Cosa c’è in campo
La preannunciata reazione di Israele dopo l’attacco con droni e missili contro il suo territorio è arrivata la risposta e nel giorno del compleanno della Guida Suprema Khamenei, nato appunto il 19 aprile 1939. Una data non a caso, quindi, come non a caso è la provincia scelta come obiettivo.
Droni sono stati lanciati, infatti, intorno alle 4.30 di questa mattina contro una base militare nella provincia di Esfahan, nella zona centrale dell’Iran e nel sud della Siria. Lo spazio aereo su Teheran e in altre città è stato chiuso per alcune ore. Droni che sono costruiti in quella provincia iraniana e dove ci sono anche importati siti nucleari.
COSA È STATO COLPITO
I droni israeliani hanno colpito una base militare iraniana a Esfahan, nel centro del Paese, che ospita diverse importanti strutture militari, tra cui impianti nucleari, un’importante base aerea e fabbriche legate alla produzione militare iraniana, tra cui quella di droni. I primi rapporti dell’agenzia di stampa iraniana Fars parlano di “tre esplosioni” udite nei pressi di Qahjavarestan, vicino all’aeroporto di Esfahan e alla base aerea dell’esercito di Shekari. Anche se il più noto impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz si trova nella provincia, la struttura di conversione dell’uranio dell’Iran si trova nella zona sud-orientale di Zerdenjan a Esfahan.
L’impianto, la cui costruzione iniziò nel 1999, ospita tre piccoli reattori di ricerca forniti dalla Cina, oltre a occuparsi della produzione di carburante e di altre attività per il programma nucleare civile dell’Iran. Esfahan è anche sede di un’importante base aerea iraniana che ospita la flotta ormai obsoleta di F-14 Tomcat di produzione americana, acquistata dall’Iran prima della rivoluzione islamica del 1979.
Alcune ricostruzioni iniziali suggerivano che un impianto radar presso la base potesse essere stato il bersaglio dell’attacco. Altrettanto importanti sono le strutture di produzione di armi nella città e nei dintorni. All’inizio dello scorso anno è stato lanciato un attacco, attribuito a Israele, contro quello che era presumibilmente una fabbrica di armi nella città, che come l’attacco odierno avrebbe coinvolto tre droni.
DA DOVE È PARTITO L’ATTACCO
Probabilmente l’attacco israeliano è partito dall’Azerbaijan, da tempo è in ottimi rapporti con Israele e suo primo fornitore di petrolio. Tel Aviv ha inviato un messaggio che può colpire in qualsiasi momento aree al centro dell’Iran, strategici e che ospitano siti nucleari. Una sorta di messaggio dimostrativo limitatissimo ma molto chiaro. Teheran ha accusato il colpo e ha abbassato i toni, almeno al momento. Droni che sono stati lanciati, quindi, senza sorvolare paesi arabi.
LE REAZIONI
Reazioni alla camomilla da entrambe le parti. Israele: «Possiamo colpire sempre». Teheran: «No reazione immediata». Un alto funzionario iraniano ha affermato che Teheran non prevede una ritorsione immediata. Un segnale di descalation? Gli israeliani avevano avvisato gli Stati Uniti che non aveva approvato la risposta.
Proprio ieri, infatti, il segretario alla Difesa Lloyd Austin aveva parlato con il suo omologo israeliano, Yoav Gallant. Dalla Casa Bianca, per il momento, nessun commento ufficiale sul raid. Gli Stati Uniti hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite.
Il testo ha ottenuto 12 voti a favore, 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti. L’Autorità Palestinese guidata da Abu Mazen ha parlato di “palese aggressione” che spinge il Medio Oriente “sull’orlo dell’abisso”. Condanna anche di Hamas che promette la prosecuzione della lotta “fino alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale”.
A ISFAHAN VIVONO 1.500 EBREI IRANIANI
Sono circa 1.500 gli ebrei iraniani che vivono a Isfahan, la città dell’Iran centrale vicino alla quale è stato condotto l’attacco israeliano. Lo ricorda il Jerusalem Post spiegando che Isfahan ospita una delle comunità ebraiche più antiche della Persia e in città si trova una sinagoga centrale e altre 13 più piccole. Isfahan è anche un luogo di pellegrinaggio, in particolare verso la tomba di Serah bat Asher, nipote di Giacobbe, vicino a Pir Bakran, e ha un importante significato culturale e religioso per gli ebrei.