Procuratore Centore, sui beni confiscati una zona grigia, i sospetti sugli abusi edilizi

La procura di Nocera ha azzerato l’arretrato storico in sei anni. Il programma delle attività del 2023 con un’analisi puntuale sullo stato dell’ufficio inquirente nocerino. Una foto della giustizia nell’Agro nocerino, Cava e Valle dell’Irno

Il procuratore Antonio Centore ha reso disponibile sul sito della procura di Nocera Inferiore, che dirige, il “Programma annuale delle attività” per l’analisi del contesto. Un’attenta analisi della giustizia nell’Agro nocerino, Cava de’ Tirreni e Valle dell’Irno.

GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI
Tra gli obiettivi raggiunti non solo l’azzeramento dell’arretrato storico (-83% del mod. 21, fascicoli a carico di persone note, e -50% dei mod 44, fascicoli a carico di ignoti), passando da passati da 13mila fascicoli del 2017 ai duemila del 2023.

Il procuratore Centore ha avuto sempre come punto di riferimento quello di sottrarre i proventi dei reati a chi li aveva commessi, puntando nelle indagini a perseguire questo aspetto, ma anche dell’utilizzo dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Sul punto l’ufficio non ha molte competenze, ma la procura nocerina si è data un gran da fare nel monitoraggio, nell’individuare e nel risolvere o impostare a soluzione situazioni nelle quali erano emerse interferenze o inframmettenze da parte dei precedenti proprietari o di personaggi ai medesimi riconducibili, ma anche gravi abusi o omissioni da parte delle amministrazioni locali alle quali i beni erano stati assegnati o da parte dei custodi amministratori giudiziari alle cui cure i beni erano stati affidati.

LA DENUNCIA: LA ZONA GRIGIA E SOSPETTA DISATTENZIONE
Il procuratore Centore denuncia una zona grigia per la gestione dei i beni confiscati che offre spazio ad innumerevoli inefficienze, ritardi, omissioni e abusi (vedi sezione D del documento di seguito).
Tra i rilievi mossi alle amministrazioni succedutesi negli anni è stata anche la colpevole e per molti aspetti sospetta disattenzione nei riguardi di gravi abusi edilizi perpetrati da soggetti appartenenti ad associazioni camorristiche egemoni nella zona, l’Ufficio ha avviato un capillare (vedi sezione E del documento di seguito). Altri capitoli riguarderanno il fiume Sarno (vedi sezione B del documento di seguito) e il codice rosso (vedi sezione C del documento di seguito)

IL DOCUMENTO ALLEGATO
1. ANALISI DEL CONTESTO
• QUADRO DI RIFERIMENTO DELL’UFFICIO
• ANALISI DEL CONTESTO INTERNO ED ESTERNO
• RISORSE UMANE E MATERIALI DISPONIBILI
• VERIFICA DEL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI RELATIVI AGLI ANNI PRECEDENTI
• CRITICITÀ

L’organico di magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore prevede un Procuratore della Repubblica, 11 Sostituti Procuratore e 10 vice procuratori onorari.
Attualmente, in seguito al trasferimento di un magistrato ad altra sede e dell’indisponibilità di altro sostituto, in congedo per maternità, sono in servizio, oltre al Procuratore (VEDI NOTA N.1), solo 8 Sostituti Procuratori e 9 vice procuratori onorari.

Con riguardo al personale amministrativo, la pianta organica si compone di n. 36 unità (2 direttori amministrativi, 5 funzionari giudiziari, 6 cancellieri, 11 assistenti, 4 operatori giudiziari, 4 conducenti automezzi, 4 ausiliari), profili che presentano tuttora significative carenze, visto che attualmente risultano scoperti – rispetto ad un organico già di per sé fortemente sottodimensionato – ben 7 posti di personale amministrativo (n. 3 cancellieri, n. 1 conducenti di automezzi, n. 3 ausiliari) su un organico che – come si è detto – è di n. 36 unità, con una percentuale di vacanze pari al 19 %, con la prospettiva per il prossimo futuro di un ulteriore depauperamento delle risorse umane, eventualità che risulta particolarmente allarmante con riguardo al ruolo dei cancellieri, atteso che proprio la mancata corrispondenza tra il numero di magistrati ed il numero dei cancellieri genera gravi problemi all’Ufficio per lo smistamento del lavoro e per i tempi di definizione dei procedimenti, viziando anche le statistiche relative ai tempi di definizione dei medesimi, per la difficoltà di “scaricare” il lavoro già svolto dai Sostituti.

Quanto all’organico delle tre aliquote (Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza) della Sezione di Polizia Giudiziaria operante presso questa Procura della Repubblica, commisurato secondo un rapporto minimo di due unità di P.G. per ogni magistrato in organico (cfr. art. 6 comma 2° del D.Lgs. 271/89), lo stesso – essendo ancora rapportato ad una pianta organica di magistrati pari ad 8 (7+1), poi passata a 12 (11+1) – è pari 16 unità di P.G. (7 appartenenti alla Polizia di Stato, 6 all’Arma dei Carabinieri, 3 alla Guardia di Finanza), con una carenza (se correlata all’attuale pianta organica di magistrati prevista in 12 unità) pari ad 8 unità. L’attività dell’Ufficio è regolata, oltre che dalla normativa vigente, dal Progetto Organizzativo varato il 28/2/2022.

1-tribunale-nocera-inferiore-rtaliveLa Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore patisce da anni – oltre ad una cronica mancanza di spazi adeguati – una grave carenza di personale amministrativo in servizio, già tabellarmente sottodimensionato – come si è detto – rispetto alle reali esigenze e caratterizzato altresì da numerose scoperture, limiti e criticità che hanno sinora impedito l’adozione di quei provvedimenti organizzativi (la costituzione dell’Ufficio Spoglio e Pronta Definizione; la creazione di una Cancelleria Dibattimentale Collegiale) che avrebbero consentito di portare ad una piena funzionalizzazione dell’Ufficio, già avviata con il precedente Progetto Organizzativo, caratterizzato dalla novità dallo stesso introdotta attraverso l’articolazione dell’Ufficio in Sezioni o gruppi di lavoro secondo specifiche materie, allo scopo di conseguire obiettivi di efficienza e piena trasparenza ed automaticità nell’assegnazione degli affari.

Il bilancio complessivo del nuovo assetto impresso all’Ufficio con il precedente Progetto Organizzativo, valutato alla luce dei numeri, può tuttavia dirsi estremamente positivo, come significativamente attestato nella relazione redatta dal gruppo ispettivo ministeriale all’esito dell’ispezione agli uffici giudiziari di Nocera Inferiore effettuata tra il 17/5 ed il 30/9/2021 con accesso in sede dal giorno 8 al 16/6/2021 (VEDI NOTA N. 2):
Parimenti significativo in termini positivi è stato anche il giudizio espresso il 22/3/2021 sulla conduzione dell’Ufficio dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Salerno (VEDI NOTA N:3) :

2. OBIETTIVI
DESCRIZIONE DEGLI OBIETTIVI:
• I RISULTATI IN TERMINI CONCRETI DI CUI SI PROPONE IL RAGGIUNGIMENTO,
• LE UNITÀ O AREE ORGANIZZATIVE COINVOLTE
• LE COLLABORAZIONI CON ALTRE ARTICOLAZIONI ORGANIZZATIVE E/O SOGGETTI ESTERNI

