Sardegna da bianca in arancione, per “colpa” di una persona con la variante inglese

Una lezione anticovid per chi chiede misure meno restrittive

Da bianca ad arancione, il crollo di una speranza. E’ quanto accaduto con la Sardegna che da isola felice, l’unica in questo periodo di pandemia, è tornata con le restrizioni con un doppio salto. Così, dopo tre settimane di speranze e di invidie da parte di tutte le altre comunità italiane, da lunedì l’obiettivo dei sardi sarà quello di uscire dalla zona arancione prima possibile.
A causare questo doppio salto, il superamento di un unico parametro, su ben 21 che vengono tenuti in considerazione nell’assegnazione del colore. In una sola settimana, dall’8 al 14 marzo, l’isola che per proteggersi ha imposto tamponi all’ingresso in porti e aeroporti e vietato l’accesso alle seconde case a chi arriva dal resto d’Italia, con l’ok del Tar, ha registrato un Rt di 1.08, superando quindi quota 1 ed è scattata la restrizione. Un Rt, l’indice di trasmissione, che non è comune a tutta la regione ma sul quale pesano i focolai da zona rossa a Bono, La Maddalena e San Teodoro, poi estesi ai comuni di Sindia nel nuorese e a Sarroch nel sud Sardegna. Il problema è sempre dovuto alla presenza della variante inglese, arrivata sull’isola da un militare della brigata Sassari di rientro dalla missione in Libano. Si, è bastata solo una persona non rilevata ai controlli che, pur in una situazione di densità abitativa molto bassa (non paragonabile alle province di Napoli, Salerno Nord, Roma, Milano, ad esempio) tutti gli sforzi sono stati inutili, compreso l’ordinanza del presidente Christian Solinas che aveva firmato tre giorni fa per evitare l’invasione dei turisti con l’obiettivo di mantenere la zona bianca, ordinanza che comunque resta in piedi per provare a salvare il salvabile. Una lezione per tutta Italia.

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