Cure riabilitative a pazienti già morti, oltre mille casi da verificare

Continuano gli accertamenti dell’Asl in provincia di Salerno per recuperare i soldi pagati impropriamente

Più i mille casi in cui la data di morte non coincide con la fine delle prestazioni riabilitative o nelle Rsa che sarebbero continuate dopo il decesso del paziente. Dal confronto dei sistemi informatici della Regione Campania, risultano altre mille nominativi da controllare in una cinquantina di strutture, tra centri di riabilitazione e residenze sanitarie, in provincia di Salerno. Questo il frutto degli ulteriori controlli da parte dell’Asl Salerno, su ordine anche della Corte dei Conti, per scoprire i casi dei cosiddetti “Morti riabilitati” come li definisce il quotidiano La Città con un gioco di parole, persone che nonostante fossero decedute avrebbero continuato a ricevere cure riabilitative, pagate anche per mesi dall’Azienda sanitaria. Questa volta, sarebbero emersi casi di ammalati ricoverati in una terapia intensiva di un ospedale pubblico a cui l’Asl pagava comunque le prestazioni domiciliari di riabilitazione, vittima di raggira del terapista di turno.

I CONTROLLI
Tra questi mille casi da analizzare approfonditamente ce ne sono di fatturati il mese successivo al decesso per pochi giorni in più o per settimane ma certo è che il sistema di controllo regionale nel settore H era facilmente aggirabile, non colloquiando con quello Sinfonia. In pratica, sarebbe stato facile immaginare e predisporre che morta una persona, in automatico, tutti i servizi resi a questa si interrompessero, ma così non era, almeno nel settore della disabilità, della riabilitazione e nelle Rsa: le strutture accreditate attestavano e le Asl pagavano.

I DATI DI PIU’ STRUTTURE DA VERIFICARE
Mentre nella prima tranche di controlli sono emersi nove casi di “morti riabilitati”, riconducibili a quattro terapisti che lavorerebbero per lo stesso centro di riabilitazione, nella seconda il Noc, il nucleo ispettivo dell’Asl e i 13 distretti sanitari del Salernitano, stanno passando al setaccio più strutture riabilitative e Rsa, una cinquantina in totale. Una residenza sanitaria assistita nell’Agro nocerino ed una della Piana del Sele avrebbero ciascuna oltre cento casi da verificare, altre due sempre nella parte nord avrebbero più di settanta e più di cinquanta di situazioni da controllare. Una parte sarà possibile chiarirle, ma certo è che il sistema di pagamento era facilmente aggirabile da qualche furbo, che poi significa soldi spesi da parte della sanità pubblica e meno cure per chi ne ha bisogno.
Sulla vicenda, scoperta dagli uffici della stessa Asl, sono partite inchieste della procura della repubblica di Nocera Inferiore. A conforto di questi primi 10 casi ci sono perfino le firme di presenza apposte dai defunti che testimonierebbero l’avvenuta somministrazione delle cure riabilitative o di quelle disconosciute da parte dei loro familiari: a meno che non si tratti di una vicenda di competenza del diocesi, che di solito attiva una commissione per i presunti miracoli, l’illecito sembra essere evidenziato chiaramente. Già la guardia di finanza, la procura di Nocera Inferiore e la Corte dei Conti si sono mosse acquisendo la documentazione, è presumibile che a valle delle verifiche dell’Asl ne acquisiranno altra.

UN LAVORO COMPLESSO
Va chiarito che le verifiche, su cui sta spingendo molto il direttore generale Gennaro Sosto, non possono solo limitarsi in questi casi al mero allineamento mancato tra la data della morte del paziente e quella delle cure somministrate dopo il decesso dell’ammalato, ma vanno acquisiti i controllati i fogli presenza dei terapisti, confrontati uno ad uno. Un lavoro enorme da fare in breve tempo che deve essere utile non solo a recuperare i soldi pagati dall’Asl, ma anche ad accertare condotte che possano avere un risvolto penale.
La speranza è che sulla scorta di quello che sta accadendo per l’Asl Salerno, dove il settore vale annualmente attorno ai 70 milioni di euro solo per le cure riabilitative, si modifichi finalmente a livello regionale la gestione dei dati per evitare errori o illeciti che finiscono per arricchire pochi e danneggiare i molti utenti che non riescono ad accedere ai servizi per il raggiungimento dei tetti di spesa.

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