INDIVIDUAZIONE DI AMBITI PRIORITARI D’INTERVENTO:
A) REATI COMMESSI IN DANNO DI SOGGETTI APPARTENENTI ALLE C.D. FASCE DEBOLI,
B) REATI IN MATERIA AMBIENTALE, SOPRATTUTTO CONNESSI ALLA PIAGA DELL’INQUINAMENTO DEL FIUME SARNO,
C) ATTIVITÀ DI CONTRASTO ALL’ACCUMULAZIONE DI PATRIMONI DI ILLECITA ORIGINE

La strutturazione dell’Ufficio, introdotta con il precedente Progetto Organizzativo, in distinti settori di specializzazione per materie, individuati e suddivisi sulla base dei risultati dell’analisi dei flussi di lavoro per tipologie di reato omogenee, ha trovato piena corrispondenza nei dati statistici relativi agli anni successivi a tale articolazione, frutto evidentemente di scelte già in origine meditate, in quanto basate su un’attenta disamina dei flussi e della realtà socio-criminale del territorio amministrato che, peraltro – non risultando essersi mutata in meglio – non ha richiesto – nel nuovo Programma Organizzativo varato lo scorso 28/2/2022 – correzioni d’indirizzo nell’organizzazione dell’attività repressiva.

Quanto all’individuazione – anch’essa correlata ai flussi e alla realtà socio-criminale del territorio – di specifici obiettivi di repressione criminale, di produttività e di smaltimento dell’arretrato attraverso l’indicazione di criteri di priorità nella trattazione dei procedimenti che risultassero compatibili con le già evidenziate carenze dell’ufficio, va detto che anche sotto tali profili il previgente Progetto Organizzativo si è dimostrato funzionale al perseguimento degli obiettivi di efficienza e di politica criminale che si era prefissati, com’è dimostrato non solo – ancora una volta – dai dati statistici relativi alle pendenze, dai quali emerge l’azzeramento dell’arretrato storico dell’ufficio ma soprattutto da quelli relativi alla comparazione dei carichi di lavoro delle Sezioni e all’interno delle medesime.

Con specifico riguardo all’individuazione di criteri di priorità e di obiettivi di efficienza e di politica criminale, anch’essi correlati alla realtà socio-criminale del territorio, va detto che, nell’adottare tali criteri, il Progetto Organizzativo dell’Ufficio si è conformato a quanto in merito disposto dalla L. 27/9/2021 n. 134, da cui emerge una diversa concezione dei criteri di priorità, non più limitati all’indicazione di una mera graduatoria di reati collocati in ordine decrescente, per lo più fondata sull’entità delle pene edittali astrattamente previste o fondata su asettiche e di per sé mute rilevazioni statistiche riguardanti l’incidenza delle singole figure di reato bensì basata sulla realtà socio-criminale nella quale si è chiamati ad operare e su conseguenti e coerenti scelte di politica criminale attribuite al Capo dell’Ufficio.

Nel Progetto Organizzativo dell’Ufficio recentemente varato si è pertanto ritenuto di indicare espressamente (vds. par. 3.6.1) VEDI NOTA N. 4 alcuni ambiti d’intervento cui assegnare priorità, individuati non solo sulla base di un’accorta analisi dei flussi (come quelli relativi a reati commessi in danno di soggetti appartenenti alle c.d. fasce deboli e in materia ambientale, soprattutto connessi alla piaga dell’inquinamento del fiume Sarno, il “fiume più inquinato d’Europa”) ma soprattutto sull’approfondita conoscenza della realtà criminale del territorio, che impone di valutare come prioritaria l’esigenza di rafforzare l’attività di contrasto all’accumulazione di patrimoni di illecita origine, capaci – specie in un territorio ad alta densità criminale, come quello dell’Agro Nocerino-Sarnese, ricco di realtà produttive, molte delle quali in grave crisi – di inquinare il tessuto economico-produttivo dell’area, obiettivo da perseguirsi attraverso un’attenzione prioritaria da rivolgersi verso i reati suscettibili di determinare illeciti arricchimenti, mediante la tempestiva acquisizione e valorizzazione, sin dalle prime indagini, di ogni elemento conoscitivo dal quale poter trarre – al fine di consentire efficaci interventi di ablazione patrimoniale – indicazioni circa l’esistenza di canali di reinvestimento e/o reimpiego di capitali di illecita origine e di disponibilità economiche presumibilmente ricollegabili ai reati oggetto di investigazione o comunque sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati VEDI NOTA N.5 .

Alla particolare e prioritaria attenzione riservata ai predetti settori d’intervento, individuati come obiettivi prioritari all’esito della descritta analisi dei flussi e della realtà socio-criminale del territorio, risulta oltremodo funzionale la ripartizione dell’Ufficio in Sezioni specializzate per materie omogenee – che consente di destinare specificamente e prioritariamente alla loro trattazione più magistrati – nonché l’elaborazione e adozione di apposite linee-guida, direttive mirate e protocolli d’indagine, finalizzati ad un più efficace dispiego delle risorse disponibili in detti settori, individuati come meritevoli di speciale considerazione.

A tanto si è provveduto attraverso l’emanazione di specifiche disposizioni adottate in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere – c.d. “Codice rosso” VEDI NOTA N.6 – in tema di indagini patrimoniali finalizzate alla confisca nonché – in materia di reati ambientali – nella sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra le Procure della Repubblica di Torre Annunziata, Nocera Inferiore ed Avellino, finalizzato ad instaurare tra le medesime uno stabile coordinamento – ai sensi degli artt. 371 C.p.p. e 118 bis Disp. Att. C.p.p. – delle rispettive indagini relative all’inquinamento del fiume Sarno e nella costituzione – all’interno della Sezione Prima/Ambiente/Territorio – di un’unità operativa specificamente addetta alle indagini inerenti detta specifica problematica.

A tanto deve aggiungersi la consolidata collaborazione instaurata dall’Ufficio di Procura, sin dal suo insediamento del suo attuale vertice e via via rafforzatasi negli anni, con la Procura Regionale della Corte dei Conti, attraverso una costante sinergia, avviata nei casi più significativi sin dalle prima fasi delle rispettive indagini, specie in tema di delitti in danno della Pubblica Amministrazione e/o finalizzati all’illecita acquisizione di risorse pubbliche.

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VIDEO – Nocera Inferiore, inaugurazione dei beni confiscati alla criminalità

D) MONITORAGGIO DELLA FASE ESECUTIVA DEI PROVVEDIMENTI DI SEQUESTRO E CONFISCA
Nella già indicata direzione dell’individuazione e riappropriazione dei proventi di reato da parte della collettività, presso questo Ufficio è stato attivato – al fine di assicurare una tutela proiettata anche sulla fase esecutiva delle misure reali – un sistema di monitoraggio della fase esecutiva dei provvedimenti di sequestro e confisca adottati in sede penale o di prevenzione relativi ad aziende e beni immobili ubicati nel territorio del Circondario, svolto attenzionando (in seguito alla definitività dei provvedimenti di natura reale o, nei casi più significativi e/o complessi, già all’esito della decisione di primo grado o persino nella fase delle indagini, in presenza di un mero provvedimento di sequestro) la fase dell’apprensione, liberazione da pesi e situazioni pregiudizievoli, assegnazione e destinazione dei beni confiscati nell’ambito di procedure di competenza o comunque aventi ad oggetto beni esistenti o soggetti residenti nel Circondario di questo Ufficio, al fine di scongiurare il rischio di dispersione o deterioramento o, peggio, riacquisizione (o mantenimento della disponibilità) dei medesimi da parte dei soggetti ai quali erano stati confiscati, attività che viene svolta mantenendo un costante rapporto di scambio di dati e informazioni con l’A.N.B.S.C.-Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata.

