Scafati. Rete di emergenza/urgenza, si prenda esempio dal CAU Emilia Romagna

L’associazione Anardi scrive al direttore generale dell’Asl Salerno Gennaro Sosto

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Il presidente dell’associazione medica società scientifica Anardi, dottor Vincenzo Santonicola, ha scritto ai vertici dell’Asl Salerno di via Nizza, per offrire un contributo alla realizzazione della rete di emergenza/urgenza di Scafati. L’obiettivo è quello di alleggerire il carico di lavoro del Pronto soccorso dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore e di mantenere un presidio scafatese in grado di dare risposte in poco tempo.

“Sappiamo che il nuovo Atto Aziendale è prossimo ad essere pubblicato e ci è stato anticipato che per Scafati è previsto il ritorno dell’Ospedale, con istituzione del P.S. e dei reparti necessari al rientro nel piano di Emergenza-Urgenza. Se questo è davvero quanto è stato deciso, non possiamo che rallegrarci per il nostro territorio e per l’attenzione che la Direzione Aziendale dell’ASL Salerno ed il Governo della Regione ci dimostrano.

Tuttavia, gli importanti lavori di ristrutturazione e messa a norma dello stabile del “M. Scarlato”, nonché la difficoltà, ampiamente dimostrata, di reperire nuovo personale per comporre i necessari organici, come si evince dai diversi bandi di concorso praticamente deserti, ci fanno fondatamente credere che un tale meraviglioso progetto sia avversato da difficoltà tutt’altro che trascurabili e, allo stato attuale, difficilmente risolvibili se non in tempi necessariamente ed insopportabilmente lunghi per una popolazione che è stata privata di un Ospedale ed un P.S. fortemente operativi, come dimostra il ragguardevole numero di prestazioni annuali che, fino alla chiusura nel 2011, aveva sempre dimostrato una graduale e costante crescita.

Per quanto sopra, pur auspicando la riapertura del P.O. “M. Scarlato”, così come anticipata a voce da rappresentanti autorevoli del Governo Regionale, riteniamo che sia indispensabile risolvere oggi questo vuoto assistenziale che, ormai da troppi anni, grava sulla popolazione di Scafati e dei paesi limitrofi. Non vi sono elementi, tra i pochi concreti a nostra disposizione, che inducano a pensare che le morti nella nostra cittadina, su cui si è tanto speculato in questi ultimi mesi, si sarebbero potute evitare se avessimo avuto un P.S. a una distanza ragionevole, ma pensiamo che vadano interpretate come campanelli di allarme, affinché le vite che potrebbero essere salvate con interventi adeguati, anche di sola stabilizzazione e trasporto in sicurezza verso il P.S. di riferimento, trovino nel nostro territorio una risorsa adeguata”.
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LA PROPOSTA
“Come giustamente ha rilevato il TAR, il P.P.I. è una struttura deputata ai codici minori (Bianchi), pertanto inadeguata al trattamento delle emergenze, ma siamo convinti che non sia il territorio a doversi adattare all’organizzazione del Sistema Sanitario, bensì quest’ultimo a dover essere sensibile e ricettivo alle istanze di salute della popolazione, sulle quali vanno organizzati, in maniera fluida, i modelli assistenziali, anche mutuando ed adattando alla nostra realtà, esperienze e soluzioni realizzate in altre Regioni. A questo proposito vale citare l’impianto dei C.A.U. (Centri Assistenza Urgenza), attuato in Emilia Romagna, regione sicuramente all’avanguardia nell’organizzazione sanitaria.

Il C.A.U., così come organizzato in Emilia Romagna, rappresenterebbe un’eccellente soluzione ponte fino alla riapertura delle attività di Emergenza-Urgenza nell’Ospedale di Scafati, considerato che trattasi di una struttura immaginata per la risposta assistenziale ad urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi), che rappresentano mediamente il 70% delle prestazioni di P.S., con l’immediato beneficio in termini di riduzione di affluenza al P.S. di Nocera e, conseguentemente, dei tempi di attesa, nonché di riduzione dell’immane carico di lavoro a carico del P.S. nocerino, che potrebbe anche influire positivamente sulla nota indisponibilità di medici a turni di servizio nella Medicina di Urgenza ed Emergenza del medesimo P.O. Umberto I.

