Scafati/Bosco, condannato per tre omicidi dopo 32 anni: all’epoca era minorenne

Per gli omicidi di Francesco Nasti, Giuseppe Avino e Angelo Gragnaniello, commessi nel marzo 1991, nella zona di via Passanti, a cavallo tra Scafati e Boscoreale c’è ora una condanna. Anche se solo in primo grado, ma una pesante condanna a 13 anni. Pesante si, se si considera che l’imputato era all’epoca minorenne (17 anni) e quindi anche se all’età di 50 anni ha beneficiato del rito minorile.

Il pm aveva chiesto la condanna per il 50enne Francesco Casillo di Boscoreale a 10 anni e otto mesi di reclusione per fatti commessi nel marzo del 1991 e di queste vicende parlò già nel 2011 da parte del collaboratore di giustizia. Casillo ha ricevuto circa tre anni i reclusione in più, nonostante sia stata riconosciuto la sua collaborazione con la giustizia e quella dei reati fra loro, oltre a quella con una sentenza di condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso, risalente al 1999, ritenute prevalenti le attenuanti genetiche e quella della minore età.

COSA ACCADDE
Casillo di Boscoreale fu coinvolto in quegli anni la guerra di camorra tra i clan che componevano l’alleanza Nuova Famiglia e la Nco di Raffaele Cutolo. Assieme a lui c’erano i suoi fratelli, più grandi di lui, nell’ambito della criminalità operante tra Scafati e il “Boschese”. Il tutto nasce dalla volontà della N.F. di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso che voleva punire l’assassinio di Pasquale Langella, a loro vicino che sarebbe stato commesso con l’aiuto di Nasti, Avino e Gragnaniello. Per i tre la sentenza di morte che sarebbe stato eseguito di fratelli Casillo, Luigi, Giuseppe e dal 17enne Francesco, uomini forti nella zona di Piano Napoli tra Boscoreale e Torre Annunziata, la cui attività principale era lo spaccio di sostanze stupefacenti.
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I FRATELLI CASILLO
Nel 1994 fu ucciso Luigi Casillo per una lotta interna al clan del gruppo Alfieri Galasso, e nel 1998 stessa sorte per il fratello Giuseppe per un debito di droga non suo. Dal 1999 al 2011, Francesco Casillo, attuale imputato a Salerno, divenne il capo dell’organizzazione ereditata dai due fratelli a Piano Napoli, fino alla sua collaborazione, nel 2011. E risalgono a quest’epoca le dichiarazioni sui tre assassini per i quali è oggi imputato, ma che nessuno li aveva perseguiti, solo per uno con tutti assolti. A quei tre omicidi sarebbe stato partecipe con ruoli secondo piano il 17enne boschese, utilizzato ora come segnalatore, ora presente sul posto ora impegnato con funzioni di recupero delle persone impegnate nell’agguato.
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RITORNO AL FUTURO
I tre omicidi sono tornate alla ribalta grazie alle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia che ha goduto già della diminuente del rito per altri fatti e che ormai uscito dal programma di protezione. Va anche ricordato che attualmente Francesco Casillo è in custodia cautelare per l’omicidio di Liberato Ascione, risalente all’8 settembre 2004, nell’ambito della faida tra i clan Gionta e Limelli-Vangone, per l’egemonia sul territorio di Torre Annunziata.

Arrestato a febbraio di quest’anno, assieme a Vincenzo Pisacane, 65 anni, il contabile del clan camorristico dei Gionta, sarebbero stati i mandanti dell’omicidio di Ascione, ritenuto da Casillo responsabile della morte del fratello Luigi, oltre che debitore per forniture di droga. La condanna è stata emessa dopo la rinuncia alla prescrizione da parte dell’imputato.

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