Grazie a tale attività di monitoraggio, è stato sinora in molti casi possibile individuare e risolvere o impostare a soluzione situazioni nelle quali erano emerse interferenze o inframmettenze da parte dei precedenti proprietari o di personaggi ai medesimi riconducibili ma anche gravi abusi o omissioni da parte delle amministrazioni locali alle quali i beni erano stati assegnati e/o da parte dei custodi/amministratori giudiziari alle cui cure i beni erano stati affidati VEDI NOTA N.7.

Deve sottolinearsi che un’attività finalizzata alla valorizzazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata assume nell’attualità particolare significato, ove si consideri che lo stesso P.N.R.R.-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attribuisce un valore centrale alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie VEDI NOTA N.8 .

Quanto ai risultati sin qui conseguiti, può dirsi che tra il momento della definitività della confisca (e spesso sin da quello, spesso assai antecedente, del sequestro) e quello della destinazione e definitiva utilizzazione del bene ai fini sociali previsti dalla legge, esiste una zona grigia che, pur se formalmente rientrante nelle competenze dell’A.N.B.S.C.-Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata, offre spazio ad innumerevoli inefficienze, ritardi, omissioni e abusi, che la predetta struttura, dotata di organici insufficienti e limiti operativi, non è in condizione di affrontare e, nella maggioranza dei casi, neppure di rilevare VEDI NOTA N.9.

Va altresì precisato che la predetta attività di monitoraggio, il più delle volte avviata previa attivazione di un procedimento iscritto a mod. 45 (“Atti non costituenti reato”), resta pur sempre finalizzata all’accertamento di eventuali reati ed al perseguimento dei loro autori, con necessità pertanto di verificare – dall’esame dell’iter procedurale della misura disposta, dal momento del sequestro fino a quello della definitiva acquisizione e destinazione – l’eventuale ricorrenza (in tal caso previo passaggio ad uno dei registri mod. 44 o mod. 21) nei comportamenti di singoli operatori avvicendatisi nella fase di esecuzione del sequestro e della confisca, di fasi di ingiustificabile stasi nell’espletamento delle attività a ciascuno spettanti o abusi penalmente rilevanti o sottrazione, dispersione o deterioramento di cose sequestrate, violazione colposa di doveri inerenti la custodia di cose sequestrate cui ne sia conseguita la dispersione o sottrazione o, ancora, eventuali comportamenti da parte degli esecutati o di soggetti ai medesimi collegati finalizzati a sottrarre, disperdere, deteriorare, distruggere, occupare abusivamente o alienare o intestare fittiziamente a terzi tutti o parte dei beni confiscati.

E) CONTRASTO ALL’ATTIVITÀ EDILIZIA ABUSIVA – DEMOLIZIONI DI IMMOBILI REALIZZATI IN ASSENZA DI CONCESSIONE
Alla descritta attività, svolta in maniera capillare ed estesa da un’apposita struttura operante sotto la personale e diretta responsabilità e direzione del Capo dell’Ufficio, deve aggiungersi quanto questo Ufficio di Procura svolge con riguardo al contrasto all’attività edilizia abusiva ed alle demolizioni di immobili realizzati in assenza di concessione.

In particolare, essendo emerso – dalla disamina dei motivi che avevano condotto allo scioglimento per infiltrazioni mafiose di Comuni dell’Agro Nocerino-Sarnese – che tra i rilievi mossi alle amministrazioni succedutesi negli anni vi era stata anche la colpevole e per molti aspetti sospetta disattenzione nei riguardi di gravi abusi edilizi perpetrati da soggetti appartenenti ad associazioni camorristiche egemoni nella zona, l’Ufficio ha avviato un capillare monitoraggio del fenomeno, dapprima riguardante gli abusi già puntualmente enumerati nelle loro relazioni dalle Commissioni di Accesso presso i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, per poi rivolgere l’attenzione anche verso tutti gli altri Comuni del Circondario, a partire dagli immobili abusivi appartenenti a soggetti affiliati a consorterie criminali che già erano venuti in rilievo in occasione di indagini patrimoniali finalizzate all’adozione di provvedimenti di confisca. I risultati di tale capillare attività si sono subito manifestati e continuano a venire in rilievo: da un lato si è dato nuovo impulso – assegnandovi priorità rispetto a tutte le altre – a procedure demolitorie da tempo pendenti, originate da sentenze definitive (peraltro assai rare, attesa la ristrettezza dei termini di prescrizione dei reati rilevabili che quasi mai consentono di giungere a sentenze definitive di condanna), dall’altro si è provveduto a sollecitare l’azione dei Comuni che, nei casi in cui avevano rilevato gli abusi, si erano limitati a segnalarli all’Autorità Giudiziaria senza adottare i provvedimenti (non soggetti a termini di prescrizione) di loro competenza (ordinanze di demolizione e, in caso di inottemperanza, acquisizione forzosa degli immobili al patrimonio comunale).

La descritta attività è in pieno svolgimento ed impegna una parte significativa delle risorse dell’Ufficio: si è già proceduto a demolizioni (alcune delle quali attuate spontaneamente dagli stessi destinatari dei provvedimenti adottati dai Comuni dietro sollecitazione dell’Ufficio) di immobili abusivi appartenenti ad esponenti di consorterie criminali e a numerose acquisizioni forzose da parte delle municipalità, con intuibile disappunto (talvolta apertamente manifestato) da parte di soggetti da troppo tempo convinti di poter contare su disattenzioni, inefficienze e complicità di chi avrebbe dovuto intervenire e non ha saputo, potuto o voluto farlo.

3. TRASPARENZA
• STRUMENTI OPERATIVI INDIVIDUATI E MISURE POSTE IN ESSERE PER LA PROMOZIONE E LA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI RIGUARDANTI LA TRASPARENZA:

A) ELABORAZIONE “PARTECIPATA” DEI CRITERI DI ORGANIZZAZIONE DELL’UFFICIO QUALE PRINCIPALE GARANZIA DI TRASPARENZA NELLA GESTIONE DELL’UFFICIO
A ben riflettere, il più efficace strumento operativo capace di garantire la realizzazione o almeno il perseguimento degli obiettivi riguardanti la trasparenza, è costituito proprio dalla predisposizione – oggi pienamente “partecipata”, attraverso il contributo di tutti i magistrati dell’Ufficio – da parte del Capo dell’Ufficio di un “Progetto Organizzativo”, individuato come strumento cardine di espressione della discrezionalità del Procuratore, chiamato a predeterminare ed illustrare i criteri di organizzazione dell’Ufficio, in tal modo garantendo, nel contempo, istanze di prevedibilità e verificabilità, di partecipazione e di giustificazione motivazionale delle determinazioni finali, a garanzia, in definitiva, della trasparenza.
La stessa predeterminazione di criteri di priorità, finalizzati a garantire – in presenza di risorse limitate in tema di strutture e di personale – il buon andamento della risposta di giustizia, modulati sulle contingenti necessità operative del Circondario, costituisce garanzia di trasparenza.

