Tensione nel carcere di Salerno, pochi agenti, celle sovraffollate e non solo

Dopo l’omicidio commesso da un Nordafricano ai danni di un compagno di cella, l’appello del garante dei detenuti e dei sindacati

«Nelle carceri la tensione è alta, sovraffollamento e carenza di personale, ma non basta solo custodire i detenuti, ma accudire e ascoltare». Il Garante regionale dei detenuti, Simone Ciambriello, da anni impegnato a seguire il mondo carcerario, traccia un quadro assai preoccupante della situazione degli istituti di pena su Salerno come del resto degli altri penitenziari della Campania. A Fuorni, ad esempio, dati aggiornati al 26 giugno 2024, ci sono 572 detenuti a fronte di 372 posti disponibili e una capienza regolamentare di 376, con un sovraffollamento del 153,76%. E il caldo insopportabili per chiunque lo diventa ancora per chi è dietro le sbarre in una situazione alloggiativa difficile e senza poter far nulla per quasi tutto il giorno.

Alla Casa circondariale “Caputo” sono ospiti 514 uomini e 58 le donne. Gli italiani sono 487, gli stranieri sono 85 di cui 35 del Marocco, nove della Tunisia, otto della Romania, sette del Gambia e 26 di vari altri Stati. A fronte di questi, al 31 dicembre del 2023, al carcere a Fuorni è previsto un organico di 243 agenti della polizia penitenziaria, in realtà ce ne sono 128. Molti hanno un età al di sopra dei cinquant’anni.

«A Salerno ci sono 100 agenti di polizia penitenzieria in meno rispetto a quelli previsti – afferma Ciambriello -. Spesso nei turni notturni, a Salerno come a Bellizzi Irpino, restano sette agenti, alle volte anche sei o cinque a sorvegliare i detenuti». Ma il garante sottolinea la necessità di mettere a disposizione altre figure professionali. «Il tema della violenza e del clima in genere che si vive dentro le carceri non è solo l’aumento degli organici degli agenti di custodia ma abbiamo bisogno di più figure di ascolto quelle sociali e di ascolto.

Ad esempio, in Campania per i 915 detenuti immigrati ci sono soltanto sei-sette mediatori culturali, abbiamo bisogno di mediatori linguistici ma anche di più psicologi e psichiatri, c’è la necessità di strutturare meglio il rapporto del loro inserimento sociale. Insomma non basta solo custodire ma occorre anche accudire e ascoltare». Ciambriello aggiunge: «In questo momento in tutte le carceri anche campane c’è un clima surriscaldato non soltanto a causa delle alte temperature. In più, in questo periodo i detenuti non lavorano, per loro non c’è scuola, non ci sono progettualità e molti rischiano di restare anche 20 ore in cella a oziare e si sa l’ozio e il padre dei vizi».

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