La storia di due fratelli, dichiarati innocenti sia dal primo sia dal secondo grado di giustizia
«Siamo innocenti e tutti devono saperlo. Non siamo usurai né strozzini, contro di noi solo calunnie e maldicenze, ora finalmente la verità è stata accertata dalla magistratura, giustizia finalmente è fatta!».
A parlare è Sebastiano Basile, 53 enne di Siano, rinviato a giudizio insieme al fratello Nunziante di 58 anni, con l’accusa di usura ed estorsione. L’incubo inizia nel 2010 quando contro i fratelli Basile viene presentata una denuncia da parte di un imprenditore edile di Siano, F. E. che insieme ai suoi due fratelli, G. E. e G. E. trascina i fratelli Basile a processo.
Con decreto del Gup presso il Tribunale di Salerno del 17 ottobre 2012 Nunziante e Sebastiano Basile vengono rinviati a giudizio dinanzi al Tribunale per rispondere del reato di usura. Dopo 10 anni e due sentenze arriva la verità : i fratelli di Siano sono innocenti, le accuse non solo cadono una dietro l’altra ma per i giudici si sarebbe trattato di una falsa denuncia presentata per non pagare un debito realmente contratto nei confronti dei Basile.
A stabilire che Sebastiano e Nunziante Basile non fossero colpevoli lo aveva già fatto la terza sezione penale del tribunale di Salerno nel 2019, ora lo ha confermato, lo scorso 30 settembre, anche la Corte di Appello di Salerno, sezione penale.
I magistrati Donatella Mancini, presidente, Sergio De Luca consigliere e Ubaldo Perrotta consigliere estensore, con l’intervento del pubblico ministero Ida Tortorella, sostituto procuratore generale della Repubblica, con l’assistenza del cancelliere Anna Maria Bocchino, hanno in sostanza confermato quanto affermato dai giudici nella sentenza di primo grado e assolto i due fratelli perché il fatto non sussiste.
I fratelli Basile erano stati denunciati da F. E., un imprenditore edile di Siano al quale i due fratelli, secondo l’accusa, avrebbero prestato ingenti cifre di denaro in un momento di difficoltà attraversato dall’imprenditore, pretendendone poi la restituzione con tassi usurai e minacce. Finiti sotto processo, i fratelli Basile hanno potuto dimostrare, in entrambi i procedimenti giudiziari, la loro assoluta estraneità ai fatti.
«Siamo stati vittime di calunnie e diffamazione, ma è il caso di dire che dopo anni di sofferenza, finalmente la giustizia ha trionfato – ha affermato Sebastiano Basile – io e mio fratello, abitando in un paese piccolo come Siano siamo stati pesantemente danneggiati da questa brutta storia, ed ora chiediamo giustizia. Un grazie va ai nostri avvocati Francesco Saverio D’Ambrosio e Sergio Trani che hanno fatto un lavoro eccellente ed eccezionale e sono riusciti a far emergere la verità e la nostra innocenza. Mi dispiace che tutto sia partito da una denuncia falsa nei nostri confronti, fatta, come sottolinea lo stesso giudice nella sentenza, per evitare di pagare un debito.
E c’è di più – aggiunge Basile – è ora che l’autorità giudiziaria faccia luce anche su di un altro capitolo di questa triste vicenda. L’ imprenditore che ci ha denunciati e che ha finto di essere vittima di usura ed estorsione avrebbe anche ottenuto un risarcimento dal fondo dedicato alle vittime di usura. Mi chiedo come sia possibile risarcire una falsa vittima a maggior ragione che i presunti usurai sono stati assolti perché il fatto non sussiste – ha continuato Sebastiano Basile -.
Abbiamo sempre confidato nella giustizia e ora ci attendiamo una giustizia vera anche su questo,a maggior ragione che chi ci ha denunciati risulta già condannato per calunnia dal tribunale. In questi anni, pur camminando sempre a testa alta, abbiamo sentito, pesante, il giudizio di condanna nei nostri confronti, soprattutto nei riguardi di mio fratello che è un artigiano, un onesto lavoratore, che forse ha pagato il prezzo più alto, perdendo tante commesse» – ha concluso Sebastiano Basile -.