B) L’ARTICOLAZIONE DELL’UFFICIO IN SEZIONI COME GARANZIA DI EFFICIENZA E DI TRASPARENZA NELL’ASSEGNAZIONE DEGLI AFFARI SULLA BASE DI CRITERI PREDETERMINATI
Anche l’articolazione dell’ufficio di Procura in Sezioni o gruppi di lavoro specializzati per materie omogenee (la permanenza all’interno dei quali è limitata ad un decennio, onde scongiurare il rischio di costituzione di situazioni di potere consolidate), oltre a garantire al meglio la funzionalità dell’Ufficio attraverso il soddisfacimento di esigenze di specializzazione e nel contempo a soddisfare l’esigenza di distribuire razionalmente le risorse complessive dell’Ufficio, garantisce meglio di qualsiasi altra misura – attraverso la conseguente assegnazione automatica degli affari – esigenze di trasparenza.

C) L’ESIGENZA DI ASSICURARE UNA MAGGIORE EFFICIENZA DEL SERVIZIO GIUSTIZIA IN TERMINI QUALITATIVI E NON SOLO IN TERMINI QUALITATIVI (SMALTIMENTO DELL’ARRETRATO)
Ciò che a gran voce si richiede al Servizio Giustizia è un recupero di efficienza, obiettivo che si è fino ad oggi ritenuto primariamente di individuare nel mero smaltimento dei processi arretrati accumulatisi negli anni, secondo una comprensibile ma tutt’altro che pienamente condivisibile logica incentrata esclusivamente sul conteggio entrate/uscite, utile per valutare l’efficienza di un’azienda ma del tutto incongruo quando ci si trovi a dover valutare e decidere tra due tesi contrapposte, dietro ognuna delle quali vi è la vita di persone in carne ed ossa.

Anche sotto detto profilo, tuttavia, la Procura di Nocera Inferiore negli ultimi anni ha pienamente svolto il suo compito, passando dai 13656 procedimenti contro indagati noti pendenti al 13/4/2017 (data di insediamento dell’attuale vertice dell’Ufficio), agli 8509 pendenti al 31/12/2018, ai 4283 pendenti al 31/12/2019, fino a giungere ai 2003 pendenti al 07/03/2023.

Molto più rispondente alle peculiarità del Servizio Giustizia appare – specie nel settore penale – il diverso criterio di valutazione in termini di costi/benefici, in base ai risultati conseguiti rapportati alle risorse umane e materiali a tali fini messe in campo.

Pur dovendosi assolutamente rifuggire da valutazioni dell’attività del magistrato in termini di risultati conseguiti, molte volte indipendenti dalla qualità e quantità dell’impegno profuso, deve ritenersi che il conseguimento di miglioramenti sotto il profilo della “qualità” dei risultati dell’attività giudiziaria debba costituire un obiettivo ben più importante rispetto a quello meramente “quantitativo”, orientato a perseguire risultati solo sul versante della statistica.

D) L’ESIGENZA DI ASSICURARE CONTINUITÀ DI TRATTAZIONE DEL PROCEDIMENTO NELLA FASE DEL GIUDIZIO DAL PARTE DELLO STESSO SOSTITUTO PROCURATORE CHE HA CURATO LA FASE DELLE INDAGINI
A tal riguardo, va detto che una delle principali criticità e cause di inefficienza della Procura della Repubblica e dello stesso Tribunale di Nocera Inferiore, è rappresentato, insieme all’insostenibile mole di procedimenti pendenti (fortemente ridottasi sul versante dell’ufficio inquirente quanto alla fase delle indagini ma in gran parte inevitabilmente riversatasi sull’Ufficio GIP/GUP e sul dibattimento) dall’elevata incidenza di cause definite in sede dibattimentale con esiti assolutori o con declaratorie di estinzione per intervenuta prescrizione. Mentre quest’ultimo esito trova agevole spiegazione nelle difficoltà incontrate dall’ufficio di Procura ed ancor più dal Tribunale (a causa di organici insufficienti e di numeri insostenibili di sopravvenienze) nel definire in tempo utile gran parte dei procedimenti giunti (spesso assai tardi, per i motivi suesposti) alla fase dibattimentale, non altrettanto può dirsi con riguardo all’elevata incidenza di esiti assolutori, che non può altro che ricondursi all’impossibilità di garantire neppure per i processi più importanti e delicati la continuità di trattazione del procedimento nella fase del giudizio dal parte dello stesso Sostituto Procuratore che aveva seguito la fase delle indagini.

In mancanza di un tale opportuno e perciò auspicabile raccordo, si rischia inevitabilmente di prolungare la sequela di “processi inutili” alla quale si assiste da anni, capaci solo di impegnare pubblici ministeri, giudici, avvocati, parti, investigatori, personale giudiziario e testimoni in una dispendiosa attività sostanzialmente priva di scopo, perché incapace di giungere a concreti e tangibili risultati.

Al riguardo va detto che – pur essendo espressamente contemplata, fra i parametri indicatori della professionalità di ogni magistrato, anche l’esistenza di eventuali significative anomalie del rapporto esistente tra provvedimenti emessi o richiesti e provvedimenti non confermati o rigettati, in relazione all’esito delle successive fasi e gradi del procedimento – risulta oggi pressoché impossibile, con riguardo ai pubblici ministeri, monitorare l’esito, nelle fasi e/o nei gradi successivi, delle richieste formulate e/o delle decisioni prese, atteso che non viene in alcun modo resa possibile la responsabilizzazione dei medesimi verso un esito positivo delle indagini dagli stessi avviate e definite, se non viene data loro la possibilità di seguirne il corso nelle successive fasi dell’udienza preliminare e del dibattimento.

Anche se l’art. 3 Disp. Att. C.p.p. è stato abrogato, la continuità del P.M. dalle indagini al dibattimento non può non essere ritenuta come un fattore di efficienza nell’azione di contrasto giudiziario al crimine e costituire, quindi, un criterio organizzativo da perseguire in ogni modo VEDI NOTA N.10, almeno per i procedimenti di maggiore complessità e rilevanza, attraverso l’individuazione di un meccanismo che renda possibile al Sostituto che ha curato la fase delle indagini preliminari di rappresentare l’organo dell’accusa anche per l’intera durata della fase dibattimentale sino alla sentenza, in modo da assicurare un’effettiva continuità tra la fase delle indagini e la fase dibattimentale, non disperdere il patrimonio di conoscenze acquisito dal singolo Sostituto nella fase delle indagini e valutare la possibilità di arricchimenti del quadro probatorio attraverso la produzione ex art. 430 C.p.p. di ulteriori elementi eventualmente sopravvenuti. Solo la tendenziale continuità della designazione del Sostituto o dei Sostituti originariamente incaricati delle indagini per tutte le fasi del medesimo grado e la conseguente maggiore responsabilizzazione dell’organo dell’Accusa potrà assicurare una migliore qualità delle decisioni.

Naturalmente, la predisposizione di meccanismi di assegnazione dei procedimenti e di fissazione delle udienze di rinvio in prosieguo per l’espletamento delle istruttorie in fase dibattimentale, necessari al fine di consentire la presenza in giudizio dei Sostituti originariamente incaricati delle indagini per tutte le fasi del medesimo grado, richiederanno necessariamente la collaborazione del Tribunale, più volte ed in più sedi invano sollecitata, avendo potuto sino ad oggi l’ufficio di Procura disporre, per parte sua, solo una ripartizione delle udienze collegiali tra i Sostituti organizzata mediante una turnazione abbinata al giorno della settimana ed al collegio giudicante, assetto che ha almeno consentito sinora ai PP.MM. di seguire in fase dibattimentale gli stessi processi (sia pure in molti casi istruiti nella fase delle indagini da altro Sostituto) dinanzi allo stesso collegio, evitando almeno di disperdere il patrimonio di conoscenze derivante dallo studio dei fascicoli processuali, soprattutto allorquando si tratti di procedimenti di particolare complessità per numero di imputati e di imputazioni.

