Pagani, in una mansarda e in un’azienda gli accordi tra clan e politici di Poggiomarino
I protagonisti di un’inchiesta che ha influenze anche a Nocera, San Marzano e Scafati
Una storia molto complessa e dai mille risvolti quella degli arresti eccellenti Poggiomarino. Potrebbe sembrare una storia tutta legata al solo comune vesuviano quella che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco Mario Falanga, il suo vice Luigi Belcuore e il noto imprenditore Franco Carillo, definito una sorta di faccendiere con importanti interessi nella sua città ma anche a Scafati e in tutto l’Agro Nocerino-Sarnese.
GLI INTERESSI NELL’AGRO
Non solo gli interessi di Carillo anche su Scafati, come riporta la Città, ma anche quelli del protagonista legato direttamente alla camorra, il 63enne Giugliano Rosario, detto ” ‘o minorenne”, che poi ha creato un’alleanza con il clan De Vivo Fezza di Pagani, città dove aveva creato il suo quartier generale.
Comparando le varie inchieste, emerge un mondo dell’imprenditoria che si rivolge alla camorra per avere favori, che si stende a tappetino alle richieste del boss per ospitare riunioni nelle proprie aziende o convocare altri imprenditori al fine di sottoporli ad estorsione, pronta o ad appoggiare politici in vista di elezioni o a pagare il pizzo, oppure a chiedere alleanze per allargarsi, in particolare nel settore dei servizi o in altre attività. A questo si aggiunge quel salto di qualità che Giugliano avrebbe fatto fare ai “Paganesi” consigliando di appaltare le 10 piazze di spaccio (9 a Pagani e una a Nocera) ad altri e di concentrarsi sull’ingresso nell’economia legale, specie nei locali pubblici in Italia e all’estero, tanto che da Pagani partivano gli “spalloni” con i soldi da portare ad esempio in Spagna.
DI COSA C’ERA BISOGNO
Per organizzare questa scalata a Poggiomarino, ma anche nell’Agro nocerino, occorreva il consenso popolare, da chi fa politica, economia e la malavita. Occorreva quindi un esempio da seguire che sarebbe stato trovato nella vincente Nuova Famiglia degli anni settanta-novanta, dei Pasquale Galasso e Carmine Alfiere. E chi più di un uomo come Giugliano Rosario, oggi collaboratore di giustizia, poteva incarnare quel progetto, essendo formatosi nel clan di Alfieri e Galasso?
E ” ‘o minorenne” un piano lo aveva: mettere le mani sull’edilizia, sulla fornitura di manodopera ad aziende e sugli appalti pubblici; per almeno due di queste c’era, però, bisogno di avere nelle proprie mani la politica.
COME INSEGNAVANO ALFIERI E GALASSO
«La mia cultura camorristica nasce sotto la scuola del clan Alfieri e Galasso – dichiara ai pm -. Era un clan che si imponeva sul territorio con il consenso popolare. Proprio per questo motivo la droga sul territorio non era tollerata, mentre gli atti estorsivi e il consenso elettorale erano adatti a quel territorio». Insomma, niente droga che allarma ed espone a pesanti condanne penali, ma estorsioni ad imprese, alle quali però doveva qualcosa in cambio: ed ecco la necessità di avere il controllo della politica.
IL “GANCIO”
Per costruire quei rapporti con la politica serviva un gancio che Giugliano avrebbe individuato nell’imprenditore Franco Carillo. Un tipo sveglio, Carillo, che aveva entrature nel sistema politico non solo poggiomarinese ma anche in altre realtà, capace di stringere amicizie e di mediare. Nel 2015, quando Giugliano lo avrebbe individuato, Carillo era già un uomo in ascesa di Forza Italia, capace di salire sul palco assieme a Berlusconi, a stringere rapporti con amministratori, a supportare le campagne elettorali alle Regionali del proprio gruppo politico e in altre competizioni.
GLI ERRORI POLITICI E LA “RIPARAZIONE”
Alle elezioni comunali del 2015 a Poggiomarino, secondo Giugliano, c’era stata l’errore di candidare più sindaci, consentendo al centrosinistra di vincere. Nel 2020, Giugliano scese in capo per appoggiare il centrodestra e stabilì rapporti con Carillo per evitare che la divisione potesse di nuovo favorire gli avversari che non gli consentivano di gestire gli appalti del Comune.
