Nell’Agro e nella Piana del Sele la maggior parte delle operazioni sospette

La provincia di Salerno decima in Italia. Cosa accade nel capoluogo


In leggero calo le segnalazioni sospette del 2023 rispetto al 2022, ma che comunque relegano la provincia di Salerno al terzo posto in Campania, che significa il decimo in Italia. Le famose “SOS”, in Campania sono inviate perlopiù da soggetti obbligati per legge. Il 97% proviene, infatti, dalle banche e dall’analisi dei movimenti in seno al circuito creditizio finanziario.

In totale, nel 2022 le segnalazioni provenienti dalla Campania rappresentavano l’11,77% di tutte quelle italiane, calate al 10,6% nel 2023. Un numero che porta la Campania al terzo posto, dietro Lazio e Lombardia, ma in linea con i residenti campani rispetto a quelli delle alte regioni. Nel Salernitano si è passati dalle 2.518 sos del 2022 alle 2.234 del 2023 (nella provincia di Napoli sono state 10.403 e in quella di Caserta 2.294). E a dire il vero, nel Salernitano, le operazioni sospette provengono soprattutto dall’Agro nocerino e dalla Piana del Sele.
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Un dato che è legato anche alla propensione economica di queste due zone, che rappresentano la vera locomotiva del Pil della provincia di Salerno, con realtà economiche molto dinamiche e di respiro internazionale.

«I dati delle operazioni sospette ci confermano questo trend e l’Agro e la piana del Sele sono le due aree di maggiore interesse da questo punto di vista, seguite dal capoluogo – ha sottolineato il capo sezione Dia Salerno, il tenente colonnello Fabio Gargiulo -. Questo è dovuto anche al fatto che sono le due aree a maggiore vocazione industriale-commerciale e, quindi, maggiormente appetibili per le organizzazioni». In questi due comprensori, inoltre, si registra il ruolo delle organizzazioni criminali di vecchia struttura con un forte impatto sul territorio e sulla popolazione.
A Salerno, invece, ad essere preponderante è il traffico di sostanze stupefacenti.
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L’ANALISI DELLA DIA DI SALERNO
«Il trend dei reati di mafia – ha rimarcato il tenente colonnello Gargiulo – 9si mantiene costante». Contro questa costante minaccia di infiltrazione mafiosa nell’economia c’è una fitta rete di attori, dalla prefettura alla procura della repubblica, dalle forze dell’ordine alla Dia con quella di Salerno impegnata in stretto contatto con altri uffici anche nell’analisi del fenomeno e delle sue diversificazioni.

Come emerso dalle presentazioni degli anni giudiziari, è importante l’investimento in attività lecite in diversi settori, tra cui quelli del settore turistico-rocettivo, settore terreno fertile per le organizzazioni criminali che intendono agire nel Salernitano pur se operano in altre province o regioni. Da ultimo, poi, c’è un interesse crescente per gli investimenti in bitcoin.
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IL METODO? SEGUIRE I SOLDI
“Follow the money” è il tema scelto per il calendario 2025 della Dia, presentata ieri mattina. Un metodo d’indagine celebrato dalla cinematografia statunitense, come dal sistema investigativo su cui puntava Falcone. Un metodo che consente non solo di comprendere i traffici della malavita organizzata, ma come sottolinea il capo sezione della Dia di Salerno, tenente colonnello Fabio Gargiulo ma che ha «l’intento di prevenire e reprimere le attività di riciclaggio e di reimpiego di denaro sporco.

La Dia è impegnata con la Prefettura in un’attività quotidiana di contrasto preventivo alle infiltrazioni economiche, attraverso l’analisi delle società, della compagine di soci, degli amministratori, che trova il suo punto finale nei gruppi ispettivi antimafia presso l’Ufficio territoriale di Governo, in cui la Direzione investigativa antimafia è, come dice il ministro dell’Interno, punto di snodo».
Il calendario della Dia recupera questo spirito nelle tavole dedicate al 2025. In copertina un’opera dall’artista contemporaneo Rosario Oliva, e varie illustrazioni, da quella dei grandi film come il Giorno della Civetta e Tutti gli uomini del presidente (dove nasce lo slogan “Follow the money”) a quelle dedicate a Giorgio Abrosoli, Boris Giuliano, Giovanni Falcone all’ex magistrato Giuliano Turone.

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