Appalti per l’illuminazione pubblica, ecco perché è indagato il presidente Alfieri

Di mezzo un subappalto a Battipaglia e un appalto a Capaccio, il primo beneficiaria la ditta dei parenti di Alfieri

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Maxi gara per la pubblica illuminazione a Capaccio-Paestum, il sindaco e presidente della provincia Franco Alfieri indagato per concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbativa d’asta

GLI INDAGATI
Cinque gli indagati dalla procura di Salerno, grazie alle indagini condotte dalla guardia di finanza del gruppo di Eboli e del nucleo di polizia economico finanziaria: Alfieri, i salemitani Vittorio De Rosa di 68 anni e Alfonso D’Auria di 53 anni, il legale rappresentante legale della “Deivit” di Roccadaspide, la 86enne Elvira Alfieri di Torchiara, legata da rapporti di parentela con il sindaco e titolare della “Alfieri impianti”, il 61enne ingegnere Carmine Greco di Pagani, funzionario del Comune di Capaccio e il 26enne agropolese Andrea Campanile, staffista di Alfieri.

L’INCHIESTA
La turbativa della libertà degli incanti e di scelta del contraente è l’ipotesi su cui si indaga (tranne per Elivira Alfieri). Gli Alfieri, Campanile ed altri (non resi noti al momento della comunicazione agli indagati) sono sotto inchiesta per concorso corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. D’Auria e De Rosa sarebbero i presunti corruttori.

I militari hanno acquisito documenti al comune di Capaccio Paestum, nella sala del presidente della Provincia di Salerno all’Ufficio tecnico comunale di Battipaglia.

L’inchiesta è partita da un subappalto sempre inerente alla pubblica illuminazione a Battipaglia dal valore di 2.5 milioni di euro data alla “Dervit”, autorizzata poi ad affidare 231mila euro di lavori alla Alfieri impianti, società di parenti del presidente della provincia di Salerno, pur se nessuno degli intestatari delle quote, tranne l’amministratrice, è indagato.

Per i finanzieri e la procura di Salerno, quel subappalto -per il quale la “Alfieri Impianti” avrebbe emesso fatture da 438mila euro alla “Dervit” – sarebbe configurabile «alla stregua di un corrispettivo illecito strumentalmente concesso dalla Dervit alla Alfieri Impianti – al fine di conseguire l’aggiudicazione dei lavori a Capaccio Paestum. Il pm Alessandro Di Vico scrive d’un «consolidamento dei rapporti tra le imprese» l’affidamento tra le due società nei lavori di Battipaglia che avrebbe portato in dote l’appalto da 2.2 milioni di euro a Capaccio-Paestum.

Solo 18 giorni dopo la prima fattura emessa dalla Alfieri Impianti, la pubblicazione del disciplinare di gara per l’adeguamento e la riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale a Capaccio Paestum.
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LA GARA DI CAPACCIO
A differenza della gara di Battipaglia parteciparono otto ditte con una procedura aperta, vinta dalla Dervit, quella di Capaccio fu per inviti a dieci ditte, con la risposta solo della Dervit. Insomma il sospetto è che la vittoria della gara d’appalto a Capaccio di cui è sindaco Franco Alfieri sia stata influenzata pesantemente dal subappalto dato a Battipaglia all’azienda dei parenti del sindaco capaccese.

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