Montevescovado, bomba ad orologeria: il dramma della signora Ida

La denuncia dell’avv. Francesco De Prisco

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Quartiere Montevescovado di Nocera Inferiore, primo lotto, piano rialzato, l’odissea di Ida Petrosino, 54enne nocerina, vedova da due anni e mezzo e con un figlio affetto da sclerosi multipla, inizia qui ben 22 anni fa, quando le fu assegnato questo alloggio popolare dai servizi sociali comunali. All’epoca era sindaco l’avv. Aldo Di Vito.

Per la donna e la sua famiglia sembrava l’inizio di una nuova vita, con un tetto sulla testa e qualche preoccupazione in meno, ed invece, quell’alloggio, si è rivelato sin da subito un luogo invivibile, tra la sporcizia degli spazi esterni e la forte umidità degli interni.
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La signora Ida ha visto morire suo marito in quello che è, da anni, il quartiere più degradato ed ai limiti della vivibilità non solo di Nocera Inferiore ma probabilmente di tutto l’Agro nocerino-sarnese.

«Il mio povero marito è morto nel degrado, anche far venire un medico a casa era ed è una vergogna per noi-racconta addolorata la donna-siamo stati abbandonati da tutti, solo false promesse e prese in giro, ma nell’umidità, nell’acqua che ormai ci penetra nelle ossa,tra i topi che saltano fuori da ogni dove, ci viviamo noi.
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In quest’ultimo anno avrò avuto la bronchite decine di volte, il medico non si spiegava le continue ricadute e la difficoltà a guarire, a quel punto sono stata costretta a dirgli dove abitavo ed in che condizioni ci costringono a vivere. Così ha finalmente capito il perchè delle mie ripetute ricadute.

Anche la patologia di mio figlio, affetto da sclerosi multipla, purtroppo si sta aggravando, sto chiedendo disperatamente un alloggio più dignitoso ma soprattutto più salubre, ma ad oggi ho ricevuto solo silenzi e porte in faccia.

Più volte sono andata al Comune per parlare con il sindaco – continua a raccontare la donna la cui voce, a questo punto, si incrina ed il volto si rabbuia – ma non mi ha mai ricevuto, sempre in riunione o troppo impegnato per ascoltare i poveri come noi» – e quasi non ha più voglia di continuare a raccontare il suo dramma -.

Ma poi riparte, come un fiume in piena, perchè arrendersi significa condannare quel figlio tanto amato quanto fragile, a continuare a vivere tra i ratti che escono dalle fogne, tra l’acqua che rende quella casa malsana ed invivibile.

Ida Petrosino non intende arrendersi e continua a gridare a gran voce il suo disagio, nella speranza che qualcuno, prima o poi, l’ascolti e possa raccogliere il suo grido di dolore.
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«Devo ringraziare per la sua bontà e professionalità solo l’avvocato Francesco De Prisco – sottolinea la donna che, stanca dei continui “vedremo, faremo, risolveremo”, nel frattempo si è rivolta ad un legale -.

Non voglio morire in questa casa né voglio che quest’acqua che sgorga dai pavimenti e che scende dai soffitti, acqua che ci penetra nelle ossa, peggiori lo stato di salute di mio figlio, se avessi i soldi ce ne saremmo già scappati da Montevescovado ma purtroppo non mi posso permettere altro.

L’avvocato De Prisco non ha voluto un euro e non posso che ringraziarlo per questo, nella speranza che chi deve provvedere ad un alloggio lo faccia quanto prima».

Anche l’avvocato De Prisco, coordinatore cittadino di Fratelli D’Italia lancia una stoccata al sindaco.
«Montevescovado è una bomba ad orologeria, bisogna intervenire con urgenza – dichiara De Prisco -. Occorre una commissione ad hoc ma soprattutto un intervento della Regione. Al sindaco chiediamo di utilizzare la filiera istituzionale, non può continuare ad ignorare una problematica tanto grave».

Tuttavia qualcosa in casa della vedova Maiorino si sta muovendo, il Comune ha mandato una ditta a sistemarle il bagno dove la donna non può tenere né uno specchio né un mobiletto tanto la situazione di umidità alle pareti, al pavimento e al soffitto è compromessa.

I mobili anche nelle altre stanze sono davvero ridotti al minimo indispensabile per via della forte umidità che li fa marcire, compreso ciò che si trova all’interno. E allora niente armadio, niente mobili in cucina, qualche scaffale senza ante, giusto per tenere in ordine le poche cose.

«Questi lavori non risolveranno il problema – conclude la donna – mi hanno detto di aspettare forse un paio di anni, non so, prima della costruzione di nuovi alloggi, ma in queste condizioni, non so se sopravviveremo».
L.T.

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