Non si tratta ancora dell’auspicato meccanismo che potrà rendere possibile al Sostituto che ha curato la fase delle indagini preliminari di rappresentare l’organo dell’accusa anche per l’intera durata della fase dibattimentale sino alla sentenza ma è tutto ciò che l’ufficio di Procura ha potuto dal canto suo preordinare al fine di assicurare almeno in parte un’effettiva continuità tra la fase delle indagini e la fase dibattimentale.

NOTE
NOTA N. 1
Art. 4 Decreto Legislativo 25 luglio 2006 n. 240 su “Individuazione delle competenze dei magistrati capi e dei dirigenti amministrativi degli uffici giudiziari nonchè decentramento su base regionale di talune competenze del Ministero della Giustizia”:
“(…) il magistrato capo dell’ufficio giudiziario ed il dirigente amministrativo ad esso preposto redigono, tenendo conto delle risorse disponibili ed indicando le priorità, il programma delle attività da svolgersi nel corso dell’anno. Il programma può essere modificato, durante l’anno, su concorde iniziativa del magistrato capo e del dirigente, per sopravvenute esigenze dell’ufficio giudiziario (…)”

NOTA N.2
Paragrafo 15.5 – pag. 195: “Considerazioni sulla relazione tra organici e funzionalità dell’Ufficio – (…) nonostante le segnalate scoperture di organico, la qualità dei servizi offerti dalle cancellerie e dagli altri uffici appare, nel suo complesso, soddisfacente, risultato questo raggiunto senza dubbio grazie allo spirito di servizio che anima il personale. Altrettanto è a dirsi per i servizi propriamente giudiziari, in ordine ai quali va rimarcato che, a fronte di una media annua di sopravvenienze pari a 20.067,5 procedimenti, ne sono stati definiti – sempre su base di media annuale – 23.507,2 – e che, come sarà più innanzi diffusamente illustrato, vi è stata una complessiva ed apprezzabile diminuzione delle pendenze; si tenga, infatti, presente che, a data ispettiva, i procedimenti pendenti iscritti al modello 21 sono diminuiti dell’ 83% e quelli iscritti a modello 44 di oltre il 50%. (…)”.

Paragrafo 16.1. pag. 196: “Carichi di lavoro e flussi – L’analisi complessiva dei dati relativi ai carichi di lavoro ed ai flussi evidenzia risultati sicuramente lusinghieri per la Procura della Repubblica di Nocera Inferiore (…). Ed infatti, come emerge dalle tabelle che seguono (fonte: prospetto PT_10 movimenti settore penale), le pendenze si sono drasticamente abbattute rispetto a tutti i registri presi in considerazione. È verosimile ritenere che si tratti del positivo effetto dovuto congiuntamente all’aumento degli organici dei magistrati disposto con D.M. 1.12.2016 nonché agli assetti organizzativi impressi dall’attuale Capo dell’Ufficio, a partire dalla seconda metà del 2017” .

Paragrafo 16.1.5 pagg. 206-207: Capacità dell’Ufficio di fare fronte agli affari pervenuti – Sulla base degli elementi conoscitivi finora evidenziati è possibile osservare che l’Ufficio è stato in grado di far fronte agli affari pervenuti. Ed infatti, esaminando il dato relativo al registro NOTI, si rileva che l’andamento delle definizioni nell’ambito del periodo ispettivo è stato sempre superiore, di anno in anno, alle sopravvenienze. Tale conclusione risulta plasticamente evidenziata dal fatto che rispetto ad una pendenza iniziale (sui due registri mod. 21 e 21bis) pari a 18.310 procedimenti, a fine periodo ispettivo i procedimenti pendenti in totale sono stati 4887 (pendenti reali). In particolare dalla tabella che segue – che pone in rapporto i fascicoli sopravvenuti con quelli esauriti – si rileva che il trend positivo che ha caratterizzato gli anni 2016/2017, nel corso dei quali i procedimenti esauriti hanno superato quelli sopravvenuti in misura pari, rispettivamente, al 30 ed al 19% – ha visto una notevole accelerazione negli anni 2018 e 2019, nei quali il predetto rapporto si è attestato, addirittura, al 43% ed al 49 circa%. Il trend positivo si è mantenuto intatto nel corso del successivo anno 2020, pur indubbiamente influenzato dalla nota emergenza sanitaria e permane nel corso del periodo 2021 (non si dimentichi che la rilevazione di questo Ufficio si ferma alla data del 31 marzo 2021; il dato è solo tendenziale).

Particolarmente positivi anche i risultati conseguiti nella trattazione dei fascicoli a carico di ignoti, le cui pendenze sono passate da iniziali 6097 a 2997, con una diminuzione complessiva pari quasi al 50%. Analizzando anche qui il rapporto tra i procedimenti sopravvenuti di anno in anno e quelli definiti nel medesimo periodo, si rileva che, dopo un iniziale bilancio negativo che ha caratterizzato gli anni 2016/2017, nel restante periodo di interesse ispettivo l’Ufficio ha notevolmente incrementato la propria produttività, realizzando nell’anno 2019 un numero di procedimenti esauriti pari quasi al 132% rispetto a quelli sopravvenuti. Paragrafo 16.2.1 pag. 211-212: Gestione e definizione dei procedimenti – Va detto che i dati acquisiti attestano lo sforzo perseguito dall’Ufficio per raggiungere l’obiettivo dello smaltimento del rilevante arretrato di procedimenti pendenti in fase di indagini esistente all’inizio del periodo di interesse ispettivo (31.3.2016). Il risultato può dirsi certamente raggiunto, pur in presenza dei ripetuti avvicendamenti dei Sostituti e delle assenze per maternità (che il Capo dell’Ufficio comunica essere state quattro in tre anni) o per altra causa (…).

In presenza dell’imponente carico di procedimenti arretrati e del citato, ripetuto determinarsi del “congelamento” di ruoli appartenenti a magistrati trasferiti ad altri uffici o comunque assenti dall’Ufficio, l’attuale Procuratore ha ritenuto di individuare criteri di priorità nella trattazione degli affari, che non risultavano essere mai state emanati dai precedenti Capi dell’Ufficio.

Paragrafo 16.5 pag. 218: Il raffronto con i dati della precedente ispezione conferma quanto sin qui emerso circa il notevole incremento della produttività che ha caratterizzato i flussi della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore nel periodo di interesse ispettivo. Come si rileva schematicamente dal quadro di sintesi, di seguito riportato dopo la complessiva esposizione dei dati statistici riguardanti tutti i settori, si deve annotare innanzitutto la notevole variazione in aumento della produttività che ha interessato i procedimenti iscritti al mod. 21, che risultano definiti in misura superiore ad oltre il 40% rispetto alla precedente ispezione. Eguale significativo aumento di produttività si deve si constatare nei procedimenti a carico di ignoti, che a fronte di una sopravvenienza in aumento pari al 19,05, è aumentata in misura praticamente identica.

