La piramide di Bove e Zeno per la gestione di bar e ristoranti di Salerno e Roma

La ricostruzione dei militari della guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta sulla città da bere e da mangiare

Da Mimmo Zeno e Enzo Bove sarebbe discesa una sorte di piramide che aveva interessi in diversi bar e ristoranti di Salerno, Casoria e Roma e in suo aiuto ci sarebbe stato il supporto di due soci-finanziatori e di due commercialisti.
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Questa la presunta organizzazione individuata dalla procura di Salerno e dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria con l’inchiesta che ha sconvolto la “Salerno da bere e da mangiare” e ha scoperto un’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento personale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, truffa ai danni dello Stato e violazione degli obblighi di comunicazione previsti dal codice antimafia.

I CAPI AL VERTICE DELLA PIRAMIDE E I FINANZIATORI
Vincenzo Bove a 58 anni e il 71enne Domenico Zeno potevano, secondo la procura e il gip che ne ha ordinato gli arresti domiciliari, il 64enne Massimo Sileo, imprenditore del caffè, e il 66enne Carmine Del Regno, impresario delle carni. I due fungevano da finanziatori del gruppo.
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L’INTESTATARIO E IL CONSULENTE
Importante anche il ruolo svolto dagli altri due finiti ai domiciliari, il 71enne giornalista Vincenzo Casciello, ritenuto partecipe dell’associazione in quanto intestatario di quote di diverse società del gruppo, e il commercialista Antonio Libretti che per i pm era a conoscenza dell’intera situazione, tenendo la contabilità di diverse società riconducibili a Zeno e Bove che, fra l’altro, avevano sede presso il suo studio.

IL SECONDO COMMERCIALISTA
Donato Pasqualucci, commercialista destinatario anche del provvedimento di sospensione della professione di un anno, secondo i finanzieri sarebbe stato il professionista – che in passato fu amministratore giudiziario dei beni confiscati a Zeno nel 2007 per i presunti collegamenti con il clan Selvino di Angri – «fungeva da consulente professionale e gli forniva consigli professionali finalizzati a consentire il reinvestimento e il conseguente occultamento dei proventi illeciti provenienti dalle attività economiche fittiziamente intestate».

I FAMILIARI
Intestatari di quote erano Michelina Del Basso, moglie di Zeno, (50% della società “Cavatappi 2020 Srls” dell’omonima pizzeria) e Maria Rosaria D’Auria (99% della “Dr Carni” e il 40% della “Me-di Carni”) ed Elisabetta Del Regno (75% della “Elmas srl”, titolare del risto-pub “Comm Accetta” di via Torrione), familiari dell’imprenditore delle carni, tutte e tre raggiunte dal provvedimento del divieto di dimora in Regione Campania.

Altri due familiari di Zeno erano nel giro delle quote intestati al altri: soci al 50% della “Bs&Z Sris” (titolare del bar “089” di via Nomentana, a Roma) e all’80% della “Refra Sris” (del bar “089” di piazza Sant’Eustacchio nella Capitale). A questo poi si aggiungono altri prestanome che portano ad un totale di 31 gli indagati.
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I DIPENDENTI NON DIPENDENTI
Bove e Zeno non risultavano proprietari ma semplici dipendenti dei locali che, al contrario, avrebbero gestito. E come gestori si sarebbero comportati, tant’è che erano loro a compiere gran parte delle operazioni contabili che in teoria sarebbero toccate agli amministratori sulla carte e che invece sarebbero stati dei prestanome, come le transazioni bancarie da remoto per pagare, ad esempio, gli stipendi ai veri dipendenti dei locali di Salerno e Roma.

I PRIMI INTERROGATORI
Enzo Bove, ieri mattina, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La moglie di Zeno, la 59enne Michelina Del Basso di San Cipriano Picentino, assistita dall’avvocato Giovanni Chiarito, ha fornito la sua versione dei fatti e il Gip ha ritenuto che le esigenze cautelari si fossero affievolite: a suo carico il Gip ha disposto il solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nelle prossime ore, attesa anche la decisione per altre due indagate, sempre con l’obbligo di dimora al di fuori della regione Campania, Mariarosaria, detta Mariella, D’Auria ed Elisabetta Del Regno di Salerno.


Martedì prossimo sarà l’ora degli interrogatori di garanzia di Domenico Zeno e degli imprenditori Massimo Sileo di 58 anni, conosciuto per la sua attività nel mondo del caffè, Carmine Del Regno di 58 anni di Salerno, commerciante di carni, Vincenzo, detto Enzo Casciello 73enne giornalista salernitano al momento sospeso, e del commercialista Antonio Libretti, nato a Polla 41 anni fa, ma residente a Sant’Arsenio, tutti ai domiciliari, e per il 63enne Donato Pasqualucci.

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