Forniva surgelati in tutta la provincia: 3 indagati per bancarotta di un’azienda

Disposto un sequestro. Sott’inchiesta l’attività della Fagel srl, della Gruppo Fabbrocino srl. e della “Fratelli Fabbrocino srl

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I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno, nell’ambito di un’indagine di polizia giudiziaria in materia di reati fallimentari coordinata da questo Ufficio, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di una misura cautelare personale e reale. In particolare, il G.I.P., su richiesta della procura di Salerno ha disposto la misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per la durata di un anno nei confronti del 40enne Antonio Fabbrocino, nativo di Battipaglia, al quale vengono contestati i reati di autoriciclaggio, di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, oltre che la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
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GLI ALTRI INDAGATI
Sono sottoposto a indagini per gli stessi reati tributari e fallimentari, il 76enne Giovanni Fabbrocino, originario di San Giuseppe Vesuviano, il padre di Antonio, e la 68enne Eleonora Di Flora di vallo della Lucania, la madre.

IL SEQUESTRO
È stato disposto a carico degli indagati il sequestro preventivo di saldi attivi di conto corrente e titoli per un importo complessivo di circa 340.000 euro.

L’INCHIESTA
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico — Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, hanno riguardato, in una prima fase, il fallimento della Fagel s.r.l. operante nel settore del commercio e distribuzione all’ingrosso di prodotti congelati e surgelati di noti marchi del settore nelle aree di Salerno, Costiera amalfitana e Agro Nocerino-Sarnese.

Secondo la ricostruzione della Procura di Salerno e avallata, allo stato, dal Gip, lo stato di crisi di tale società sarebbe stato causato dal trasferimento del patrimonio immobiliare ed aziendale ad altre persone giuridiche riconducibili sempre agli stessi indagati, tra cui la “Fratelli Fabbrocino S.r.l.”, facendo venire meno, in tal modo, le garanzie poste a tutela dei creditori.

Gli accertamenti eseguiti anche su quest’ultima società, successivamente dichiarata fallita, hanno fatto emergere, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, l’inattendibilità delle scritture contabili e il mancato deposito di altre, la distrazione di parte dei beni societari e di diversi automezzi. Le stesse condotte sarebbero state poi finalizzate ad impiegare alcuni beni provento di reato in una terza società, la Gruppo Fabbrocino s.r.l. e a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte dell’amministrazione finanziaria, a fronte dei debiti tributari maturati dalla “Fratelli Fabbrocino S.r.l.”.

In relazione alla tipologia di misura applicata ad Antonio Fabbrocino — meno afflittiva di quella richiesta dall’Ufficio di Procura — è stato presentato appello.

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