Per l’ennesima volta, cade nel vuoto l’obbligo di allontanarsi dalla fascia pedemontana di Nocera Inferiore: in caso di colate di fango perché un soccorritore dovrebbe rischiare la vita per salvare i residenti?
Ormai siamo alle solite. Il Coc (il centro operativo comunale), il sindaco Paolo De Maio, volontari e personale a lavoro per ore e ore, sotto la pioggia battente e con il vento, arriva l’allerta per colate di fango e scatta per precauzione l’allontanamento dalla fascia pedemontana di Nocera Inferiore. La Regione Campania, memore anche della frana del 2005 a Piano Rullo, a Montalbino, sulla base dei dati dei pluviometri, dà l’allarme.
Il Comune prepara il centro di accoglienza per ospitare le persone che lasciano casa per mettersi in sicurezza. Un’auto con i megafoni ha percorso le strade di Montevescovado e zone limitrofe, sono state avvisate anche telefonicamente, ma il centro di via Loria è rimasto vuoto. Tralasciando le risposte che alcuni residenti hanno dato a chi girava per comunicare l’allerta, il rischio di colate di fango e il conseguente obbligo di andare via, nessuno o quasi ha lasciato casa.
Per fortuna, poi il tempo in nottata è migliorato e la montagna ha retto, sennò sarebbero stati guai. E allora viene da chiedersi, se non fosse stato così perché vigili del fuoco, volontari della protezione civile, appartenenti alle forze dell’ordine, dipendenti comunali dovrebbero mettere a rischio la loro vita per salvare quelli che avvisati non se ne sono andati?
La domanda è provocatoria, ovviamente, perché chi opera in questo settore è animato da uno spirito civile, ma i residenti della fascia pedemontana riflettano che a fregarsene, a fare i superficiali o quelli che sanno tutto e più di tutti si rischia la vita perché non sempre i soccorsi riescono ad arrivare in tempo.