Scafati/Castellammare/Torre Annunziata, carabinieri alla ricerca di Dario Federico

Senza sosta i militari impegnati a trovare il presunto capo del clan a cavallo tra le province di Salerno e Napoli

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Come agiva il clan a Scafati e al porta Marina di Stabia. I furti di auto e scooter e i cavalli di ritorno, le estorsioni ai commercianti. i Rapporti con i Fezza Petrosino, il recupero dei crediti usurai.

È Dario Federico, 49 anni di Boscoreale, il principale ricercato dai carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore e dei colleghi del comando oplontino. Federico sarebbe insieme al 47enne Salvatore Di Paolo di Scafati del nuovo capoclan.

Un clan basato per una parte (settore capeggiato da Federico) sulle estorsioni e per un’altra (capeggiata da Di Paolo e che non vede coinvolto Federico) alla droga. Su queste attività sono concentrati i militari del tenente colonnello Gianfranco Albanese e la Dda diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli.
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DARIO FEDERICO TRA ESTORSIONI E BARCHE. IL PORTO DI STABIA
Il porto turistico Marina di Stabia a Castellammare, uno degli scali dei vip della provincia di Napoli e non solo, ambito riparo per i natanti da e per la Penisola sorrentina, Capri e Ischia sarebbe diventato il «feudo» di Dario Federico, come ricorda il Gip nell’ordinanza che ha portato in carcere o ai domiciliari già 31 persone. E il tenutario del feudo sarebbe stato proprio «Dariuccio di Pompei», il 49enne di Boscoreale a capo del clan Federico-Di Paolo.

Sulle prime non si comprendeva come Federico fosse riuscito a fare quasi da padrone al Marina di Stabia, ottenendo sconti sulla benzina, sui posti barca e uno addirittura gratis. A ricordarlo in un’intercettazione è una familiare di «Dariuccio» parlando con lui: «Perché te l’ha regalato (intende dire un posto barca, ndr) … dopo lo show che facesti! Che ci volevano far alzare le barche!».

Qualcuno protestò per come fossero parcheggiate le imbarcazioni delle Tremar riconducibile a Federico e questi avrebbe risposto a chi protestava con chi gestiva lo scalo: «…a chi devo scannare, a voi o a loro… o a lui?». Federico ebbe i posti barca ad un prezzo più basso, 2.500 euro in luogo di 7.000 euro a imbarcazione, più uno «in regalo».

Il boschese avrebbe avuto la possibilità di impedire l’accesso ai natanti di altri proprietari o addirittura farle spostare per ormeggiare le sue imbarcazioni. Tutto questo fu il risultato dello «show».

A raccontarlo, intercettato, è lo stesso “Dariuccio”. «Scendemmo –disse Federico – dieci motociclette … io… Tore (Di Paolo, ndr)… tutti quanti i nipoti miei! Quando entrammo dentro – al porto Marina di Stabia, ndr -, i mezzi non finivano più!. “Uè Dariù buongiorno!” – avrebbe detto il dirigente del settore nello scalo, ndr -. “Buongiorno al c.” risposi e dissi: “Scemo vieni qua!”. Lo acchiappai per i capelli e dissi: “Immediatamente devi chiudere il parcheggio, devi chiudere il porto”… “Manda ad alzare i gommoni da mare e preparami 200mila euro!”». E il terrore avrebbe preso il sopravvento.
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L’ORGANIZZAZIONE DELLA GANG
Il nuovo clan vede indagati Federico, Di Paolo, Antonio Forte, nipote di quest’ultimo, Giuseppe Di Dato, Francesco Aquino ed altri tre persone, finalizzato soprattutto alle estorsioni.

