Nocera. Video per valorizzare gli scavi di piazza del Corso

L’amministrazione comunale di Nocera Inferiore pronta a rilanciare il sito archeologico

Tornerà ad attirare l’attenzione il complesso funerario dell’antica Nuceria Alfaterna, a piazza del Corso di Nocera Inferiore. Il Comune valorizzerà il sito archeologico  con alcuni video per far conoscere i luoghi storici della città. La prima apertura sistematica del sito archeologico ai visitatori risale al periodo natalizio del 2017, con oltre 2. 000 visite gratuite, che saliranno a più di 10.000 negli anni a seguire.

Nocera-Inferiore-Scavi-Piazza-CorsoIL SITO
I resti rinvenuti all’incrocio tra corso Vittorio Emanuele e via Papa Giovanni XXIII sono datati tra il II secolo a.C. e il V secolo d.C. Furono scoperti nel 1990, durante i lavori di abbattimento e ricostruzione di un complesso immobiliare nel dopo terremoto del 1980. Fu al centro di una lunga battaglia per la sua salvaguardia, con l’archeclub Nuceria Alfaterna schierato in sua difesa e tanti giovani provenienti da tutta Italia per lavorare in un campo scuola lì organizzato. Dall’indagine archeologica dell’area, guidata negli anni ’90 dall’archeologa Marisa De Spagnolis (direttrice degli Uffici scavi di Nocera e Sarno), è stata accertata l’esistenza di un importante monumento funebre  e il tratto della  strada che collegava Nuceria a Stabias (Nocera a Stabia), oltre la presenza di molte tombe. Le rovine di tali edifici testimoniano la presenza di una villa rustica del II secolo a.C. e di uno spazio sacro, probabilmente un tempio pagano di età repubblicana. Nel III secolo a.C., nel recinto del tempio, un veterano della Legio Gemina costruì la tomba di famiglia.

L’attuale chiesa di San Matteo sorge proprio sull’antico luogo di culto a testimonianza della destinazione nei secoli dell’area a luogo sacro. Conferma ciò, l’attributo “Archiponticulo”, associato alla chiesa, che significa “ponte vecchio”. I luoghi di culto, infatti, sorgevano nei pressi di ponti, in modo che, prima di oltrepassarli, si potesse omaggiare la divinità protettrice, per un sicuro attraversamento (si spezzava una moneta, che veniva lanciata nel corso d’acqua). Nel caso specifico di Nuceria, il dio protettore del ponte era, verosimilmente, Ianus Bifrons (Giano Bifronte), rappresentato dai romani con due facce, il che fa venire alla mente proprio  San Matteo e la sua iconografia cattolica (un esempio icnografico del santo, è la statua bronzea presente nella cripta della Cattedrale di Santa Maria degli Angeli, a Salerno). Interessante è il legame tra due religioni, quella pagana e quella cristiana, rappresentate dalla chiesa di San Matteo, che a distanza di secoli, ha aiutato a ricostruire un pezzo di storia degli insediamenti fuori dalle mura di Nuceria Alfaterna. Le rovine scoperte sottolineano il ruolo di prestigio della città in età romana anche fuori dalla cinta muraria in direzione di Pompei. Pompei che era solo il porto di Nuceria Alfaterna, una della poche città ad avere il titolo di Urbe e capitale della confederazione sannitica meridionale della quale facevano parte Ercolano, Stabia, Sorrento e la stessa Pompei.

GLI OSTACOLI
Non sono stati pochi i problemi relativi all’apertura e alla stessa salvaguardia del sito. Basti pensare che, negli anni Novanta, i lavori di scavo e le ricerche dell’Arkeo Club di Nocera furono finanziati privatamente e non dal Comune. A causa del ritrovamento dei resti, infatti, furono bloccati i lavori di costruzione dei nuovi edifici nell’area, scatenando tensioni di varia natura.

PECAntonio Pecoraro, presidente dell’Arkeo Club fu minacciato e messo sotto scorta. Alcuni volontari, che si occupavano degli scavi, furono costretti a sorvegliare l’area di notte, per evitare che il luogo fosse manomesso da chi aveva altri interessi. Molti cercarono di sminuire i reperti ritrovati, proponendo soluzioni inadeguate, come quello di spostare il tutto in un museo (impossibile, per la rinvenuta stratificazione della strada e gli enormi basamenti ritrovati). La situazione peggiorò ancora, quando l’archeologa De Spagnolis si trasferì a Roma.

Il piano iniziale, proposto dall’Arkeo Club, era quello di lasciare a vista il sito archeologico, ma l’amministrazione cittadina decise di coprire quasi completamente il sito, lasciando una semplice entrata, con una copertura in cemento, nonostante le evidenti problematiche, legate anche all’umidità, sottraendo di fatto alla vista e alla fruibilità dei cittadini il sito archeologico. Nemmeno le amministrazioni successive hanno avuto cura di rielaborare la panificazione, valorizzando l’area anziché nasconderla. Nonostante grandi sforzi e le battaglie portate avanti dall’Arkeo Club e le iniziative portate avanti dall’associazione Urbe Nocera, dopo 30 anni dalla scoperta dei resti, ancora non si parla di un progetto di rilancio. Un ritardo da biasimare come tutti quelli che riguardano la valorizzazione delle aree archeologiche dentro e fuori le mura di Nuceria Alfaterna.
v.m.

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