Scandalo dei rifiuti verso la Tunisia, il ruolo dei Comuni e il no ai privati

Dopo il recente scandalo dei rifiuti portati in Nordafrica emerge la necessità di mantenere tutto il settore nelle mani pubbliche

Con il varo dei vari subambiti sono tornati gli interessi, seppur legittimi, dei privati nella gestione in grande stile dei rifiuti in provincia di Salerno. Con la gestione pubblica, il settore aveva raggiunto importanti livelli in tutta la provincia in termini di raccolta differenziata e di sostenibilità ambientale, come per decenni con i vari privati non era stato possibile neanche ipotizzare. Ora, per gelosie di campanile, almeno si spera, c’è che propende di affidare i servizi di spazzamento e smaltimento dei rifiuti per alcuni subambiti con affidamento ai privati.

LA LEZIONE DELL’AFFARE TUNISIA
Come mai i Comuni, una cinquantina del Salernitano e della Basilicata, hanno pagato per il trattamento dei rifiuti senza avere la documentazione da parte della Sra dell’avvenuto smaltimento secondo legge? A porsi la domanda, Salvatore De Napoli su La Città di Salerno. Un interrogativo mutuato dall’inchiesta sul trasferimento in Tunisia dell’immondizia al quale la Dda di Potenza cerca una risposta da una ventina di realtà comunali lucane ed altrettante salernitane. Insomma, nell’inchiesta che giovedì scorso ha portato ai nove arresti e ai due obblighi di dimora si aprono nuovi percorsi investigativi.
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L’ANELLO REGIONALE

Il Pm Vincenzo Montemurro, che dirige le indagini, ha individuato l’anello principale dell’intera catena che disastrosamente ha autorizzato il trasferimento all’estero di oltre 200 container pieni di spazzatura. Si tratta degli uffici regionali della Campania che avrebbero agito con superficialità e negligenza nel approvare l’operazione Tunisia, basandosi su documenti lacunosi, spesso pezzi di carta addirittura senza timbro e firme o emessi da chi non aveva titolo a farlo e valutati come idonei.

L’ANELLO COMUNALE
Il magistrato inquirente indaga anche comuni, per aver dato via libera ai pagamenti alla Sra di Polla al centro dell’inchiesta sul trasferimento dei rifiuti. Gli investigatori stanno acquisendo una serie di documenti dai quali emergerebbe il pagamento dei Comuni alla Sra per il servizio reso, nonostante l’assenza di prove dell’avvenuto regolare smaltimento dei rifiuti. Se i comuni si fossero rifiutati di pagare, dopo aver notato l’assenza di documenti o fatto qualche controllo basilare sulla documentazione allegata, l’affaire Tunisia sarebbe balzato probabilmente prima agli onori della cronaca, facendo risparmiare milioni di euro alle tasche pubbliche.
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GLI INTERESSI PRIVATI

Come ha ricordato il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, che ci si trovava di fronte al «Cannibalismo di società italiane per risparmiare sui costi». «Il costo dello smaltimento per le società coinvolte si abbatteva dai 180 euro a tonnellata a circa 90 euro – ha affermato Curcio -. Per risparmiare sui costi non si può pensare di trasformare Paesi vicini in luoghi di smaltimento di ciò che nel nostro Paese non si può più recuperare».

Insomma, i privati massimizzano solitamente i profitti, diminuendo in ogni modo i costi. Possiamo in provincia di Salerno permetterci la privatizzazione di un settore delicato come quello dei rifiuti? Quanti comuni hanno la possibilità di controllare efficacemente l’intera filiera dell’immondizia? Lo stesso dicasi per i subambiti? Con il pubblico si limiterebbe a priori gli interessi al risparmio comunque e dovunque.

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