Inchiesta sui morti riabilitati, «Rendete pubblici i nomi delle strutture mele marce»

La richiesta dell’Associazioni delle imprese sanitarie in Campania

Inchiesta e controlli sui cosiddetti “morti riabilitati”, adesso scende in campo l’associazione Aisic che raggruppa le imprese sanitarie in Campania. E contrariamente a come si potrebbe pensare, Aisic non si schiera a difesa delle aziende coinvolte negli accertamenti che ha già fatto emergere 100 persone per le quali sono state pagate cure riabilitative domiciliari pur essendo deceduti da mesi e quindi fraudolentemente portate all’incasso, con tanto di firme false addirittura dei deceduti.

LA RICHIESTA
Aisic, che raggruppa una ventina di strutture di riabilitazione su 33 esistenti in provincia di Salerno chiede chiaramente principalmente agli inquirenti e all’Asl di «Rendere pubblici i nomi delle mele marce, altrimenti si getta discredito su un intero settore». Un messaggio chiaro del presidente dell’Aisic, Antonio Gambardella, che sottolinea come «poche mele marce dell’importante virtuoso paniere della riabilitazione salernitana, dovevano essere ben identificate ed isolate a tutela di un comparto sanitario di eccellenza. Il comparto della riabilitazione salernitana è un insieme di imprese sanitarie accreditate, sane, operose, con un efficiente know how e personale sanitario e parasanitario altamente formato, aggiornato ed eticamente corretto che da sempre sopperisce alla storica assenza delle strutture pubbliche con un servizio oramai non più alternativo, tipico degli accreditati istituzionali, ma con una attività totalmente sostitutiva ed unico nel suo genere».

I 100 “MORTI RIABILITATI”
«Le strutture associate all’Aisic garantiscono ogni anno, da Angri a Sapri, 600 mila prestazioni ambulatoriali, 260 mila prestazioni domiciliari e 250 mila prestazioni semiresidenziali e residenziali, con liste di attesa che rasentano i dodici mesi – specifica Antonio Gambardella -. È lecito chiedersi: come è possibile mettere in atto un comportamento pensato e reiterato di richieste di rimborso per prestazioni non effettuate? Abbiamo ovviamente piena fiducia negli inquirenti e nella completezza dei dossier inviati dai Dirigenti dell’Asl Salerno, ma come compagine associativa maggiormente rappresentativa di centri virtuosi abbiamo la legittima aspettativa ed il diritto di avere dall’Asl o dagli stessi inquirenti, una chiara identificazione di questi centri e degli eventuali professionisti infedeli che hanno attestato il falso. Su un milione di prestazioni l’anno nel Salernitano qualche errore, in completa buona fede, può accadere, altra storia invece sono le prestazioni effettuate per un lungo periodo a utenti deceduti».

UN SETTORE SOTTO PRESSIONE
«Il veleno iniettato indistintamente in questo comparto, da questa deplorevole vicenda, le ombre che si addensano su professionisti seri e affidabili, non può continuare con questa infinito stillicidio anche mediatico che determina un’ingiustificata sfiducia negli utenti – denuncia Antonio Gambardella -. Questi utenti hanno bisogno di sicurezza, fiducia nelle strutture e nelle persone che accedono alle loro abitazioni perché ci affidano la loro speranza di una immediata ripresa sanitaria e sociale. Come possiamo lavorare serenamente in un clima simile? I Dirigenti sanitari dell’Asl e dei Distretti sono sotto pressione e giustamente condizionati dalle tante notizie che si avvicendano oramai da mesi. Ogni giorno ci richiedono di produrre ripetitivi elenchi, giustificazioni, carte, dossier, procedure, autorizzazioni, certificazioni, inviate mille e mille volte».

FIDARSI DEGLI OPERATORI DI QUESTO SETTORE
«Tutti i Salernitani possono stare tranquilli sulla professionalità, l’integrità e sulla efficienza del settore riabilitativo accreditato Salernitano. – assicura Antonio Gambardella -. La stessa Asl Salerno ha effettuato ultimamente un encomiabile e certosino lavoro di determinazione delle nostre capacità operative di personale e di struttura. L’Asl Salerno sa cosa, quanto, come ed a chi contrattualizzare annualmente i circa settanta milioni di euro, che tra l’altro risultano anche largamente insufficienti rispetto al reale fabbisogno di riabilitazione. A tal fine veniamo sottoposti a continui sopralluoghi da parte dei Distretti, dei Dipartimenti di Prevenzione, dei Nas, dei Noc, dell’Ispettorato del Lavoro ed ora anche dalle Commissioni Ota (Organismi Tecnicamente Accreditante) per la verifica dei requisiti di accreditamento che dobbiamo necessariamente mantenere, insieme alle obbligatorie certificazioni Iso. Ora è intervenuto, anche l’Ordine Professionale dei fisioterapisti a richiederci, per tramite della stessa Asl, i contratti di lavoro che somministriamo al nostro personale, ma conoscendo personalmente la Presidente, sono certo che anche lei, a tutela dei suoi iscritti, richiederà trasparenza e chiarezza in questa vicenda, emarginando i professionisti che, eventualmente, hanno dichiarato il falso venendo meno alla loro funzione etica e professionale».

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