Operazione della Guardia di finanza a Salerno città e l’Agro nocerino, 90mila euro il danno all’Inps (60 euro bloccati). Sei gli indagati
Avevano “dimenticato” di dichiarare di essere stati condannati per essere affiliati a clan canmorristici o di essere mogli di condannati e così percepiscono il reddito di cittadinanza che non gli spettava.
Nell’ambito dei controlli sui beneficiari del “Reddito di cittadinanza”, i Finanzieri del Comando Provinciale di Salerno hanno denunciato alle competenti Procure della Repubblica sei persone che hanno ottenuto la misura agevolativa senza averne titolo, avendo riportato gravi condanne ormai definitive oppure non indicando nelle domande chi, tra i propri familiari, le aveva subite. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle, in stretta sinergia e collaborazione con l’Inps, hanno riguardato i soggetti che, dall’incrocio delle banche dati in uso, risultavano avere precedenti per associazione mafiosa. Mediante lo scambio informativo con gli Enti interessati, gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria sono così risaliti a quanti, tra questi, erano inclusi allo stesso tempo negli elenchi degli “aventi diritto”. Ed infatti, tre di loro, pur di far risultare la regolarità della propria posizione, avevano prodotto delle autocertificazioni dalle quali nulla emergeva in merito alle condanne penali subite anni prima. Nel corso degli approfondimenti, sono stati inoltre scoperti ulteriori tre beneficiari che avevano compilato i moduli “tralasciando” di dichiarare l’esistenza, nel nucleo familiare, di persone vicine alla criminalità organizzata.
IL RAGGIRO
Non dichiarare di essere stati condannati per reati di camorra o mafia o di essere parenti di uno di condannati per 416mis consente l’accoglimento delle domande, considerato che la legge sul reddito di cittadinanza esclude chiunque abbia ricevuto, nei dieci anni precedenti, questo tipo di condanne. I familiari che lo dichiarano, in verità, ricevono un contributo ridotto, ricalcolato sulla base dei soli componenti immuni dalle condanne.
IL RECUPERO DEI SOLDI
Le omissioni accertate hanno consentito agli indagati l’indebita percezione di fondi per oltre 30.000 euro, a partire dall’anno 2019. I responsabili sono stati così segnalati alle competenti procure della repubblica, per l’ipotesi di reato contemplata dalla normativa sul reddito di cittadinanza, fattispecie per la quale rischiano adesso fino a sei anni di reclusione. D’intesa con l’Inps, sono state già avviate le procedure per la revoca immediata del sussidio ed il recupero delle somme illecitamente intascate. La segnalazione all’Istituto ha altresì impedito che fossero erogate le spettanze già in pagamento nei prossimi mesi, evitando in questo modo un ulteriore esborso di 60 mila euro.