Campi Flegrei, questa mattina la seconda scossa più forte da 40 anni

Altri due terremoti di minore intensità. Cosa sta accadendo. La sequenza

Tre scosse questa mattina nei Campi Flegrei: aumenta la paura dei residenti. La prima scossa, di 1,6 gradi Richter intorno alle 8.17 di questa mattina, in via Pisciarelli a Pozzuoli, seguita da una alle 8,44 di 3,6 gradi di via Fasano (a una profondità di 2,6 chilometri, la seconda più forte degli ultimi 40 anni) e una terza alle 10.50 di 1,4 gradi (profondità di 4 chilometri).

Molti abitanti di Pozzuoli e dei comuni limitrofi e dei piani alti di palazzi di alcuni quartieri di Napoli (specie Agnano, Bagnoli, Pianura e Fuorigrotta), hanno avvertito la scossa di magnitudo 3.6, e hanno raccontato di aver sentito un forte boato, come nel caso di quella 1,6 gradi. In alcune aree del comune puteolano c’è stato un breve blackout. C’è stato anche chi è sceso dai palazzi in strada per paura che i terremoti proseguissero.

LA SECONDA SCOSSA PIÙ FORTE DEGLI ULTIMI 40 ANNI
Quella delle 8,44 di questa mattina è la seconda scossa più forte in 40 anni, la stessa magnitudo di quella registrata il 29 marzo 2022. Nell’ottobre del 1983, il più forte terremoto, di magnitudo 4.4 dell’ottobre 1983.

LA SEQUENZA
Da poco un anno si registrano continue scosse di rilievo nel Campi Flegrei: il 16 marzo un sisma di magnitudo 3.5 gradi, il l 29 marzo 2022, ad una profondità di 2,5 chilometri, 3.6 gradi. L’8 maggio una scossa di magnitudo 3.4 attorno alle ore 4,28, con epicentro nella zona della Solfatara (ad una profondità di 2,7 chilometri).

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Campi Flegrei, il supervulcano sta cambiando. «Crosta meno elastica, possibili fratture». Ultima eruzione nel 1538. Da gennaio di quest’anno, poi, il valore medio della velocità di sollevamento del bradisismo nell’area di massima deformazione è di circa 15 millimetri al mese.

Il sollevamento registrato alla stazione gps del Rione Terra è di circa 103.5 cm a partire da gennaio 2011. «Nelle ultime settimane sembra registrarsi una riduzione della velocità del sollevamento – recita l’ultimo bollettino della sala Ingv di Napoli dei Campi Flegrei -, il cui reale andamento potrà essere valutato con i dati delle prossime settimane».

Un recente studio a firma di ricercatori dell’University College London (Ucl) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), apparso su ‘Communications Earth and Environment’ di Nature, afferma che il susseguirsi degli episodi di sollevamento degli ultimi decenni ha causato un progressivo indebolimento nella crosta della caldera dei Campi Flegrei, rendendone maggiormente possibile la rottura nei prossimi anni.

«Al momento il complesso dei dati frutto del costante monitoraggio dell’Istituto non fornisce alcuna prova che faccia pensare ad un aumento del rischio di una eruzione nella zona – spiega all’AGI Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv – I risultati dello studio in questione vanno valutati alla luce di tutte le informazioni che ci derivano dal nostro monitoraggio e sebbene sia possibile, se il trend descritto nel lavoro dovesse continuare, che si abbia una rottura della crosta maggiormente rilevante, ciò non vuol dire che necessariamente si avrà una eruzione. Anzi, come detto, il complesso dei dati fa pensare ad un origine non magmatica dell’indebolimento della crosta».

COSA C’È DA FARE
Oltre a un costante monitoraggio e alla ricerca, c’è la necessità di «mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici e privati» della zona viene rimarcata dal deputato Francesco Emilio Borrelli, di Alleanza Verdi-Sinistra, che preme perché venga varato un decreto (di cui ha parlato oggi con il presidente della Commissione Finanze, di cui fa parte) che preveda facilitazioni e sgravi fiscali per le opere di manutenzione e messa in sicurezza dei fabbricati dell’area flegrea.

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