A 10 anni dalla scomparsa. Il ricordo di Gennaro Corvino, maestro di vita e di giornalismo

10 anni fa si spegneva nella sua casa di Castelluccio, frazione di Castel San Giorgio, il prof.Gennaro Corvino, decano dei giornalisti della provincia di Salerno, maestro di vita per tanti giovani che grazie a lui si sono formati e hanno intrapreso la via della professione giornalistica. Ma Gennaro Corvino non nasce giornalista bensì maestro elementare.

“Mia sorella Nannina mi diceva sempre:Tu sei nato di mercoledì. Era il 17 novembre del 1920 ,in via de Conciliis , a Taverna di Lanzara”, inizia così il libro “Il Mezzogiorno…nei miei primi novant’anni” scritto dal Prof. Corvino e dal quale è tratta la sua biografia. Tra gli anni 1930 il 1932 Gennaro Corvino perse entrambi i genitori, Michele Corvino e Angelina Rescigno, e rimase da solo con i suoi cinque fratelli ad affrontare la vita.

Intorno ai primi mesi del 1932 si svolse a Lanzara di Castel San Giorgio la santa missione dei Padri Passionisti così il dodicenne Corvino fu ospite del convento di Calvi Risorta in provincia di Caserta e vi rimase per circa quattro anni, frequentando sino alla quarta ginnasiale.

Una volta tornato a casa,per non essere di peso ai suoi fratelli e per poter mangiare, si offrì “famiglio” alla casa dei Venosa di Battipaglia e qui rimase fino alla vigilia del secondo conflitto mondiale. corvino-rtaliveChiamato alle armi vi rimase per altri cinque anni. “Uno scampolo di mesi in Albania, poi in guerra contro la Grecia con i soldati armati di fasce ai piedi e alle gambe”. Gennaro Corvino fu militare del genio radiotelegrafista, imparò l’alfabeto morse ma non ha mai sparato un colpo di fucile contro un soldato nè contro uomini in tutte le nazioni dove si è trovato, così come tiene a sottolineare nel suo libro autobiografico.

Ad Atene Corvino conobbe un professore di matematica, aveva voglia di imparare, lui che di numeri non ne aveva mai voluto sapere.Il professore non volle essere pagato, la moneta greca era carta straccia, chiedeva solo un pò di pane e così Corvino anziché mangiare l’intera pagnotta che gli passava l’esercito ne consumava solo la metà, l’altra metà la mangiava il giorno dopo e così aveva un’intera pagnotta da consegnare al professore di matematica. Rimase in Grecia sino all’armistizio. Dalla Grecia finì poi in Polonia,destinazione Bydgoszcz, la patria di Lech Walesa.

Quando la città polacca fu liberata dai russi i soldati grigio verdi tra cui Gennaro Corvino furono riuniti in un vasto campo con caserma e ospitati come truppa di Badoglio, perciò trattati non da prigionieri ma da alleati dei russi e fu proprio in quell’occasione che Corvino rischiò la vita nel primo giorno dopo la liberazione di Bydgoszcz.

gennaro-corvino-rtalivePoiché aveva i capelli biondi un soldato russo lo scambiò per tedesco, “mi chiese di voltarmi e fece scattare il caricatore del suo fucile ponendo la pallottola in canna,fu provvidenziale l’arrivo di un amico polacco il quale gridò al soldato russo -ma che fai questo è il nostro alleato e soldato di Badoglio”, così enne salva la vita. Alla fine di luglio del 1945 partì finalmente alla volta di casa e arrivò alla stazione di Codola dopo ben 35 giorni di viaggio, era il 5 settembre del 1945.

Prima di iniziare ad insegnare Gennaro Corvino lavorò anche al tabacchificio di Battipaglia quale caposquadra, poi finalmente le notizie dei concorsi fatti, aveva vinto quello regolare con scritti e orali classificandosi al 10º posto del concorso riservato ai reduci e combattenti. Iniziò ad insegnare partendo da Pedaline e poi a Fonte di Roccadaspide. “Cominciai a mangiare, primo stipendio da maestro:12 mila lire al mese”.