Inoltre, non può esser trascurato (anche in considerazione della conservata tradizione all’Urgenza dell’Ospedale di Scafati) che una struttura di questo tipo – potendo avvalersi di un laboratorio di analisi, di un Servizio di Radiologia e di una Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione – avrebbe tutte le caratteristiche per individuare codici di maggiore complessità e trasferirli in maniera assistita e protetta al P.S. di riferimento, con garanzie indubbiamente e notevolmente maggiori rispetto a quelle offerte dal trasporto del paziente per mezzo di un veicolo privato.

Comunque, permane il problema del reperimento del personale per la copertura dei turni di servizio. A tale proposito, e senza volerci addentrare ed intrometterci in scelte organizzative che non ci competono, è difficile non rilevare che, mentre il P.P.I. di Scafati resta chiuso, il P.P.I. di Pagani, la cui distanza dall’Ospedale di Nocera è a tutti gli effetti trascurabile, resta aperto h24, con un’affluenza decisamente poco significativa.

Non capiamo, e vorremmo ci fosse spiegato, senza nessuna intenzione polemica, ma solo nel tentativo di individuare scelte assistenziali efficaci, perché, data la estrema necessità di un punto di riferimento per la valutazione ed eventuale stabilizzazione delle urgenze a Scafati e Paesi limitrofi, a fronte della modesta utilità di una simile organizzazione a Pagani, considerato che siamo nell’ambito di un DEA, non sia possibile rimodulare l’attività di entrambe le strutture in maniera tale da offrire risposte adeguate a ciascun territorio”.
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RIATTIVAZIONE LABORATORIO D’ANALISI
Vogliamo altresì richiamare l’attenzione sulla questione della riattivazione del laboratorio di analisi, altrettanto importante ed urgente, ma – a nostro giudizio – più facilmente risolvibile, dando così anche un segnale tangibile della reale intenzione di riportare la Sanità Ospedaliera a Scafati. I locali che ospitano i macchinari del laboratorio di analisi, pur non avendo subito danni in seguito all’incendio che ha interessato l’Ospedale nel recente passato, sono stati interdetti a scopo precauzionale.

Pertanto, ad oggi, continua a funzionare solo la sala prelievi, i cui numeri sono tutt’altro che trascurabili poiché il servizio è aperto anche ai pazienti esterni, ma i campioni devono essere portati a Nocera per l’elaborazione, con un aggravamento del carico di lavoro di un Ospedale già sovraccaricato, l’impegno di navette per il trasporto ed il maggiore tempo di latenza dei risultati; insomma, circostanze e problematiche che comportano evidentemente un grave disagio in caso di esami urgenti a pazienti ricoverati.

TEMPI DI PERCORRENZA
Già il solo numero di prestazioni/anno che effettuava il Pronto Soccorso del P.O. di Scafati, oltre 45000, basta a definire la necessità di ricevere attenzione urgente nel nostro territorio. Ma altresì evidenziamo, ove mai risultasse necessario, che i tempi di percorrenza per raggiungere dal territorio di Scafati il Pronto Soccorso del P.O. “Umberto I” di Nocera Inferiore o quello del P.O. di Sarno superano sensibilmente i 5 minuti dichiarati dal commissario straordinario Bortoletti, così come è stato anche accertato dagli organi competenti.

Infine, le strutture che presiedono al trattamento dell’urgenza presso il P.O. di Nocera Inferiore, e tra queste principalmente il Pronto Soccorso, non hanno ricevuto nessun tipo di rinforzo in previsione di questo enorme aumento di flusso di utenza, sebbene già prima della chiusura del Pronto Soccorso di Scafati fossero notoriamente in sofferenza. La sintesi di quanto avvenuto la si legge nelle inefficienze che quotidianamente portano alla ribalta la Sanità dell’Agro, con tempi di attesa inenarrabili nel P.S., anche per codici di maggiore complessità”.
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La lettera inoltrata alla direttore Sosto è ricca di riflessioni “lontane da qualsiasi intento di sterile polemica” e che “vogliono solo essere un apporto costruttivo ad una questione che interessa e preoccupa, per aspetti diversi, ma con uguale intensità, la popolazione, gli operatori sanitari dell’Agro, la Direzione Aziendale dell’ASL e la Regione”.

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