«Ho il terrore che una telefonata mi annunci: “Suo figlio è riuscito a suicidarsi”»

Il padre di un detenuto dell’Agro nocerino denuncia l’amministrazione penitenziaria per come viene trattato il figlio tossicodipendente e con problemi psichiatrici

murales-amazon Affetto da un ritardo mentale, con problemi psichiatrici che si sono acuiti nel tempo a caso dell’assunzione di sostanze stupefacenti. Finito nel circuito carcerario per furti e rapine, solitamente di poco conto, anche di qualche decina di euro di valore, ha tentato più volte il suicidio. Chiede solo di andare a curarsi in una struttura sanitaria e così anche il padre che ha sporto ai carabinieri denuncia per omessa assistenza di persone detenute nei confronti dell’amministrazione penitenziaria.

IL RACCONTO DEL PADRE
«Mio figlio a 27 anni conta l’ennesimo tentativo di suicidio . In cella, da anni, nonostante più relazioni attestino l’incompatibile con il regime carcerario dovrebbe essere trasferito in una struttura idonea a curare i detenuti con patologie psichiatriche, ma non ce ne sono a sufficienza in tutta l’Italia meridionale. Mio figlio è stato detenuto Salerno, Napoli e ora è in quello di Catanzaro.alla-scoperta-della-bioplastica-nocera-inferiore

Per l’ennesima volta, nelle scorse ore, ha ingerito oggetti che hanno portato ad intervento chirurgici. Ha tentato nel corso degli anni di suicidarsi, cercando di impiccarsi, tagliandosi le vene o in più parti del corpo, ingoiando lamette e diversi oggetti, come gli spazzolini da denti e sempre salvato per tempo dalla polizia penitenziaria. Arrestato per furto e rapina a Salerno, è stato trasferito dal carcere di Salerno a Napoli, poi a Catanzaro e successivamente a Barcellona Pozzo di Gotto, casa circondariale con reparto specializzata nella salute mentale. Da ultimo è ritornato nel penitenziario di Catanzaro dove attualmente è ristretto.
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A Salerno, il 27enne aveva tentato di impiccarsi, ha cercato di suicidarsi ingoiando lamette o con i rebbi delle forchette. A Napoli è stato sottoposto ad intervento chirurgico all’addome per aver ingerito materiale in ferro per la terza o quarta volta. Trasferito a Catanzaro e poi a Barcellona Pozzo di Gotto dove è stato sottoposto a visita specialistica per la diagnosi precisa della sua patologia.

Durante la permanenza nella struttura specializzata in provincia di Messina non ha avuto alcun problema, ricominciati al rientro al penitenziario di Catanzaro a fine di agosto. Il giovane paganese ha quindi ingerito uno spazzolino da denti che gli è stato rimosso con un intervento di gastroscopia. Rimesso in cella, che sarebbe stata dotata di telecamera, e dopo pochi giorni ha ingerito nuovamente un altro spazzolino, per estrarre il quale è stato sottoposto a un intervento chirurgico».
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IL TERRORE PER I FAMILIARI
Il padre del detenuto è preoccupato si è detto fortemente preoccupato per la salute del figli: «Per quanto tempo ancora mio figlio potrà sostenere altri intervento chirurgici all’addome? Nell’attesa che, finalmente, venga trasferito in una struttura idonea per coloro che sono affetti da patologie psichiatriche, ha chiesto anche che la polizia penitenziaria vigili più incisivamente sulla condotta di mio figlio, potendo compiere altri gesti inconsulti».

Il padre ha aggiunto: «È stata riscontrata l’incompatibilità con il carcere da più psichiatri di diversi penitenziari, ma mio figlio non riesce a trovare una struttura idonea che possa ospitarlo. Cosa aspettiamo? che riesca a suicidarsi? Così risolviamo il problema all’amministrazione penitenziaria? Ora è ricoverato nel reparto di chirurgia di urgenza del ospedale di Catanzaro dopo l’ennesimo intervento per la rimozione spazzolino dallo stomaco. Ho il terrore che possa rientrare in carcere».

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