Paragrafo 22 pag. 240-241: Sintesi sull’andamento generale dell’Ufficio – Dall’analisi complessiva svolta si rileva come l’Ufficio di Procura sia dotato di un’efficiente organizzazione, che ha consentito di raggiungere significativi standard di produttività e di offrire un credibile servizio della giustizia. L’efficiente organizzazione si è esplicata tramite il costante adeguamento della distribuzione del lavoro, a fronte di coperture di organico non adeguate al bacino di utenza, la puntuale ripartizione delle competenze tra i gruppi di lavoro, l’attenta valorizzazione delle competenze, la continua attività di indirizzo e coordinamento svolta dal Capo dell’Ufficio, la cooperazione a livello distrettuale, l’utilizzo adeguato e l’aggiornamento degli strumenti informatici, la costante organizzazione del personale amministrativo. (…) L’analisi dei flussi dei procedimenti pendenti nell’intero periodo ispezionato ha consentito di registrare il costante aumento delle definizioni annuali rispetto alle sopravvenienze, che ha raggiunto livelli invero significativi soprattutto rispetto al reg. mod. 21”.

NOTA N.3 “
(…) dei primi quattro anni di svolgimento dell’incarico di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore (…) lo scrivente è stato diretto testimone, avendone vissuto personalmente i momenti e gli snodi cruciali, spesso intervenendo (…) a sostegno di un ufficio che versava da anni in gravissime difficoltà a causa di croniche carenze di organico, aggravate dall’ampliamento dell’area di intervento conseguita alla modifica – a partire dall’anno 2013 – della geografia giudiziaria nel Distretto. (…) La situazione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore al momento del suo insediamento risultava in apparenza irrimediabilmente compromessa a causa della convergente incidenza di più fattori, tutti determinati direttamente o indirettamente dall’ampliamento dell’area geografica di competenza del Circondario, dal quale erano derivati – in assenza di un correlato trasferimento di risorse professionali dall’ufficio che era risultato alleggerito a quello pesantemente gravato dai detti carichi aggiuntivi – un incremento esponenziale delle sopravvenienze ed un allarmante accumulo di procedimenti arretrati, impossibile da fronteggiare con le risorse disponibili e con conseguente mancanza di appetibilità dell’Ufficio, al quale, da anni, ben pochi ambivano essere destinati e dal quale molti degli addetti, personale e magistrati, spesso di prima nomina, chiedevano di essere trasferiti appena possibile, con conseguente congelamento di ruoli e copertura solo dopo anni (a seguito di plurimi interpelli rimasti senza aspiranti) dei posti in tal modo lasciati vacanti. In tale situazione – ancor più complicata dal quasi completo mutamento, nel corso del primo anno, della componente togata dell’ufficio – il collega Centore poneva subito mano – su più fronti – ad ogni possibile intervento (…) varava il nuovo Progetto Organizzativo dell’ufficio, che prevedeva la suddivisione dell’ufficio in sezioni specializzate, la modifica del sistema delle assegnazioni, attraverso il passaggio dal criterio basato sulla data di nascita dell’indagato al criterio automatico gestito dal S.I.C.P. (…).

Il nuovo Progetto Organizzativo della Procura di Nocera Inferiore (…) ha regolamentato in dettaglio ogni aspetto delle attività della Procura a partire dai rapporti del Procuratore con i Sostituti, anche in relazione alla conduzione delle indagini, agli obblighi di comunicazione degli sviluppi delle medesime ed alla gestione dei fascicoli, ai criteri di assegnazione dei procedimenti, alle codeleghe, alle eventuali connessioni tra indagini, alla ricerca di eventuali precedenti, al c.d. turno esterno, ai criteri di priorità nella trattazione dei procedimenti, alle udienze ed ai rapporti con il Tribunale e con altri uffici, al controllo sull’esito processuale dei procedimenti ed alle determinazioni in materia di impugnazioni.

Tale nuovo assetto organizzativo è stato proficuamente raggiunto previe plurime riunioni con i giovani magistrati che compongono l’ufficio cui il collega Centore ha saputo trasmettere motivazioni, entusiasmo e professionalità venendo unanimemente riconosciuto, all’interno, anche dal personale amministrativo, quale punto di riferimento per le sue efficaci direttive ed, all’esterno, con le altre istituzioni e nella collettività, quale autorevole soggetto esponenziale della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore. Particolare attenzione – specie in presenza dell’imponente arretrato presentatosi ai suoi occhi al momento del suo insediamento e di ruoli congelati già appartenenti a magistrati trasferiti ad altri uffici o in congedo per maternità – il collega ha dovuto prestare alla individuazione di criteri di priorità nella trattazione degli affari, atteso che non risultavano essere mai state emanate dai precedenti capi dell’Ufficio linee guida o direttive in materia, lacuna che il collega Centore provvedeva a colmare con l’adozione del nuovo Progetto Organizzativo dell’Ufficio, previa tuttavia (come imposto dalle circolari del C.S.M. in materia) la doverosa interlocuzione con il Presidente del Tribunale di Nocera Inferiore e la necessaria acquisizione ed analisi, attenta e penetrante, dei dati relativi ai flussi su base territoriale. (…) in ogni occasione ha dato mostra di avere il pieno controllo delle attività del suo ufficio, tornato finalmente – pur tra innumerevoli difficoltà, tuttora presenti, a causa delle persistenti scoperture negli organici – ai livelli di funzionalità ed efficienza ottimali richiesti ad un ufficio giudiziario. (…)

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Nocera Inferiore. Antonio Centore il nuovo procuratore

Tale apprezzabile livello raggiunto trova, d’altro canto, eloquente ed inequivocabile conferma nei dati statistici allegati alla pratica di conferma dai quali – nel raffronto tra il prima ed il dopo l’insediamento del collega a Nocera – emerge come si sia passati dai 13656 procedimenti contro indagati noti pendenti al 13/4/2017 (data di insediamento del Dott. Centore), ai 2794 pendenti al 22/2/2021 nonché, quanto ai procedimenti contro ignoti, dai 7165 procedimenti pendenti alla predetta data del 13/4/2017, ai 3210 pendenti al 22/2/2021. Si potrebbe a questo punto dire che i numeri parlano da soli. Ma non è solo questo. Perché va ricordato che egli ebbe, in buona sostanza, ad ereditare, all’atto del conferimento delle funzioni direttive in atto, una situazione pesantissima ai limiti della denegata giustizia in un territorio che di giustizia aveva ed ha assoluto e vitale bisogno, perché storicamente pervaso da gravi fenomeni di criminalità comune e organizzata.

Ebbene, in questi quattro anni, il collega Centore, al di là dei numeri, è stato capace di ribaltare del tutto tale situazione facendo del suo ufficio un sicuro punto di riferimento di legalità in un contesto in cui, più che altrove, necessita la fiducia dei cittadini nella trasparente, pronta ed efficace amministrazione della giustizia. (…) il collega Centore si è, dunque, mostrato straordinariamente capace di ottimizzare le attività affidate alla sua direzione, anche in rapporto alla condizione strutturale ed alla ridotta dotazione di mezzi e di personale, operando, sempre nel rispetto delle individualità e delle autonomie, un vigile e produttivo controllo di gestione sull’andamento dell’ufficio. Tali indiscusse capacità professionali, dal segno marcatamente manageriale, riconosciute all’unanimità, hanno determinato e motivato, nel tempo, interventi organizzativi, molteplici e differenziati, a conferma di elevati standard di efficienza nella ideazione e realizzazione di adattamenti operativi e gestionali, volti alla risoluzione di profili problematici sia giudiziari che amministrativi, talvolta contingenti ma pur sempre costantemente volti al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel Programma Organizzativo.

