L’ultimo “grido” nel riciclaggio di denaro sporco”, che espone a pericoli anche chi accetta
La malavita napoletana è “uscita pazza”: regala fino a 100 mila euro, per giunta ad una persona che è diventata già ricca avendo vinto al superenalotto o ad altro gioco un milione di euro. E, invece, si tratta di un modo per riciclare i denaro, per giustificare il possesso di soldi non in maniera illegale. Un tribunale si è sentito proporre un risarcimento del danno da parte di un camorrista (per ottenere sconti di pena) e quando gli è stato chiesto dove avesse preso i soldi esce fuori la classica “bolletta” vincente che giustifica il denaro posseduto.
Non è un regalo, quindi, l’acquisto della scheda, della giocata vincente, ma un modo per giustificare i soldi sporchi. Così il fortunato giocatore si rende complice di un’operazione di riciclaggio anche dal punto di vista giuridico finendo per trasformare la fortuna di aver vinto nel sequestro dei soldi e in una pesante condanna penale.
L’ULTIMO EPISODIO
Un vero e proprio sistema dei clan del Napoletano che agirebbe in diverse province campane che attraverso l’acquisto della giocata vincente, paga più di quanto vale la vincita al vincitore per poter ripulire i soldi dei suoi affari illeciti. Il tutto è possibile grazie ad una rete di informatori che poi sono alcune ricevitorie.
L’ultimo episodio quello emerso in un’operazione contro il clan Amato-Pagano, della zona di Secondigliano-Scampia, con 53 arresti eseguito martedì scorso. Secondo un collaboratore di giustizia sarebbe stato direttamente Cesare Pagano, fondatore del clan insieme a Raffaele Amato, ad interessarsi a un biglietto vincente del Superenalotto, vinto da una giocatrice fortunata: la donna aveva vinto un milione di euro e il clan le ha offerto 100mila euro in più del valore della vincita in cambio della ricevuta. La vincitrice, probabilmente temendo ripercussioni, negò di avere vinto e non lo diede.
L’AFFARE PER I CLAN
Il riciclaggio è costoso e va dal 30 all’70% dei soldi sporchi. In pratica, un milione di euro di soldi sporchi, ossia provenienti dal traffico di stupefacenti, dalle estorsioni, dalla corruzione ed altri attività illeciti, valgono finanche 300mila euro una volta ripuliti, giustificati, e tutto per evitare i sequestri da parte della magistratura. Ecco perché l’apertura di molte attività commerciali che possono anche registrare perdite sul capitale investito del 20, 30%, percentuali che farebbero fallire chiunque commerciante onesto, ma che si trasforma in oro per chi deve riciclare.
L’impegno, ad esempio, di un milione di euro in un ristorante, in una catena di negozi di abbigliamento porta per chi deve riciclare ad una perdita notevole e alla fine alla malavita torna tra i 300mila e i 500mila euro giustificati con imprese che agiscono regolarmente. A questo punto, si perde fino al 70% dei propri soldi, ma è necessario per avere una pezza di appoggio. Con il sistema dell’acquisto della bolletta vincente, tutto è più celere e soprattutto la perdita è limitata a solo il 10%: un milione e 100 mila euro versati in cambio di un milione di euro, quel 10% che rappresenta una perdita minima.