Omicidio Vassallo, premeditato anche per i depistaggi nelle indagini

Il ruolo di imprenditori, camorristi, trafficanti di droga e appartenenti all’Arma dei carabinieri, tra Castellammare di Stabia, Castello di Cisterna, Scafati e Acciaroli

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«Vogliono portare la camorra nel Cilento, non lo permetterò… Ho paura che mi fanno fuori» – «Amm’ mis’ appost’ pure ‘o “Pescatore”». Si racchiude in queste due frasi il dramma, l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo che aveva scoperto un traffico di droga che stava avvelenando Acciaroli e in generale Pollica e il Cilento, un’azione che aveva dato fastidio a chi quel business illegale. La prima frase è ovviamente di Vassallo, la seconda di alcuni membri della gang dei trafficanti di droga.

GLI INDAGATI
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Il 53ene Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri, 64enne casertano Lazzaro Cioffi (ex brigadiere dei carabinieri, condannato negli anni a seguire per traffico di stupefacenti organizzato dall’associazione capeggiata da Pasquale Fucito ed operando al “Parco Verde” di Caivano, uomo di fiducia e stretto collaboratore di Cagnazzo), 56enne Giuseppe Cipriano di Scafati, detto “Peppe Odeon”, gestore di cinema ad Acciaroli e non solo, legato da rapporti di parentela con chi gestiva il traffico di stupefacenti, Romolo Ridosso, 63enne di Scafati, noto per i suoi legami con il clan Loreto Ridosso nella sua città.

LE ACCUSE IMBARAZZANTI E I PRESUNTI ACCORDI NEL TRAFFICO DI DROGA
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I quattro sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso e di omicidio premeditato di Angelo Vassallo, detto il sindaco Pescatore.
Vassallo aveva scoperto un traffico di stupefacenti, in particolare di cocaina, che sarebbe arrivato con dei gommoni da Castellammare ad Acciaroli che sarebbe gestito tra gli altri da Cagnazzo, Cipriano e Cioffi e voleva denunciare i fatti ai carabinieri di Agropoli, con i quali aveva un appuntamento il sei settembre 2010, il giorno dopo il suo omicidio, non fidandosi dei militari dell’allora compagnia di Vallo della Lucania. Un traffico gestito da chi era vicino ai Cesarano di Castellammare di Stabia-Pompei e da imprenditori di Acciaroli e non solo, anche proprietari di attività commerciali nei comuni cilentani.

L’ASSASSINIO
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Per togliere l’ostacolo Vassallo fu organizzato l’assassinio, il 5 settembre di 14 anni fa, attraverso l’esplosione di nove colpi di pistola. Cagnazzo, a rafforzamento del proposito assassino, avrebbe assicurato il depistaggio delle indagini. Cipriano, Ridosso e Cioffi partecipavano alle attività preparatorie, di ideazione, pianificazione e organizzazione dell’omicidio mediante la partecipazione ad alcune attività di sopralluoghi funzionali alla consumazione del reato, la prima realizzata dal brigadiere Cioffi e il secondo da Ridosso e Cipriano su mandato del sottufficiale dell’Arma, finalizzati in particolare ad accertare l’assenza di telecamere di videosorveglianza, sul luoghi dove sarebbe dovuto essere eseguito il delitto.

L’ACCUSA A UN INNOCENTE
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L’allora maggiore Cagnazzo, successivamente all’assassinio, come in precedenza concordalo, avrebbe depistato effettivamente le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Salerno, indirizzandole sin dalle prime fasi nei confronti di Bruno Humberto Damiani (processato nell’allora tribuanle di Ne poi assolto, dopo una strenua difesa del suo legale, l’avvocato Michele Sarno) e di Roberto Vassallo, attraverso una pluralità di atti. Cagnazzo nelle ore immediatamente successive all’omicidio, indirizzava al capitano del Reparto Operativo (non indagato) del comando provinciale di Salerno, ad effettuare una perquisizione ed una prova stube nei confronti di Damiani. Poi una serie di voci fasulle su più persone, l’acquisizione delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza di un negozio e tanto altro.

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