GLI ACCORDI
«Durante i nostri incontri (con Carillo, ndr) gli dissi che in questa tornata non si doveva sbagliare e bisognava individuare un unico candidato sindaco su cui far confluire tutte le preferenze; io mi impegnai con lui dicendo che mi sarei speso in prima persona in campagna elettorale» ricorda Giugliano. La prima necessità era quella di evitare che si candidassero tutti gli aspiranti sindaci Falanga, Belcuore e altri due esponenti del centrodestra. Il capoclan disse agli inquirenti: «Falanga era sponsorizzato direttamente da Carillo, da qui una serie di incontri in particolare con Falanga e Carillo… fui chiaro a dire che il mio aiuto passava per l’approvazione del Pip a Poggiomarino nonché il progetto di riqualificazione del cimitero». Di fronte alla ritrosia degli altri candidati a ritirare la loro candidatura intervenne “‘o minorenne” che poi mantenne il controllo della stessa coalizione di centrodestra.
GLI INCONTRI IN UN’AZIENDA E NELLA MANSARDA DI PAGANI
All’uscita dal carcere, Giugliano stabilirà il suo quartier generale a Pagani in una mansarda di via De Gasperi, dove si tennero gli incontri tanto per pianificare l’omicidio, poi non andato in porto, di Carmine Amoruso nel 2021 a San Marzano Sul Sarno, quanto per decidere la strategia dei clan Paganesi e non solo, in proiezione Agro nocerino e Vesuviano.
Nella mansarda paganese furono condotti anche esponenti della politica di Poggiomarino per discutere delle elezioni e delle disederata di o’ Minorenne. Ad andare nell’abitazione di via De Gasperi a Pagani anche Carillo e Belcore. Anzi, in un incontro sempre nella città di Sant’Alfonso nell’aprile post elettorale del 2021 Giugliano si sarebbe lamentato con Carillo del mancato rispetto di quegli accordi da parte del sindaco e del vicesindaco in cambio dell’appoggio elettorale: gli appalti, però, non sarebbero arrivati.
Impegni assunti direttamente dai due politici eletti in posizione apicale, ma che in merito agli appalti in particolare sulla parte della metanizzazione e la ristrutturazione del cimitero non erano stati rispettati. L’unico obiettivo raggiunto fino a quel momento era stato quello dell’approvazione di una variante urbanistica nel comune di Poggiomarino in favore ad una delle maggiori aziende agricole poggiomarinesi con interessi nel mondo agricolo anche a Scafati e a San Marzano Sul Sarno. Insomma l’impegno ad appoggiare il centrodestra non era andato a buon fine nonostante il “lavoro” effettuato nel chiedere un sostegno ad aziende agricole e dei trasporti tra Poggiomarino e San Marzano Sul Sarno e a un industriale marzanese probabilmente con dipendenti votanti anche alle elezioni poggiomarinesi.
LA GIUNTA E L’UOMO DI FIDUCIA DEL BOSS
Dopo aver stravinto le elezioni Falanga si ritrovò nel bel mezzo delle riunioni e delle trattative per la composizione della giunta, dove a rappresentare Giugliano fu proprio Carillo. Dall’imprenditore poggiomarinese sarebbe passata la formazione della squadra di governo cittadino, con il beneplacito di ‘o minorenne. Fu Carillo, ad esempio, a suggerire per Belcuore (ex aspirante sindaco) l’assessorato ai lavori pubblici e, dietro sua richiesta, fu sempre l’imprenditore di Poggiomarino a intermediare con le altre forze politiche e a fargli assegnare anche il ruolo di vicesindaco. Rapporti tra il boss e la politica passati quasi sempre dalle decisioni adottate nel quartier generale di Giugliano, la solita mansarda di Pagani. E sempre a Pagani, presso l’azienda di un noto imprenditore, si tenne una riunione dove Giugliano ribadì che «Carillo doveva essere partecipe a tutte le riunioni politiche a Poggiomarino». Un incontro paganese con Belcuore perché al boss era arrivata la voce che il vicesindaco volesse estromettere «il mio uomo di fiducia nell’amministrazione alle scelte politiche rilevanti. Luigi Belcuore mi disse invece che non voleva che l’amministrazione venisse additata di avere rapporti con la camorra» in quanto era notorio il rapporto con Carillo nell’occasione per Pagani.
UNA POSIZIONE SCOMODA
La politica poggiomarinese avrebbe ben saputo dell’associabilità di Carillo alla camorra e non è da escludere che la stessa voce potesse circolare altrove, visti i ripetuti incontri soprattutto a Pagani del boss con politici e loro emissari e con lo stesso Carillo: è possibile che nessun’altro sapesse?