2023 classifica delle città italiane più inquinate: al primo posto c’è Torino
L’indagine in questione verte sulla quantità di giornate che in un anno si è sforato il limite di PM10 – (Per materiale particolato aerodisperso si intende l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria ambiente. Il termine PM10 identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 μm. Queste sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e possono, quindi, essere trasportate anche a grande distanza dal punto di emissione, hanno una natura chimica particolarmente complessa e variabile, sono in grado di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute. Salute.gov)
La pericolosità di queste polveri causate dall’inquinamento risiede nel fatto che sono in grado di causare tumori. In merito a ciò, l’Oms ha stabilito che la quantità di queste polveri nell’aria non deve superare i 50 microgrammi per metro cubo. Ritornando alla classica troviamo al quinto posto troviamo Roma e Bergamo che nel 2022 hanno superato la soglia decretata dall’Oms per un totale di 20 giorni.
A Parma si sono registrate 25 giornate con i limiti oltre la soglia prevista, riscontrando anche un eccesso di diossido di azoto. Al terzo posto c’è Padova, con 47 giornate di superamento. Al secondo posto Milano, con 54 giornate in cui il valore di PM10 ha superato il limite previsto. Al primo posto c’è Torino, con 69 giornate in cui il livello di PM10 nell’aria è stato superiore al limite previsto.
Riassumendo le città più inquinate risultano essere Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il Pm10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il Pm2.5; le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.
L’associazione Legambiente spiega che “la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni”. Poi prosegue con una raccomandazione per le città con soglie superiori al limite stabilito. Queste “dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni”.
Nel report di Legambiente “Mal Aria di città” non risulta la Regione Campania.
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