Le parole choc di Mimmo Zeno intercettate dai finanzieri nell’ambito dell’inchiesta su una decina di bar e ristoranti di Salerno
«Salerno la mantengono tranquilla, perché vengono ad investire». Questo un estratto di un’intercettazione a Domenico Zeno, detto Mimmo, ascoltato dai finanzieri del Nucleo di polizia Economico Tributaria di Salerno. Frasi dette in un tour tra gli investimenti da fare e fatti a Salerno da parte di uno dei protagonisti dell’indagine che fa tremare la Salerno da bere e da mangiare, della Movida, dei locali alla moda. Zeno, assieme ad Enzo Bove, sarebbero capi e promotori dell’associazione per delinquere che attraverso intestazioni fittizie avevano aperto bar e ristoranti non solo a Salerno come a Napoli e Roma.
GLI INTERROGATORI
Domani, gli interrogatori degli indagati finiti ai domiciliari: Assieme a Zeno e Bove anche Massimo Sileo di 58 anni, conosciuto per la sua attività nel mondo del caffè, Carmine Del Regno di 58 anni di Salerno, commerciante di carni, Vincenzo, detto Enzo Casciello 73enne giornalista salernitano al momento sospeso, e il commercialista Antonio Libretti, nato a Polla 41 anni fa, ma residente a Sant’Arsenio.
Poi sarà l’occasione di offrire la loro ricostruzione dei fatti per I Sottoposti al divieto di dimora in Campania: Mariarosaria, detta Mariella, D’Auria di 54anni di Salerno, intestataria di alcune quote di una delle società sotto inchiesta, la 59enne Michelina Del Basso di San Cipriano Picentino (socia di uno dei ristoranti), la 34enne Elisabetta Del Regno di Salerno e il 63enne Donato Pasqualucci, commercialista di Salerno, sospeso anche per un anno dall’esercizio della professione.
LE PAROLE CHOC DI ZENO
Ad un gruppo di amici siciliani Zeno porta a fare un giro per illustrare gli investimenti fatti e da fare e ne esce un quadro terrificante. Certamente altro che la Montecarlo del Sud.
«Da una vita, qua abbiamo fatto i soldi veri», afferma Zeno. E poi, riferendosi alla criminalità organizzata dice: «Salerno la mantengono tranquilla perché conviene pure a loro mantenere questa città tranquilla, perché vengono ad investire, vengono a comprare le case, vengono a comprare le attività…».
Il 74enne nato ad Ercolano e residente a San Cipriano picentino, destinatario di una misura di prevenzione nel 2007 per 7,5 milioni di euro e condannato per usura ed estorsione aggiunge: «Salerno (per drogati) è al secondo posto in Italia. Qua è un porto di mare… qua non deve succedere niente perché probabilmente loro – la criminalità organizzata, ndr – vengono qua a pulire i soldi… qua sono tutti professionisti… qua ci sta la selezione… Da quando hanno fatto questo porto qua- lo scalo di via Ligea, ndr – la droga arriva a fiumi… fanno prendere un carico e altri 150 passano». Bisognerebbe comprendere a che fine Zeno abbia fatto fare a questi amici siciliani questo giro “turistico” più che nella Salerno da bere e da mangiare nella città profonda del male, quasi a voler dire qui si possono investire capitali sporchi, tanto il clima almeno non è quello dell’allerta.
E poi storie di acquisti di immobili all’asta intercettate dai finanzieri, così come i rapporti tra Zeno e Bove su altre attività, comprese quelle da avviare su Roma.
I sequestri. Sotto sequestro da parte del Gip, pur se i locali sono ancora aperti, le quote sociali della Salerno srls, proprietaria del Bar “089 ” di via Roma a Salerno: della Bs&z Srls., proprietaria del bar “089” in via Nomentana a Roma, della Refra Srls del bar “089” di piazza Sant’Eustachio a Roma, della Ds srls del bar “089 al corso” al corso Vittorio Emanuele a Salerno, e della gastronomia ad insegna “Gustoso” due civici più in là.
Sotto sequestro anche la Pa.Co.. Srls., proprietaria del ristorante “Gli Impastati” al corso Vittorio Emanuele a Salerno; la Filippo e ‘o panaro srls del ristorante “Porca Vacca” in via Settimio Mobilio a Salerno e del “Porca Vacca 2” a Casoria, parco commerciale Multibit. Ed ancora sotto sequestro la Non ti pago Srls dell’omonimo ristorante di via Eduardo De Filippo a Salerno, e della Corso B e della Mega srls, quest’ultima proprietaria dell’attività commerciale “Il Pastificio” l corso Vittorio Emanuele nel capoluogo. Come anche della Porca Vacca srl proprietaria dell’”Osteria di Porca Vacca” sempre in posizione centrale a Salerno; della Meda Carno di Del Regno Carmine & c sas in liquidazione giudiziale.
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GLI INDIZI
L’associazione di Zeno e Bove era finalizzata a commettere una serie di delitti fra cui trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio. I due avrebbero reclutato alcune alcune persone da interporre fittiziamente nella gestione e nell’amministrazione di numerose attività commerciali per evitare le norme in materia di misure di prevenzione patrimoniale o per agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio e autoriciclaggio.
I soldi guadagnati con bar e ristoranti sarebbero stati reimpiegati nelle medesime attività economiche con grave pregiudizio anche per la libera concorrenza. Zeno non risultava formalmente ricoprire cariche sociali o essere detentore di quote sociali pur essendo a lui riconducibili. “Mimmo” nel 2007 fu raggiunto da una misura di prevenzione personale e patrimoniale avendolo ritenuto appartenente al gruppo criminale che faceva capo a Pietro Selvino già partecipe del clan Nocera facendo capo a Tommaso Nocera detto “Tempesta” che operava ad Angri.
A carico di Zeno e dei suoi familiari furono disposti sequestri di beni mobili e immobili dal valore di 7,5 milioni di euro ritenuti provento di usura ed estorsione a danno di più persone. Lo stesso Zeno fu condannato nel 2008 per associazione per delinquere (fino al 2004) usura e estorsione è tra Angri, Salerno e Nocera. Lo 089 di via Roma a Salerno sarebbe stato storicamente nella titolarità e gestita di fatto da Zeno.