Inchiesta sulle condizioni del Cpr di Milano, Salernitani i gestori nella bufera

Sono madre e figlio di Salerno, la ditta ha sede a Pontecagnano

Sarebbe stato un vero e proprio girone infernale. Da mesi, il Cpr di Milano era finito nell’ambito delle inchieste televisive delle Iene e di striscia la notizia sul centro di permanenza degli immigrati di Milano.video-iene-CPR-MILANO-RTAlive
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Un’indagine che riguarda il centro in sé, dove le forze dell’ordine fanno la sicurezza in una struttura che non è di detenzione, pur se gli ospiti sono in cella e attendono mesi per un controllo amministrativo, facendo la vita dei reclusi pur se non hanno commesso reati.

L’indagine della guardia di finanza di Milano e della procura meneghina riguarda, però, anche i servizi appaltati alla Martinina srl di Pontecagnano, amministrata dalla 73enne Consiglia Caruso di Salerno, ma di fatta gestita dal 49enne figlio Alessandro Forlenza, entrambi di Salerno. Ieri le perquisizioni a Milano e Salerno, ordinate dai pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari ed eseguiti militari della guardia di Finanza del Nucleo milanese di polizia economico finanziaria
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LE IPOTESI DI INDAGINE
L’indagine è aperta su un’ipotesi di frodi nelle pubbliche forniture e turbativa degli incanti per la gestione del Centro di permanenza di via Corelli, costato 4,4 milioni di euro. La frode consisterebbe «nella esecuzione del contratto di appalto… ponendo in essere espedienti maliziosi e ingannevoli, idonei (a farlo apparire) conforme agli obblighi assunti» per garantire una ospitalità adeguata ai migranti in attesa di rimpatrio. Sarebbero stato prodotti documenti contraffatti, la presenza di servizi «pattuiti in sede contrattuale con la Prefettura… in realtà mai prestati o comunque prestati in maniera largamente insufficiente».
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LE GRAVI INSUFFICIENZE AL CPR
Il presidio sanitario all’interno del Centro, secondo gli inquirenti, sarebbe stato assolutamente inadeguato, sarebbero mancati i medicinali, le visite di idoneità alla vita agli ospiti con epilessia, epatite, tumore al cervello e altre gravi patologie sarebbero state carenti. Il supporto psicologico e psichiatrico era ritenuto «largamente insufficiente e fornito da personale che non conosce la lingua» degli ospiti. Le persone trattenute venivano esaminate psicologicamente «sulla base del feeling».

Un ospite non avrebbe potuto effettuare « una gastroscopia perché il gestore non pagava il ticket»; un altro con il «piede fratturato (che) non ha potuto effettuare la visita per il rifiuto del gestore di pagare»; un terzo uomo «annientato dal mal di denti» che non avrebbe ricevuto le cure perché il direttore sanitario del centro avrebbe detto: «Ma ce li abbiamo i soldi per ricostruire i denti a questo ragazzo?».
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Le camere sarebbero state sporche e i bagni in condizioni vergognose. Un teste avrebbe raccontato che l’unica pulizia che veniva fatta era per le parti comuni e anche un po’ all’acqua di rose». Anche il vitto non sarebbe stato certamente quello per cui lo Stato pagava tutti quei soldi: «Sarebbe stato servito cibo maleodorante, avariato… scaduto».

E inoltre, il servizio di mediazione culturale e linguistica sarebbe stato gravemente deficitario e assente qualsiasi attività di ricreazione sociale e religiosa. Inoltre, quasi la totalità dei dipendenti del Cpr non avrebbero ricevuto il Tfr, parte della retribuzione, pagamenti dopo 60 giorni. Madre e figlio salernitani sono indagati anche per aver presentato documenti falsi e apocrifi e quindi avrebbero turbato la gara d’appalto aggiudicata alla società che dal 10 ottobre del 2022 aveva avuto in appalto dal Ministero dell’Interno il Cpr, per il quale la srl riceve 40,18 euro a migrante al giorno più 132,6 euro per il kit di primo ingresso.
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LA CONSIDERAZIONE
Assistere a questa storia in un centro con decine e decine di forze dell’ordine e dell’esercito per ogni turno, in un paese civile, questa vicenda è da brividi. Ovviamente, sarebbe intollerabile se fosse destinata a dei detenuti che hanno commesso dei reati e ancor di più lo è per delle persone che sono trattenute solo per delle verifiche amministrative, non avendo il permesso di soggiorno o destinatari di un provvedimento di espulsione.

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