Sarno, sgombero di Villa Lina ora si cerca di ricostruire l’intera vicenda

Non si comprende per quale motivo ci fossero attive ancora le utenze e fossero presenti degli abusivi all’interno della struttura confiscata

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È stata necessaria addirittura un’operazione interforze per sgomberare Villa Lina a Sarno. La struttura, sequestrata a febbraio 2016 nell’ambito di un’indagine patrimoniale sugli eredi e intestatari di Raffaele Rosario Boccia (legato agli istituti scolastici Settembrini), ha una superficie enorme tra Sarno e Striano e apre i cancelli in via Muro D’Arci, a Foce Sarno.

Lo sgombero della struttura poi confiscata è stato eseguito nell’ambito di un servizio disposto dal prefetto di Salerno, Francesco Esposito, coordinato dal questore Giancarlo Conticchio, in accordo con la procura di Nocera Inferiore, coordinata dal procuratore capo Antonio Centore.
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È stato necessario l’intervento della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza, della polizia locale di Sarno e i vigili del fuoco. A questi si sono aggiunti i tecnici comunali, quella della Gori e dell’Enel per il distacco delle utenze. E ancora i veterinari all’Asl per la presenza di animali domestici.

Al momento dello sgombero erano presenti all’interno della struttura due stranieri e la moglie Raffaele Rosario Boccia, Pasqualina Falanga, che ha affermato di essere dipendente della società che gestiva la struttura.
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IL PROGETTO
La struttura appartenente all’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata era in animo di passare al Comune di Sarno con tutto l’albergo, sala congressi, piscina e spogliatoi e gazebo, un aereo e molto altro, quasi tutto in condizioni certamente non ottimali. Sull’area c’era un’idea di realizzare un centro polifunzionale (per attività sportive, ludiche) un centro scolastico (si pensava a un istituto con indirizzo alberghiero), una casa-famiglia, un centro di accoglienza per minori disagiati e per donne vittime di violenza.

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