Il primo anno e mezzo e quella voglia di cambiare “senza scosse”

L’eredità di Torquato in attesa del compimento dei cinque passi e oltre

È questo il dato di una Amministrazione, quella di Paolo De Maio a Nocera Inferiore, e che lo stesso sindaco sa, che prova pian piano a girare, senza strappi, le pagine di una gestione precedente che ha cifre ben precise.
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In fondo è evidente il fatto che questi primi 18 mesi dell’attuale sindacato si iscrivono a pieno titolo nel decennio dell’ex sindaco Torquato. Non solo per il consistente lascito di interventi che si stanno realizzando in città: dalle fognature, su tutti, ma anche la rotatoria presso l’A3 col nuovo parcheggio, la nuova pubblica illuminazione a led, la villa comunale (che tarda ad aprire); i 2 cantieri, seppur a rilento, per le aree Pip. Tutti progetti approvati, finanziati, talvolta appaltati o inziati in coda di mandato dall’amministrazione Torquato, che aveva però dovuto allungare i tempi causa covid. Per non parlare di quelli ammessi a finanziamento, come il Castello del Parco Fienga con i fondi del Pnrr.

Ed ancora, non perché secondarie, le attività amministrative che hanno lasciato al Comune un’ossatura robusta: dalla storica procedura decennale  per uscire dal predissesto, che permette all’Ente di disporre di circa un milione di euro in più l’anno, al risanamento della Multiservizi, rendendo possibili i nuovi concorsi, alla nuova pianificazione urbana grazie alla quale, oggi l’amministrazione puo’ elaborare l’adeguamento del Piano Operativo.

Ma il punto, dopo un anno e mezzo, è comprendere se e quale sarà davvero il target della nuova Amministrazione, che appare proiettata a voler durare anche più di un mandato. E qui si aprono davanti a Paolo De Maio due strade. Una territoriale, l’altra politica.

Partiamo dalla seconda. L’attuale sindaco si muove certamente a suo agio in un partito cui ha deciso di aderire dopo il suo primo mandato da consigliere comunale eletto nella civica Torquato Sindaco. L’area è quella del Partito Democratico, o meglio quella deluchiana, come affermato dallo stesso primo cittadino nella web trasmissione Confronti. E le ultime elezioni provinciali lo confermano. Non solo per il successo di una consigliera comunale della sua maggioranza (anche col possibile concorso, si dice, di qualche voto dalla minoranza). Operazione che riuscì già, seppure in forma civica, anche alla passata Amministrazione con l’elezione a Palazzo Sant’Agostino di Fausto De Nicola. Quanto per aver convertito al Pd una consigliera civica con simpatie “destrorse”.
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Un risultato non trascurabile. Da questo connubio col Pd la posizione politica di De Maio può trarre indubbiamente vantaggi, ma non sappiamo se questi saranno limitati alle prospettive politiche sue proprie o ricadranno anche sulla città che amministra. Oppure, ne rappresenteranno un elemento di fragilità qualora De Luca o il Pd non dovessero rivincere le elezioni regionali tra poco più di altri 18 mesi. Sotto questo aspetto il precedente sindaco, da civico, aveva voluto mantenere autonomia di azione e di posizione, senza aderire ad un partito che ha sempre considerato un limite, anche per il proprio passato di destra.

L’altra strada, quella territoriale, forse è la più importante che l’attuale primo cittadino dovrà dimostrare di saper percorrere. Oggettivamente prende origine anch’essa dal suo predecessore, con la prima Conferenza dei Comuni, ma con qualche opportunità in più da cogliere: il Masterplan. È quella della collaborazione tra le 13 città dell’Agro, per far sentire la propria voce su problemi che stanno sempre più soffocandone il futuro. Sanità, trasporti, ambiente. La sfida della salute, tra ospedali e distretti territoriali o quella contro un traffico veicolare che ci soffoca sempre più, chiede coesione, anche per bilanciare le politiche alquanto salernocentriche del Governatore della Campania.

E una buona dose di autonomia pur nell’appartenenza politica di schieramento. La questione retroporto, De Luca docet, può essere dietro l’angolo. Come quella del mancato potenziamento del sistema sanitario dell’Agro, con pronti soccorso che scoppiano e reparti frammentati. Solo se questi obiettivi saranno raggiunti, e molto dovrebbe fare il masterplan, l’amministrazione attuale potrà dirsi non più solo “erede” della precedente, del cui lavoro ha finora legittimamente beneficiato, ma anche capace di dare una svolta al territorio che è mancata in tempi in cui, il primo obiettivo, era rimettere in piedi la baracca e salvarla dal rischio del naufragio. Operazione che può dirsi, alla prova dei fatti, riuscita.
Giuseppe Colamonaco

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