Il “flirt” Pd-M5S manda in pensione De Luca?

La segretaria nazionale sceglie i commissari non senza sentire Stefano Bonaccini. Il Governatore perde i suoi referenti romani. Più lontana la terza candidatura alla Regione e Fico veleggia verso la competizione per Palazzo Santa Lucia

Vincenzo De Luca, il patron del Pd in Campania, con l’elezione di Elly Schlein rischia davvero di rimanere fuori dai giochi e di vedersi defenestrato. Altro che candidatura per terzo mandato. Il Pd della neo segretaria stringe sempre più i rapporti con M5S ed i contatti si stringono specialmente in Campania, innervosendo lo stesso Governatore che arriva a dire al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di evitare cattive compagnie, alludendo all’incontro del sindaco col Roberto Fico, sempre più lanciato per il Movimento Cinque Stelle alla candidatura alla presidenza della Giunta regionale della Campania.

Il patto tra M5S e Pd, quindi, rischia di mandare in pensione De Luca e con questo il “Deluchismo”. Vincenzo De Luca, però, è un vecchio lottatore, capace anche di prodezze (e accordi) impensabili, tanto da deglutire anche vecchi e navigati esponenti di diversi partiti politici. Dotato anche di fortuna, sia per eventi accaduti a suo favore sia per la mediocrità dei suoi avversari, questa volta però De Luca deve affrontare la lotta interna che in nome di un rinnovamento.

Rinnovamento che deve garantire, pena l’azzeramento del Pd, segni tangibili di cambiamento. Mentre il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha avviato un colloquio anche con M5S e altre forze del centrosinistra, De Luca stringe accordi con vari esponenti di potentati, ha imposto per anni sue liste civiche per far eleggere i suoi, stringe legami con il centrodestra pur di vincere alle elezioni, l’altro ieri a Salerno e ieri alla Regione, sempre contro tutti, nel nome io sono “Vincenzo De Luca e sono deluchiano”.

Il suo essere personaggio fuori le righe, dopo un periodo di visibilità nazionale, lo ha relegato sempre più all’assenza dalla ribalta. Il tallone d’Achille della Sanità è così forte che lo stesso De Luca non è riuscito a conquistare con la battaglia contro l’Autonomia differenziata un’attenzione neanche dei Campani che, tra l’altro, ricordano quell’incontro con Calderoli, per poi allontanarsi dalla strada della Lega.

De Luca sembra essere la vittima perfetta per un’azione di forza nel Pd nel nome del nuovo corso del partito, che aprirebbe a molti anche dissidenti antideluchiani che, tra l’altro, aumentano sempre di più. Già i risultati negativi in tante elezioni comunali e in quelle dove sono stati positivi ci sono accordi stretti con elementi di spicco del centrodestra e stavolta, in particolare Fratelli d’Italia, non può perdere l’occasione per prendere il potere in Campania.

Proprio le sirene del centrodestra potrebbero far saltare alcune amministrazioni di centrosinistra allargato, specie quelle con innesto di liste civiche che spesso sono escamotage per candidare esponenti del campo avverso.

L’INIZIO DELLA LOTTA
La nomina del senatore bergamasco Antonio Misiani, vicino all’ex ministro Andrea Orlando, uno degli uomini forti del nuovo corso, a commissario regionale del Pd è un colpo duro per De Luca. Due persone certamente opposte, De Luca e Misiani, diversi in tutto, certamente intollerante alle battute e alle azioni del Governatore. L’ex leader della Cgil Susanna Camusso nominata commissario in provincia di Caserta è un altro duro colpo per De Luca.

Le lacerazioni nel partito sono forti specie sul terzo mandato del governatore voluto solo dai deluchiani. Con la solita battuta De Luca parla di fibrillazioni immotivate visti gli oltre due anni che mancano al voto, poi lancia la frecciata a Manfredi su Fico, mentre si fa largo sempre più l’insofferenza alle liste civiche di stampo deluchiano per le prossime regionali.

In definitiva, se Il governatore non tira fuori dal cilindro un colpo eccezionale, corre il rischio di non potersi ricandidare alla Regione con tutto quello che significa la perdita di potere per il suo sistema.

Al momento, l’incontro organizzato da Piero De Luca, parlamentare figlio di Vincenzo, con Misiani è saltato per il Governatore, mentre la Camusso promette di andare fino in fondo nel Pd di Caserta, senza guardare ai signori delle tessere e ai notabili locali.

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