LE ESTORSIONI AI PUSHER
I pusher vittima. Tra le principali preoccupazioni del clan era quella di annullare lo spaccio di stupefacenti da parte di altri gruppi. Di volta in volta la gang o altri indagati avrebbero usato violenza nei confronti degli spacciatori. Uno del clan, agli arresti domiciliari, avrebbe incaricato un sodale di portargli a casa uno dei pusher per costringerlo a fargli vendere la cocaina per suo conto, dicendo:

«Tu devi lavorare per forza con me altrimenti ti scasso di botte»… «Io ti faccio male, a te e anche a tuo fratello». La vittima fu accoltellata e gli fu sottratto il cellulare per prendere i nomi e i numeri dei tossicodipendenti suoi clienti. Ad una donna avrebbero detto: «…puttana e drogata tu non ci conosci, noi siamo gente di strada per questa sera sei una donna morta». Un altro pestaggio avvenne al quartiere Vetrai sempre ai danni di un pusher.
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L’USURA E LO SCONTO AL PARENTE DE “’O MINORENNE”

A Rosario Giugliano, storico esponente criminale di Poggiomarino, divenuto consigliere dei Fezza D’Auria di Pagani, Federico avrebbe chiesto di rimborsagli 200mila euro di un prestito usuraio nonostante la venuta parziale estinzione.

Soldi che un parente di “Dariuccio” avrebbe prestato a diverse persone, durante proprio la carcerazione di Federico, e che al suo ritorno in libertà non gli avevano fatto trovare tutto il milione di euro che credeva di avere. Da qui, il “recupero crediti” con violenza e minacce. Per il parente di Giugliano, questi ottenne un incontro con Federico in un capannone tra Nocera e Pagani e al termine la pretesa del boschese scese a 50.000 euro.
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L’ESTORSIONE ALLA PIZZERIA
La pizzeria. Nel 2022, ad una pizzeria di Scafati furono ordinati pasti per 20 euro. Si presentarono un uomo e una donna per ritirarlo e consegnarlo a chi aveva prenotato, ma mangiarono i pasti senza consegnarli né pagarli. I due si ripresentarono per una seconda consegna, ma la proprietaria si fece rimborsare i 20 euro dei primi pasti consumati.

Dario Federico e un altro indagato si sarebbero presentati il giorno dopo a casa i coniugi gestori della pizzeria per riparare a quanto accaduto, anzi per rilanciare. Federico rivolgendosi alla moglie del titolare disse: «Sono Dariuccio di Pompei, tuo marito mi deve dare i soldi altrimenti facciamo chiudere e andare via a casa».

Poi, il 49enne boschese avrebbe preso a schiaffi il marito della donna e gli avrebbe detto: «Dammi tre o quattromila euro oppure abbassa la serranda e vattene». I soldi non furono pagati per la reazione del commerciante.

FURTI E “CAVALLI DI RITORNO”
Membri del gruppo avrebbero rubato auto e scooter e per restituirli avrebbero effettuato “cavalli di ritorno” (l’estorsione di denaro in cambio del mezzo rubato). Presi di mira in particolare sei Fiat 500 (cabriolet, normali ed X), rubate a Scafati, Pompei, Santa Maria la Carità e Torre Annunziata.

I più casi per la restituzione i proprietari avrebbero pagato 1.500 euro ai ladri, mentre e 5-600 euro per una Smart. Messi a segno sette furti scooter Scarabeo Aprilia e specialmente di Honda Sh, in più occasioni ad opera del gruppo malavitoso o di persone loro vicine a Scafati, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate, Casola ed Angri. Anche qui, in qualche caso era scattato il cavallo di ritorno, in media 200 euro.

PESCHERIE
Il gruppo di Federico avrebbe costretto a chiudere alcune le pescherie di «Torresi», ossia di originari di Torre Annunziata, che avevano aperto a Scafati semmai con la protezione di gruppi criminali oplontini, ma non l’ok di Federico.

I RAPPORTI CON I PAGANESI, I FEZZA D’AURIA E NON SOLO
Uno dei Marigliano, fratelli paganesi tra gli arrestati, avrebbe truffato 105.000 euro ad una ragazza di Pagani ed era ricercato da quelli del clan paganese Fezza D’Auria. Antonio Forte offrì una casa rifugio a Scafati.

Creatosi questo rapporto, sarebbe stata proposto l’acquisto di una partita di cocaina a uno dei Marigliano e che con una scusa lo portarono presso una sua abitazione tra Raito e Albori a Vietri Sul Mare, dove si impossessarono di 105mila euro. Fu organizzata una missione punitiva con almeno sei o sette persone dai Marigliano a Mariconda di Scafati contro i Fiore per recuperare i soldi, ma Antonio Fiore non denunciò mai nulla alle forze dell’ordine.

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