Operazione della Dda e della Dia nella Piana del Sele, Valle dell’Irno e in provincia dell’Aquila e Terni
Tra gli arrestati anche l’ex sindaco di Capaccio Franco Alfieri nel contempo indagato per un patto con la malavita per i voti e obiettivo di un attentato dinamitardo poi non andato in porto.
Nella mattinata odierna, in Torchiara, Capaccio Paestum, Terni, Baronissi e Sulmona, la Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Salerno ha dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari a carico di 10 indagati, emessa dal Gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Dda di Salerno, i quali, a vario titolo, sono ritenuti responsabili dei delitti di scambio politico elettorale politico mafioso; tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso; estorsione aggravata dal metodo mafioso; detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale;.
LE IPOTESI DI ACCUSA. I RAPPORTI CON SGUECCO
In ordine alla contestazione di scambio elettorale politico mafioso, si evidenzia che le indagini (durate circa due anni (2022-2024), hanno avuto ad oggetto la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra il sindaco dimissionario di Capaccio Paestum, avv. Franco ALFIERI, ed il pregiudicato capaccese Roberto SQUECCO, condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso perché ritenuto esponente dell’ala imprenditoriale del clan MARANDINO operante in Capaccio Paestum, e la ex moglie dello SQUECCO, Stefania Nobili, consigliere comunale di Capaccio Paestum all’epoca dei fatti in contestazione.
GLI APPROFONDIMENTI DELLA DIA
Le vicende oggetto di accertamento riguardano la candidatura a sindaco del Comune di Capaccio Paestum di Francesco ALFIERI nella consultazione elettorale del giugno 2019. Il materiale investigativo raccolto ha consentito di contestare un patto elettorale politico mafioso fra Roberto SQUECCO, Stefania NOBILI e Francesco ALFIERI, avente ad oggetto la raccolta di voti in favore del politico in occasione delle competizioni elettorali amministrative del Comune di Capaccio del 2019 in cambio del mantenimento della struttura denominata Lido Kennedy, all’epoca già attinta da provvedimenti ablatori, nella disponibilità di Roberto SQUECCO, anche tramite prestanome.
Secondo quanto ritenuto nella ordinanza cautelare, Roberto SQUECCO, a seguito dell’inevitabile parziale abbattimento eseguito dall’amministrazione comunale di Capaccio Paestum del Lido Kennedy, abbattimento resosi necessario a causa di un evento naturale che lo aveva reso pericoloso per la pubblica incolumità, si determinò — ritenendo violato il patto siglato nel 2019 – a veicolare al Sindaco ALFIERI esplicite minacce rivolte alla sua persona al fine di impedire l’abbattimento della citata struttura balneare, tramite Antonio BERNARDI, appartenente alla polizia locale di Capaccio Paestum e Michele PECORA, dipendente dell’ufficio cimiteriale di Capaccio Paestum, persone vicine allo SQUECCO, le quali, a tal fine, avrebbero avvicinato Mariarosaria PICARIELLO, assessore dimissionaria alle politiche sociali del comune di Capaccio Paestum. Quest’ultima avrebbe riferito, secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dai successivi riscontri, ad ALFIERI Francesco i messaggi minatori dello SQUECCO.
L’ATTENTATO CONTRO ALFIERI NON ANDATO IN PORTO
Successivamente, ad abbattimento del lido Kennedy avvenuto, Roberto SQUECCO avrebbe dato corso ad una serie di incontri con tre soggetti provenienti da Baronissi, Antonio COSENTINO, Domenico DE CESARE e Antonio Cosentino, i primi due pregiudicati.
A costoro, lo SQUECCO avrebbe commissionato un attentato dinamitardo in danno del Sindaco Alfieri. L’attentato, studiato nei minimi particolari con sopralluoghi e studio delle mappe, non sarebbe stato portato a compimento per un mancato accordo con i baronissesi. A questi ultimi, sulla base delle intercettazioni, è stato contestato il possesso di esplosivi e di armi da guerra e comuni da sparo, tra le quali un Uzi ed un kalashnikov.
Nel corso delle investigazioni, sono stati raccolti indizi di colpevolezza ritenuti gravi dal GIP in ordine al reato di tentato omicidio perpetrato da Domenico DE CESARE nei confronti del noto esponente del clan GENOVESE operante in Baronissi e zone limitrofe, Angelo GENOVESE, il cui movente sarebbe da ricercarsi in una tentata estorsione posta in essere da quest’ultimo nei riguardi del primo.
LE PRESUNTE BUGIE DELL’EX ASSESSORE
Al consigliere dimissionario Mariarosaria PICARIELLO è contestato il reato di favoreggiamento personale in quanto con le sue dichiarazioni mendaci ed omissive rese alla P.G. delegata da Procura della Repubblica DI Salerno, avrebbe aiutato Roberto SQUECCO, Antonio BERNARDI e Michele PECORA a eludere le indagini in corso.
GLI ARRESTI
Custodia in carcere
SQUECCO Roberto cl. 66, di Capaccio Paestum;
BERNARDI Antonio cl. 96, di Capaccio Paestum;
DE CESARE Domenico cl. 76 di Baronissi;
DE CESARE Vincenzo cl. 2003 di Baronissi;
COSENTINO Antonio cl. 71, di Polla;
GENOVESE Angelo cl. 75, di Baronissi.
Arresti domiciliari
1. ALFIERI Francesco, cl. 65, di Torchiara (SA);
2. PICARIELLO Mariarosaria, cl. 71, di Capaccio Paestum (SA);
3. NOBILI Stefania cl. 71, di Terni;
4. PECORA Michele cl. 76, di Capaccio Paestum.
