parte della popolazione “è ora essenziale rispondere ad alcuni quesiti di tipo scientifico:
1) quanto dura l’immunità conferita dai vaccini;
2) quale ruolo giocano le varianti nel ridurre l’efficacia e la durata della protezione;
3) se sarà possibile raggiungere la cosiddetta immunità di gregge o di comunità”.

Lo ha scritto nei giorni scorsi in un intervento sul Corriere della Sera il direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Giovanni Rezza. Circa il primo quesito, spiega, “sembra però che, anche se gli anticorpi neutralizzanti tendono a scendere nel corso del tempo, le risposte cellulari e la memoria dell’incontro con l’antigene virale persistano più a lungo di quanto si pensasse”; a causa delle varianti, invece, “in un certo numero di casi, il virus può continuare a circolare tra le persone vaccinate, pur non causando i danni gravi a cui ci aveva abituato in precedenza”; infine, “considerato che è probabile che il virus continuerà a circolare, dobbiamo vaccinare il più possibile senza pensare al raggiungimento di un obiettivo ambizioso come quello dell’immunità di gregge, ma piuttosto per favorire un ritorno alla normalità, proteggendo la popolazione dalle conseguenze peggiori della malattia ed evitando la congestione delle strutture sanitarie”. Per Rezza, quindi, “sulla terza dose, per ora, conviene astenersi dal solito dibattito fra pro e contro, iniziando a programmare gli eventuali richiami, da effettuare in maniera graduale, sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche”.

È EFFICACE LA TERZA DOSE?
Primi risultati sull’efficacia della terza dose. Arrivano da Israele, che ieri ha toccato il record degli ultimi 6 mesi con oltre 8mila infezioni in 24 ore. E proprio mentre gli Usa hanno dato il via libera dopo 8 mesi dalle precedenti dosi. La terza di somministrazione del vaccino Pfizer, ad una settimana o più dall’inoculazione, protegge all’86% gli over 60 contro il virus Sars-CoV-2. Lo studio condotto dal Maccabi, la maggior cassa mutua di Israele dove oltre 1 milione di persone ha avuto il booster dopo la doppia immunizzazione, ha comparato quasi 150mila persone al settimo giorno dalla terza dose, con oltre 675mila individui – distinti per età, genere, stato sociale e gruppo di popolazione – con solo 2 dosi tra gennaio e febbraio 2021, 5 mesi prima.

Nel primo gruppo a diventare positivi sono stati in 37, mentre nel secondo 1.064. “L’efficacia di tre dosi di vaccino – ha spiegato la dottoressa Anat Ekka Zohar che ha diretto lo studio – è fortemente protettiva sia contro l’infezione sia contro la malattia grave”. Con la terza dose, ha detto il premier israeliano Naftali Bennet, “supereremo la variante Delta”. “Il lockdown è l’ultima opzione”. E domani il governo discuterà di abbassare agli ultra 40 la soglia di età per la terza dose. Intanto gli scienziati invitano in modo energico a una “copertura totale” per frenare mutazioni più pericolose della variante Delta dopo la “prima prova” che “il tasso di copertura della vaccinazione è inversamente correlato” alla frequenza della mutazione di questa variante e dopo aver osservato che i dati “indicano con forza che la vaccinazione piena anti Covid-19 è cruciale per sopprimere le mutazioni emergenti”. Alla luce di questi dati, osservano i ricercatori, relativi a 16 Paesi compresa l’Italia e raccolti da Ting-Yu Yeh e Gregory Contreras, dell’Università del Maryland (disponibili online sulla piattaforma medRxiv, che accoglie gli articoli in attesa di revisione da parte della comunità scientifica), “la vaccinazione globale, ossia della popolazione mondiale, è decisiva per prevenire la trasmissione del virus, ed è necessario continuare ad adottare le strategie di mitigazione e la sorveglianza genomica”.

Per il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, i risultati della ricerca sono importanti, innanzitutto perché “nei Paesi in cui si vaccina di più si riducono le possibilità che il virus arrivi a mutazioni più pericolose”. E’ vero inoltre, ha aggiunto l’esperto, che “la strategia di vaccinazione da sola non basta: è necessario anche continuare a utilizzare le misure di prevenzione, come indossare la mascherina e adottare il distanziamento. Sono tutte forme forti di riduzione del virus”. Questo è vero, prosegue Broccolo, soprattutto considerando che i dati più recenti sull’efficacia dei vaccini anti Covid-19, pubblicati sul New England Journal of Medicine, indicano una copertura dell’88%. Per quanto riguarda l’Italia il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) ha calcolato un calo della media settimanale del numero di dosi somministrate al giorno, che, “dopo essere stata per sei settimane compresa tra 530000 e 550000, nelle ultime tre settimane è scesa a 485000, 400000 e 270000 della scorsa settimana”.

Sono 81.310.918 le dosi di vaccino anti-Covid distribuite alle Regioni, secondo il report ufficiale del Governo e del Commissario Straordinario. Fino alle 17 di oggi ne sono state somministrate 74.410.111 pari al 91,5% del totale. L’incremento nelle ultime ore è stato di circa 4 milioni di dosi arrivate in più. Complessivamente sono stati distribuiti 57.245.277 vaccini di Pfizer/BioNTech, 10.083.667 di Moderna, 12.023.280 di Vaxzevria (AstraZeneca) e 1.958.694 di Janssen.

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