Gli anni di maestro elementare, autodidatta, poi giornalista, lo portarono anche alla vita politica e quindi a fare l’amministratore arrivando sino alla carica di vicesindaco con l’allora sindaco Gabriele Capuano, non fu sindaco di Castel San Giorgio in una occasione per un solo voto. Amministratore dal 1956 al 1990 fu quasi sempre assessore alla pubblica istruzione e Castel San Giorgio ebbe in quegli anni una sua edilizia scolastica prima inesistente. Ogni frazione del comune ebbe il suo edificio scolastico, sempre da assessore alla pubblica istruzione si adoperò per l’acquisto di palazzo e villa Calvanese. Quell’acquisto porta la firma del sindaco Gabriele Capuano, di Vincenzo Sarno e Gennaro Corvino.

“Di questo atto sì che ne sono orgoglioso”. Accanto al ruolo di maestro elementare, conseguì infatti il diploma magistrale, Gennaro Corvino iniziò a coltivare un’altra sua passione, quella di giornalista. La carriera giornalistica di Corvino fu legata al suo grande desiderio di leggere i giornali che non comprava quasi mai all’inizio perché non aveva neppure i pochi spiccioli per farlo. Quando per motivi di fame cominciò ad imparare l’arte del meccanico di auto andando a piedi o in bicicletta a Santa Chiara di Nocera Inferiore, passando per Piazza Ferrovia di Nocera, si fermava all’edicola che si trovava all’esterno della stazione per dare un’occhiata ai giornali.

“L’edicolante me lo consentiva, io ne approfittavo e quando mi fu possibile lasciavo l’edicola portando con me il giornale, un giornale senza pagarglielo perché non avevo con me un centesimo”. Quando Giovanni Ansaldo assunse la direzione de Il Mattino, Gennaro Corvino era già un piccolo corrispondente del giornale. Cominciò con trafiletti siglati e non sempre in alto a sinistra del “pezzetto“. “…all’alba del 17 febbraio 2010 ho scritto non meno di 10.000 articoli quasi tutti sul Mattino”.

Poi arrivò la televisione, Bebè D’Oro gli affidò la direzione di Tele Agro che tenne dal 1979 sino al 1986,poi la proprietà passò alla famiglia Palumbo e Corvino rimase in sella per parecchi anni durante i quali l’emittente raggiunse grandi traguardi sino ad ottenere uno spazio da Tele Montecarlo che le permise di far arrivare il segnale anche a Salerno.

Poi l’esperienza terminò bruscamente, “Tele Agro scomparve – ricorda Corvino nel suo libro – per insipienza e per altri fatti che non sto qui a raccontare”. Gennaro Corvino ha rappresentato per oltre 60 anni un punto di riferimento per il giornalismo nell’Agro Nocerino Sarnese.

Quando furono eliminati i dimafonisti,le figure che avevano il compito di raccogliere gli articoli che inviati e corrispondenti dettavano al telefono, a 80 anni e passa Corvino imparò ad utilizzare computer ed email. Non si è mai perso d’animo, il giornale, oltre alla sua famiglia, erano il suo mondo e la sua vita. E anche quando l’allora capo servizio della redazione salernitana de Il Mattino Gianni Molinaro lo volle fuori dal giornale a 90 anni suonati, il prof. Gennaro Corvino mostrò la sua tempra di uomo forte e soprattutto attaccato ad un mestiere che è per tutta la vita.

Grazie al quotidiano La Città di Salerno Corvino non ha mai attaccato la penna al chiodo, in risposta sprezzante a chi, forse non avendo compreso la storia di un territorio che nemmeno lontanamente era il suo, con arroganza e senza un minimo di umanità e rispetto , non gli permise di scrivere gli ultimi suoi articoli con quella testata di cui era già protagonista quando il novello “capo” nacque.

Ma a Corvino interessava scrivere, lui voleva dare voce alla sua gente, voleva scrivere dei traguardi della sua terra e continuò a farlo, grazie ad una squadra di giovani professionisti che Corvino aveva visto nascere e formarsi. Il quotidiano La Città diretto allora da Angelo Di Marino lo accolse come si fa con un collega di lungo corso che aveva ancora tanto da dire e da ricordare.

È grazie al giornale La Città che Corvino è stato un giornalista fino all’ultimo dei suoi giorni, proprio come lui desiderava. Il decano dei giornalisti se n’è andato silenziosamente, tra i suoi cari ed i suoi amati giornali, all’alba del 7 ottobre del 2012, alla soglia dei suoi 92 anni, affidando, a chi vorrà farlo suo, il proprio credo ed il testamento culturale ed umano. “Credo nella cultura. Credo nel galantuonismo. Credo in Dio e nel lavoro”. Questi era Gennaro Corvino.
Luisa Trezza

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