Calcio e identità: c’e un caso Salernitana?

di Manlio Torquato

Non sono un espertissimo di calcio, che pure seguo, però. Ma sono attento ai fenomeni sociali. Il calcio indubbiamente lo è, perchè esprime forte l’identita collettiva in tempi di pace. È “esploso” un caso a seguito del derby Salernitana Napoli. Quello di alcune tifoserie della provincia (Eboli e Scafati), schierate allo stadio per il Napoli (e contro la Salernitana). Quindi non quelle storicamente rivali di Nocera e Cava. Ma di città che quasi mai sono state calcisticamente competitive col capoluogo, militando in altra serie.

Ora, è vero che il Napoli è da sempre “la” squadra della Campania. E che la Salernitama solo di recente (e assai raramente) ha conosciuto i fasti della massima serie tanto da non poter radicare una vera tifoseria non dico regionale, ma almeno provinciale. Ma cio’ non spiega il fatto di come la squadra del capoluogo, unica a militare tra le due serie massime di A e B (oltre al Napoli ovviamente) attiri così scarse simpatie perfino in città a pochi chilometri da lei. E non parlo di tifo (che ognuno ha il suo, geografia a parte) ma di simpatia, almeno. Anzi se qualcosa attira è l’esatto contrario, dalla maggior parte degli abitanti della provincia (se si esclude la valle dell’Irno e Pontecagnano); di fatto l’immediato entroterra urbano del capoluogo. O il cilento da cui, va detto,  proviene buona parte degli attuali abitanti di Salerno a cavallo degli anni ’60 e ’70.
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Allora, una ragione c’è. E forse è anche socio-politica.
È che il capoluogo, cioè la sua classe dirigente, ha sempre guardato un po’ con la “puzza sotto al naso” a  parte del suo territorio provinciale ritenendosene (spesso a torto) meglio. O costruendo talvolta a sue spese (dell’Agro o della Piana del sele) una crescita salernocentrica mal accettata d’intorno. E soprattutto mal riconosciuta, se è vero che per quanto facciano stadi porti ed aeroporti, Napoli resta una capitale del Mediterraneo; Salerno invece….

Perfino l’Avellino di Sibilia, squadra di un piccolo capoluogo interno della Campania, negli anni ’80, pur da ex rivale calcistica di tante squadre della provincia salernitana; giunto in A (nella quale, va detto, milito’ con continuità e sorprendente successo per un decennio), raccoglieva da noi e in tutta la regione, diffuse simpatie. Non solo per Juary Dirceu DeNapoli Shakner Tacconi ecc. Non solo per la favola di una cenerentola del sud che ce l’aveva fatta. Ma anche per il suo saper essere capoluogo senza spocchia. Ad appena 25km da noi.
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E con un classe dirigente che contribuì a guardare anche e “autenticamente” oltre il proprio perimetro: dall’Università del nuovo campus a Fisciano, al Tribunale di Nocera al potenziamento dei nostri Ospedali. E non solo come territorio “servente”. E’ la virtù di una classe dirigente dell’entroterra (penso a un De Mita a un Gargani e ad altri) che anche quando raggiunse la vetta sapeva che c’è sempre un orizzonte cui guardare e che solitamente è oltre la montagna. Oltre il proprio confine.

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