Prima da incubo per i Granata: il Parma passeggia all'”Arechi”

Basta chiacchiere, servono i fatti! La passata stagione sembra ripetersi, forse anche peggio!

È partita ieri ufficialmente la nuova stagione della Salernitana targata Iervolino-Nicola-De Sanctis e non è stato di sicuro l’esordio che la triade desiderava ma che a loro dire si aspettavano.

La Salernitana si presenta al primo turno di Coppa Italia con una squadra interamente rimaneggiata, orfana di sei possibili titolari infortunati e di almeno altrettanti che dovrebbero arrivare dal mercato.

Gli interpreti dell’11 titolare sono in gran parte giocatori cosiddetti di seconda fascia con la valigia già pronta e con la mente altrove. La Salernitana ha affrontato un Parma proveniente da una stagione deludente in serie B ed anch’esso incerottato.

Partita bene la squadra di casa, complice uno scatenato Franck Ribéry che ha sfoderato una prestazione super dispensando trame di gioco ai compagni mascherando, almeno nel primo tempo, gli evidenti limiti che la squadra del cavalluccio marino ha attualmente, ma al riposo si è andati sullo 0 a 0.

Il secondo tempo invece è di tutt’altra fattura. Complice l’infortunio di Emil Bohinen, la Salernitana ha perso collegamento tra i reparti ed è stata sistematicamente perforata dalla compagine emiliana che è arrivata spesso con troppa facilità al cospetto di un incolpevole Sepe, che pur senza demeritare, non è riuscita ad impedire ai compagni di capitolare. L’incontro è terminato 0 a 2 in favore del Parma e la Salernitana eliminata al primo turno.

Il dato oggettivo e scagionante di questa nuova Salernitana è obiettivamente la mancanza dei sei titolari infortunati e di avere la rosa ancora da completare per almeno un 40% della sua interezza, ma ad oggi non può essere più una giustificazione.

Nessuno vuole puntare il dito contro una società che ha dimostrato di voler fare su larga scala e soprattutto di avere i mezzi, ma presentarsi così ad una settimana dall’inizio del campionato è davvero imbarazzante: si è riusciti a fare peggio anche dell’odiato Claudio Lotito a cui i tifosi imputavano sempre di non ultimare la squadra avendo tutto il tempo necessario prima che iniziasse il campionato.

È giusto e sacrosanto quello che dice il direttore sportivo Morgan De Sanctis: la Salernitana non deve farsi prendere dall’ansia di dover comprare per forza e di conseguenza essere alla mercé di procuratori e avvoltoi, ma è anche vero che non ci si può presentare in questo modo ai nastri di partenza e pretendere di avere credibilità verso le tante trattative imbastite.

Così facendo si rischia di essere considerati sempre tra quelle che potrebbero essere il fanalino di coda della prossima classifica di serie A ed è normale che calciatori più blasonati rispediscano al mittente le avance di una squadra che sembra avere un approccio gestionale troppo presuntuoso.

Il progetto Atalanta o Villareal come menzionato dal direttore sportivo granata è una cosa bellissima da attuare in una città come Salerno, ma non è questo il modo. Se la Salernitana fosse in serie B o serie C, va bene creare un gruppo di giovani su cui costruire il futuro e in cui integrare di tanto in tanto giovani di prospettiva e farli crescere.

Ma attualmente la Salernitana si trova in serie A ed è reduce da una salvezza miracolosa e inaspettata e di conseguenza non si può pensare di fare esperimenti quando l’obiettivo principale è di consolidarsi nella categoria. Bastava inserire qualche giocatore di esperienza nella Salernitana della passata stagione e aggiungere poi i giovani di prospettiva a completare la panchina.

Magari non facendo partire Ederson soprattutto. Che senso ha andare a cercare giovani forti da far crescere quando li hai già in casa e li mandi via? Fosse arrivata un offerta da 40/50 milioni di euro allora nessuno avrebbe storto il naso, ma non sembra ci sia stata questa enorme plusvalenza sull’investimento della passata stagione sul calciatore e non ci sarà mai se si attua questa politica.

Se la Salernitana non dimostra di poter trattenere i pezzi pregiati almeno per i primi anni di serie A e non dimostra di poter prendere quando davvero ha intenzione di farlo come sta facendo il Monza per intenderci, non acquisterà mai quello spessore che le consentirebbe di non essere più classificata come matricola e l’intero mercato sarebbe del tutto diverso, con meno rifiuti e il coltello dalla parte del manico per la proprietà.

Non si sa con certezza quali siano le reali strategie della società perché come succede da tempo immemore ormai nel calcio, tutto è il contrario di tutto quello che sembra. Ma una cosa è certa: la Salernitana partirà con un deficit enorme rispetto alle dirette concorrenti per la lotta a non retrocedere e ironia della sorte, nella prima parte del campionato, Roma a parte, la squadra granata le affronterà quasi tutte ed è un peccato se si voleva puntare davvero ad una salvezza tranquilla.

I pochi abbonamenti fatti fin ora sono lo specchio dell’operato della società. Non è questione di prezzo del carnet. I tifosi granata hanno dimostrato negli anni di mangiare pane ed acqua pur di reperire i soldi per seguire gli amati beniamini in casa e in tutta Italia ma gli stessi tifosi sono stanchi. Troppe volte sono stati bistrattati, illusi e disorientati in questi anni.

Sicuramente felici dell’avvenuto di Iervolino, presidente giovane e facoltoso e apparentemente anche tifoso, ma adesso c’è bisogno di fatti, le promesse ormai lasciano il tempo che trovano e i fatti per ora, vedono una Salernitana che si avvia a disputare, almeno all’inizio, un campionato simile a quello della passata stagione se non peggiore.
Fabio Falcone

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