Una situazione parallela al centro di permanenza per gli immigrati di Milano
Immigrati trattenuti nel centro di permanenza per il rimpatrio di Potenza trattati come se fossero delle «scimmie». Una nuova inchiesta scopre quanto avviene dietro le mura di alcuni Cpr, centri che non sono detentivi, ma solo per il trattenimento amministrativo degli stranieri. Dopo lo scandalo del centro di via Corelli a Milano (domani il Riesame) ora si aggiunge quello di Potenza con punti di contatto tra le due società di gestione che conducono gli inquirenti ancora una volta a Salerno. Le due strutture, quella meneghina e quella potentina, vedrebbero coinvolti almeno una persona, il 50enne Alessandro Forlenza di Salerno che a Potenza sarebbe il gestore (assieme a Paola Cianciulli) della Engel che ha in cura il Cpr locale e a Milano sarebbe interessato di fatto alla gestione del centro di via Corelli affidato alla Martinina Srl di cui sarebbe gestore di fatto e gerente ufficiale Consiglia Caruso, madre di Forlenza, anche lei di Salerno.
QUANTO ACCDEVA A POTENZA
Il centro per i ripatri di Palazzo Gervasio sarebbe stato un inferno. La procura e la Squadra mobile di Potenza sono intervenuti proprio per porre rimedio a questa gestione, ponendo addirittura l’ispettore di polizia Rosario Olivieri agli arresti domiciliari. Il Gip di Potenza ha disposto per i Forlenza (difeso dall’avvocato Michele Sarno) e Cianciulli il divieto per un anno ad esercitare imprese o uffici direttivi operanti in rapporti con la pubblica amministrazione e per il medico della struttura, Donato Nizza, la sospensione per un anno dall’attività professionale nei Cpr.
I migranti sarebbero stati imbottiti a loro insaputa di Rivotril, un tranquillante conosciuto come la droga dei poveri.
LO SCONCERTO DEGLI INQUIRENTI
Per il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, gli extracomunitari venivano trattati come delle scimmie: «Nei Cpr si gioca la credibilità dello Stato: a Palazzo San Gervasio abbiamo riscontrato trattamenti che non sono degni di un Paese civile». La Procura aveva chiesto il carcere per Olivieri, ma il gip Antonello Amodeo ha derubricato il reato di tortura in violenza privata pluriaggravata. In un servizio mandato in onda da Striscia la Notizia un anno fa, si vedeva un agente di Polizia, poi identificato in Olivieri, costringere un ospite del Centro ad assumere un farmaco. Le indagini hanno accertato che la pratica di minacciare i migranti per ottenere che assumessero i farmaci era diffusa. Dopo il servizio di Striscia, l’ispettore Olivieri avrebbe falsificato una relazione nel tentativo di dimostrare che l’ospite doveva assumere il farmaco dopo aver aggredito un’infermiera e tentato di ferire lo stesso Olivieri, che è accusato anche di falso ideologico, calunnia e truffa aggravata ai danni dello Stato.
IL RIVOTRIL
L’inchiesta. La procura potentina avrebbe accertato che sono state maltrattate almeno 35 persone, con un consumo abnorme di Rivotril e di altri farmaci tranquillanti, come il Valium, e il mancato rispetto delle previsioni stabilite dall’appalto, con un profitto di oltre 300 mila euro generato da una gestione al di sotto degli standard delle ore di servizio di medici e infermieri. In particolare, da ricerche svolte dai Nas dei Carabinieri «risultava – si legge nell’ordinanza del Gip – che erano state prescritte a pazienti ospiti della struttura ben 1.315 confezioni di Rivotril in gocce e compresse nel periodo da gennaio a dicembre 2018 e ben 920 confezioni dal gennaio 2019 all’agosto 2019″.
In un altro filone dell’inchiesta potentina, la Procura e la Polizia hanno riscontrato all’interno del Cpr «un vero e proprio monopolio dell’assistenza legale» per i contenziosi per il rimpatrio, con parcelle «in un caso anche di 700 mila euro» liquidate dallo Stato a un solo studio legale.