Nella medesima prospettiva di gestione partecipata e mai burocratica dell’attività giudiziaria, si collocano anche le riunioni tenute sistematicamente con i Sostituti al fine di effettuare ricognizioni delle indagini in corso, individuare e definire obiettivi investigativi ed impartire direttive operative generali e specifiche; riunioni sezionali di coordinamento, dunque, tenute periodicamente e mirate alla condivisione delle metodiche di indagine, all’aggiornamento sulle novità normative di maggior rilievo, alla condivisione di informazioni utili nei casi di indagini collegate, nonché frequenti riunioni sui procedimenti, finalizzate alla verifica dello stato delle indagini. La ferrea determinazione e la naturale abilità nel fronteggiare e risolvere le situazioni di emergenza, legate a carenze di organico o a quant’altro e, non di meno, lo spirito collaborativo e l’intelligente capacità di confronto, nel rispetto dei colleghi e del dettato normativo, si combinano e si sostanziano in una notevole attività incentivante e propulsiva, rivelatasi oltremodo preziosa per il buon funzionamento dell’ufficio della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore. (…)”.

NOTA N. 4.
P.O. Par. 3.6.1, 2° cpv. 1°,2° e 3° alinea: “ (…) Deve tuttavia ritenersi che i “nuovi” criteri di priorità, delineati dall’art. 1 comma 9 lett. i) L. 27/9/2021 n. 134 , “(…) non possano più limitarsi solo all’indicazione di una mera graduatoria di reati collocati in ordine decrescente, per lo più fondata sull’entità delle pene edittali astrattamente previste (come sinora fatto attraverso il mero, automatico richiamo all’art. 132 bis Disp. Att. C.p.p.) ma debbano invece basarsi sulla realtà socio-criminale nella quale si è chiamati ad operare e su conseguenti e coerenti scelte di politica criminale attribuite al Capo dell’Ufficio attraverso l’individuazione di obiettivi prioritari di repressione criminale da perseguire con particolare efficacia e celerità, che lo scrivente (…) ritiene doversi indicare, senza tuttavia per questo trascurarsi adeguata attenzione anche verso tutte le altre figure di reato:
– nella repressione dei reati delitti previsti dagli articoli 572, da 609-bis a 609-octies e 612 bis del codice penale nonché di tutti i reati, specificamente individuati come prioritari nella risoluzione del C.S.M. prot. P8153/2018 del 10/5/2018 sulle “Linee guida in tema di organizzazione e buone prassi per la trattazione dei procedimenti relativi a reati di violenza di genere e domestica”,
– nell’individuazione ed aggressione ai patrimoni – ed in genere agli arricchimenti – di origine illecita (settore d’intervento indicato come prioritario dall’art. 30 comma 3 della L. 17 ottobre 2017 n. 161 e dall’art. 34 ter in relazione agli art. 16 e seguenti del D. Lgs. n. 159/2011);
– nella repressione dei reati in materia ambientale relativi a inquinamento del suolo e/o del sottosuolo, di sorgenti o corsi d’acqua (in applicazione del Protocollo d’intesa sottoscritto il 15/7/2020 tra le Procure della Repubblica di Torre Annunziata, Nocera Inferiore ed Avellino, finalizzato ad instaurare tra le medesime uno stabile coordinamento delle rispettive indagini relative all’inquinamento del fiume Sarno) (…)”.

NOTA N.5
Vds. Al riguardo quanto espressamente disposto nel Progetto Organizzativo sub par. 3.8.6 : “L’apposizione del visto di assenso da parte del Capo dell’Ufficio in calce ad ogni richiesta di misura cautelare personale relativa a reati suscettibili di determinare illeciti arricchimenti, sarà subordinata alla presenza, nel corpo di essa, di una compiuta disamina dell’aspetto patrimoniale, con conseguente eventuale richiesta contestuale di sequestro ex art. 321 C.p.p. finalizzato alla confisca anche per equivalente (ex art. 12 sexies D.L. n. 306/1992 – oggi art. 240 bis Cod. Pen. – e/o ex art. 644 ult. co. e/o 320 ter in relazione all’art. 640 quater Cod. Pen. ecc.) di denaro, beni, attività o altre utilità illecitamente acquisiti dagli indagati mediante lo svolgimento delle attività illecite oggetto d’investigazione ovvero all’assenza – motivata – dei presupposti per avanzare tale richiesta”.

NOTA N.6
Attraverso tali direttive è stato istituito un dispositivo di celere assegnazione dei procedimenti in tema di violenza di genere che ha comportato – di fatto – la creazione di una sorta di turno urgenze parallelo a quello c.d. esterno, grazie al quale sono state garantite al meglio, sin dalle prime fasi di applicazione delle nuove normative, le finalità perseguite dalla L. n. 69/2019.

NOTA N.7
Al riguardo deve rilevarsi che tale attività trae origine da un atto d’impulso ex art. 371 C.p.p. del Procuratore Nazionale Antimafia, azionato con nota n. 16309/2015/PN datata 28/05/2015, attraverso la quale veniva dallo stesso segnalata alle competenti Procure – perciò invitate ad attivarsi per avviare a soluzione tali criticità – l’esistenza di una considerevole quantità di beni, in particolare beni immobili, rimasti per anni – dopo le confische – nella disponibilità dei prevenuti o comunque inutilizzati, se non in stato di abbandono.

NOTA N.8
Si legge a pag. 38 del P.N.R.R., a proposito delle “… misure di contrasto alla criminalità e del coinvolgimento della cittadinanza attiva contro ogni penetrazione mafiosa”, che “ogni anno in Italia lo Stato confisca migliaia di beni alla mafia. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, solo nel 2019 sono stati confiscati complessivamente 4.901 beni. Nel Piano è previsto un programma straordinario di interventi, pari a 300 milioni, per valorizzare una parte di questi beni, al fine di potenziare l’edilizia residenziale pubblica, rigenerare le aree urbane, migliorare i servizi socio-culturali e quelli di prossimità”.

Ed infatti, a pag. 216 del P.N.R.R., a proposito di “interventi speciali per la coesione territoriale (misura M5C3)” si fa riferimento alla “valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie” che prevede uno stanziamento pari al 30% della complessiva somma di 1,98 Mld di euro. Alla successiva pag. 217 del P.N.R.R., si chiarisce, a proposito di “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie” che “la misura intende restituire alla collettività un numero significativo di beni confiscati per fini di sviluppo economico e sociale (inclusa la creazione di posti di lavoro), nonché come presidi di legalità a sostegno di un’economia più trasparente e del contrasto al fenomeno della criminalità organizzata.

La misura prevede la riqualificazione e valorizzazione di almeno 200 beni confiscati alla criminalità organizzata per il potenziamento del social housing, la rigenerazione urbana e il rafforzamento dei servizi pubblici di prossimità, il potenziamento dei servizi socio-culturali a favore delle giovani e l’aumento delle opportunità di lavoro”. A pag. 219 il P.N.R.R. torna sull’argomento, affermando che “valorizzare i beni confiscati alle mafie con il contributo del Terzo Settore contribuisce alla creazione di una nuova consapevolezza sociale sui temi del contrasto alla criminalità organizzata”.

