Sul punto dell’inchiesta sulla casa di riposo di Cappelle a Salerno si è riservato il Gip del tribunale di Salerno
L’attenzione mediatica sull’inchiesta che ha riguarda l’Istituto europeo della terza età, la casa di riposo dove si si sarebbero svolti solo maltrattamenti, gli ospiti anziani, alcuni disabili, sarebbero stati abbandonati a loro stessi o che sarebbero stati fuggiti di notte per essere poi recuperati la mattina dagli operatori della struttura oppure strani miscugli che servivano per tenere gli ospiti più tranquilli di notte ma anche un’operazione per sottrarre ad un anziana il suo patrimonio.
Al momento il Gip ha affrontato solo degli anziani lasciati n letti o sulle sedie legati, immersi nelle urine, in locali senza riscaldamento, lasciate in condizioni di abbandono all’interno della struttura, con poco personale e non qualificato a seguirli. Operatori che avrebbero somministrato medicinale e cure non avendone le qualifiche.
IL CASO DELLE EREDITA’
Alcuni capitoli delle indagini, ricostruiti dal quotidiano La Città, riguardano un’anziana ricoverata e che vede sotto inchiesta la sua amministratrice di sostegno, più medici, un noto avvocato della Costiera amalfitana, dipendenti e direttore di una banca, la Karolin Cupo, responsabile della casa di riposo, e il principale indagato Sante Sica di Montecorvino Rovella, dominus dell’Istituto e due suoi parenti. Tutti sono indagati, in questa vicenda, per circonvenzione di incapace in concorso. L’amministratrice di sostegno, Sante Sica e Cupo anche di peculato, ancora la “tutrice”, Sante Sica e il noto avvocato della Costiera amalfitana di corruzione per atti contrari a quelli di ufficio.
GLI ABUSI
Gli indagati per questa vicenda avrebbero abusato dello stato d’infermità o deficienza psichica dell’anziana ospite dell’Istituto Europeo per la terza età. L’avvocato sott’inchiesta avrebbe rafforzato il proposito di Sante Sica di impossessarsi del patrimonio della sua ospite: consulente dell’imprenditore Sica lo avrebbe consigliato nella redazione di un testamento olografo retrodatato al 2018 e proponeva di presentare un’istanza di revoca dell’amministrazione di sostegno. I due dipendenti della banca avrebbero fornito a Sante Sica informazioni sul patrimonio mobiliare e immobiliare della ricoverata. Cupo avrebbe trovato informazioni sull’amministratrice di sostegno e sulla famiglia dell’ospite avrebbe fornito assistenza al notaio trasmettendo la documentazione preliminare per i testamenti. Indagati anche un medico legale e un neuropsichiatra che avrebbero redatto una perizia e un certificato neurologico attestanti la capacità di intendere e di volere della paziente. Sica avrebbe poi informato uno dei suoi parenti che avrebbe svolto una funzione di supporto al disegno criminoso.
I TESTAMENTI
Alla fine, l’anziana avrebbe redatto due testamenti olografi e uno pubblico nel quale Sante Sica veniva nominato suo unico erede. In più sarebbe stata revoca l’amministratrice di sostegno.
Nell’indagine si dovrà fare luce anche sulla posizione di un altro parente indagato di Sica che avrebbe sperato di avere la sua parte in questa operazione e non come in un altro caso simile dove è rimasta all’asciutto dicendo che si sarebbe presa «collera» se avesse fatto come «l’altra signora».
Grazie a un falso attestato che l’ospite aveva raggiunto un grado di autosufficienza tale da poter revocare l’amministrazione di sostegno, come proposto a Sante Sica dalla stessa amministratrice in cambio della metà dell’eredità dell’anziana. Il tutto sarebbe finito in una relazione predisposta dall’avvocato indagato, consulente giuridico di Sica padre, suo istigatore e determinatore.
GLI ALTRI CAPITOLI DELL’INDAGINE
C’è poi il pagamento di un retta maggiorata concordata sempre dall’amministratrice di sostegno dell’anziana, da Sante Sica e dalla Cupo con false rendicontazioni da presentare e farsi autorizzare dal giudice. Per queste vicende il Gip si è riservato di esprimersi una volta sottoposti gli indagati ad interrogatorio.