Il presidente della Regione Campania non concorda con la decisione del ministro della Salute
I medici ed il personale sanitario non vaccinato contro il Sars-cov-2 possono rientrare nel proprio posto di lavoro. La decisione è stata presa perché, come spiegato dal ministro della salute, Orazio Schillaci, il quadro epidemiologico è mutato.
La notizia alcuni giorni fa è stata diffusa con una nota stampa ufficiale: “Per quanto riguarda il personale sanitario soggetto a procedimenti di sospensione per inadempienza all’obbligo vaccinale e l’annullamento delle multe previste dal dl 44/21, in vista della scadenza al prossimo 31 dicembre delle disposizioni in vigore e della preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali, è in via di definizione un provvedimento che consentirà il reintegro in servizio del suddetto personale prima del termine di scadenza della sospensione”.
Favorevole alla decisione del Dicastero della Salute il presidente della Regione Veneto, Zaia: “Provvedimento utile a consolidare gli organici dopo gli sforzi della pandemia”.
Parere diverso e sostanzialmente contrario sulla vicenda è quello del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: “Gravissima e irresponsabile la decisione del Governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa Medici No vax. Un’offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un’offesa ai pazienti.
Altro che rifiuto di una gestione ideologica dell’emergenza! Questa è davvero una decisione tutta ideologica, totalmente irresponsabile, e degna della peggiore politica politicante. È una decisione che offende la stragrande maggioranza dei medici e degli infermieri che si sono comportati in maniera deontologica e responsabile, e ai quali va tutta la mia solidarietà.
È una decisione che toglie sicurezza e tutela ai pazienti ricoverati e ai loro familiari. È una decisione che crea enorme difficoltà ai dirigenti delle strutture sanitarie e ospedaliere, nel loro obbligo di tutela della salute dei pazienti. È una decisione che rischia – se si diffonde il contagio fra i medici – di fare avere ancora meno personale in servizio, altro che più medici”.