NOTA N.9
La casistica delle criticità accertate e risolte (o quanto meno avviate a soluzione) grazie alla descritta attività di monitoraggio post sequestro e post confisca, è invero assai ampia e va dall’occupazione abusiva protrattasi per anni di immobili confiscati da parte degli stessi prevenuti o loro familiari o aventi causa – colpevolmente tollerata da amministratori giudiziari distratti o superficiali (che neppure segnalavano la circostanza, né chiedevano il dovuto pagamento delle indennità di occupazione sine titulo) o persino da sindaci che, dopo la formale assegnazione degli immobili al Comune, avevano permesso ai precedenti titolari di riappropriarsene – fino ad amministratori giudiziari che avevano consentito per anni ai prevenuti ed ai loro familiari di continuare a gestire aziende confiscate, sviandone la clientela e così svuotandole dell’avviamento e degli stessi beni aziendali, fino a lasciare allo Stato solo gusci vuoti del tutto privi di valore.

Ci si è perfino imbattuti in un amministratore giudiziario che si era messo in società con familiari del prevenuto, smascherato, revocato dall’incarico, segnalato e condannato in sede disciplinare dal suo stesso ordine professionale ed ancora in istituti di credito che, dopo aver colpevolmente concesso, a soggetti formalmente nullafacenti e nullatenenti, mutui (dagli stessi chiesti al solo fine di celare l’illecita origine dei capitali investiti) finalizzati all’acquisto di immobili, senza aver chiesto loro garanzie personali e senza aver svolto alcuna previa attività istruttoria al fine di accertare il c.d. merito creditizio, si presentavano all’esito della procedura facendo valere garanzie reali sugli immobili confiscati, per esigere fino all’ultimo euro maturato per capitale mutuato, interessi e rivalutazione monetaria, azioni giudiziarie che sono state e sono tuttora strenuamente fronteggiate da questo stesso Ufficio in collaborazione con l’A.N.B.S.C. e con l’Avvocatura Distrettuale dello Stato.

Sono stati riscontrati ed adeguatamente sanzionati (scongiurando l’eventualità di una loro sottovalutazione, per non esserne note le reali causali) gravi episodi di danneggiamento, sottrazione di materiali (infissi, servizi igienici, porte, ecc.) da parte dei prevenuti e loro aventi causa al momento o nell’imminenza del forzato rilascio di immobili confiscati, casi di intimidazioni e minacce e perfino di aggressioni fisiche nei confronti di rappresentanti di cooperative subentrate nella conduzione di immobili e aziende agricole confiscate alla criminalità organizzata nonché casi di partecipazione, sotto mentite spoglie, dell’originario prestanome del prevenuto a procedura di evidenza pubblica indetta da un’amministrazione locale al fine di assegnare la conduzione di un’azienda agricola confiscata, così come sono stati riscontrati numerosi casi di incuria e di colpevole abbandono di beni immobili, anche di apprezzabile valore, da parte di amministrazioni locali alle quali detti beni erano stati assegnati.

Sono state affrontate (sempre in collaborazione con l’A.N.B.S.C. e – in alcuni casi – anche con l’Avvocatura Distrettuale dello Stato) complesse situazioni riconducibili all’errata indicazione dell’ubicazione o degli estremi catastali di immobili confiscati (risolte attraverso l’attivazione di incidenti di esecuzione) o relative ad immobili confiscati a suo tempo edificati in assenza di titoli autorizzativi (situazioni che possono sempre essere oggetto di sanatoria ai sensi dell’art. 51 comma 3 ter del D.Lgs. n. 159/2011 ma che vengono talvolta utilizzate da talune amministrazioni locali come pretesto per negare la possibilità di un loro riutilizzo a fini sociali, secondo un modus operandi che lo scrivente ama definire come “l’antimafia del giorno dopo”) o a confische pro quota di immobili o aziende con successivo (come accaduto in un caso) strumentale aumento di capitale finalizzato a ridimensionare il valore della quota appartenente allo Stato, per poi cedere a prezzo vile l’intera attività ad altra immagine societaria pure riconducibile alla famiglia del prevenuto.

Va detto peraltro – a scanso di equivoci o errate interpretazioni – che nella maggioranza dei casi dei quali questo Ufficio si è occupato, si è pervenuti alla definitiva assegnazione e destinazione a fini sociali o di pubblica utilità dei beni confiscati monitorati, anche in detti casi – tuttavia – all’esito di percorsi mai lineari, perché sempre costellati da ricorsi (recentemente si è assistito persino ad un ricorso proposto dinanzi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo), resistenze, inefficienze o eccezioni di parte, spesso pretestuose o meramente dilatorie, per superare le quali in tempi ragionevoli non sarebbe probabilmente stata sufficiente la sola attività – per quanto efficiente e generosa – dell’A.N.B.S.C..

NOTA N.10
Tale criterio è fatto rivivere dal C.S.M. nella circolare sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari per il triennio 2009-2011, che ai paragrafi 62.3 e 62.4 prescriveva: “62.3. – Nel settore penale (…) i criteri obiettivi e predeterminati che vengono utilizzati per la fissazione dei ruoli (…) sono finalizzati soprattutto a garantire le esigenze di continuità nella trattazione del procedimento da parte dello stesso Sostituto Procuratore della Repubblica sia nella fase del dibattimento che nella fase dell’udienza preliminare o della trattazione del rito abbreviato. Alla individuazione dei suddetti criteri si deve pervenire dopo aver sentito il Procuratore della Repubblica (…). 62.4. –

Nella fissazione delle udienze penali (…) deve essere assicurata la tendenziale continuità della designazione del Sostituto o dei Sostituti originariamente incaricati delle indagini per tutte le fasi del medesimo grado ed, in particolare, per i procedimenti di maggiore complessità, rilevanza e durata (…)”. Tale indicazione è stata da ultimo ribadita dal C.S.M. anche nella recente circolare sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari per il triennio 2020-2022, approvata con delibera 23 luglio 2020, che all’articolo 192 ancora una volta dispone “1. Nel settore penale (…) i criteri obiettivi e predeterminati che vengono utilizzati per la fissazione dei ruoli dei processi (…) 2. (…) sono finalizzati soprattutto a garantire le esigenze di continuità nella trattazione del procedimento da parte dello stesso Sostituto Procuratore della Repubblica sia nella fase del dibattimento che nella fase dell’udienza preliminare o della trattazione del rito abbreviato. 3.

Alla individuazione dei suddetti criteri si deve pervenire dopo aver sentito il Procuratore della Repubblica (…). 4. Nella fissazione delle udienze penali dinanzi al giudice del dibattimento, al Gip e al Gup, è assicurata la tendenziale continuità della designazione del Sostituto o dei Sostituti originariamente incaricati delle indagini per tutte le fasi del medesimo grado e, in particolare, per i procedimenti di maggiore complessità, rilevanza e durata (…)”. Tale indirizzo è stato ulteriormente ribadito dal C.S.M. nella nuova circolare del 16/12/2020 sull’organizzazione degli uffici di Procura, che all’art. 12 così dispone: “Art. 12 – Designazione per l’udienza – 1.

Procuratore-Antonio-Centore-RTAliveIl Procuratore della Repubblica definisce nel Progetto Organizzativo i criteri generali di individuazione del magistrato designato a svolgere le funzioni del pubblico ministero nell’udienza penale, curando, ove possibile, che sia garantito il principio della continuità di trattazione tra la fase delle indagini preliminari e le fasi successive. 2. Al fine di garantire quanto disposto dal comma 1, il Procuratore della Repubblica opera ogni opportuno e preventivo raccordo con il Presidente del Tribunale”.

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