“Sistema Salerno”, servizi per 43milioni di euro «affidati illecitamente alle coop»

Le dichiarazioni delle consulente della procura nell’inchiesta tra i rapporti tra cooperative e politica in città. Ma c’è un elemento che potrebbe far gioco agli amministratori pubblici

Udienza decisiva per molti aspetti quella di lunedì scorso al tribunale di Salerno, dove si celebra il processo che vede imputati Fiorenzo Zoccola, detto Vittorio, detto il “re” delle coop che avevano rapporti con il Comune, e il consigliere regionale Nino Savastano. Un’udienza che per molti aspetti è finita sotto silenzio. Entrambi sono imputati di corruzione elettorale, per quello che si presume sia stato l’interessamento dell’ex assessore comunale alle politiche sociali, Savastano, per una proroga di servizi alle coop, in cambio di voti per le successive competizioni alla Regione.

LA TESTIMONIANZA DEL CONSULENTE
Salvatore Carli, commercialista e consulente della procura salernitana, ha parlato degli affidamenti conferiti dal Comune di Salerno, dal 2003 al 2017. L’Ente avrebbe affidato in maniera diretta o prorogato servizi affidati alle cooperative sociali per oltre 43milioni di euro, ma non lo avrebbe potuto fare. Affidamenti suddivisi in lotti per rimanere sotto la soglia massima consentibile per affidamenti diretti adottati.

LA VOLONTA’ DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI SALERNO NEGLI ANNI E IL “SOTTO SOGLIA”
Carlì ha precisato che c’era una precisa volontà delle varie amministrazioni comunali di suddividere in lotti gli appalti per la manutenzione ordinaria e conservativa e pulizia degli spazi pubblici, il cosiddetto patrimonio pubblico, e lo spazzamento delle strade, per rimanere sotto la soglia massima per affidarli direttamente.

Le giunte avrebbero approvato delibere di indirizzo per arrivare a questo obbiettivo e favorire quindi le cooperative sociali, secondo il consulente, in modo illecito. Innanzitutto, per il tipo di attività, assimilabile, all’igiene urbana, dove non è previsto l’affidamento diretto, ma tramite gara. Solo così si può fare l’interesse pubblico perché alla valutazione economica c’è anche tecnica e società più grandi potrebbero in teoria offrire un servizio migliore a prezzi accettabili. In più, non ci sarebbe la prova dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, alla base degli affidamenti alle cooperative sociali.

L’AFFARE
Dal 2003, quindi, neanche per un giorno le cooperative sociali non si sarebbero occupate di questi servizi.
Gli importi complessivamente erogati dal 2003 al 2017 sono: alla 3SSS oltre 6,2 milioni di euro, a “Il Leccio” per circa sei milioni di euro, ad “Albanova” per quasi 10milioni di euro, a “Terza Dimensione” per 5,7 milioni di euro, a “Le ali” per 2,8 milioni di euro, a “Lavoro Vero” per 6,3 milioni di euro, a “Socofasa” per 692mila euro, a “Eolo” per 3,4 milioni di euro, sia a “Gea” sia a “San Matteo” per 1, 2 milioni di euro ciascuno e a “Oltre il Giardino” per 17 mila euro. Alba Nova, Il Leccio, Lavo Nero e Terza Dimensione avrebbe ricevuto affidamento nei due rami di servizi.

L’ANTIMAFIA
Affidamenti sotto soglia che avrebbero evitato l’attivazione della procedura approfondita antimafia. E visto che l’indagine originariamente era nata proprio da fatti emersi nell’attività investigativa della Dia, un elemento di cui tenere conto. Le procedure furono aperte in quasi tutti i casi alle sole cooperative sociali iscritte alla camera di commercio di Salerno, un pregiudizio per la migliore offerta, secondo Carli.

LA DIFESA
Il collegio difensivo composto dagli avvocati Agostino Allegro e Giovanni Annunziata per Savastano e Giuseppe e dagli avvocati Gaetano Manzi e Giuseppe Della Monica per Zoccola ha posto numerose domande al teste. Tra queste se il dirigente comunale che ha affidato i servizi, Luca Caselli, avesse potuto non sottostare agli indirizzi dati dalle Giunte nell’affidamento degli appalti: il consulente della procura ha risposto di sì, anzi avrebbe dovuto assicurare la loro conformità alla normativa vigente.

LA RISPOSTA
Le dichiarazioni del consulente Carli sulle possibilità del dirigente comunale di fare come voleva, di non essere obbligato a rispettare le indicazioni della Giunta sono state interpretate alcuni come una sorte di “assoluzione” dalle responsabilità della politica negli affidamenti dei servizi, che finirebbe solo in capo a Caselli. Valutazioni che andranno valutate nel complesso delle intercettazioni, sulla cui validità il tribunale si pronuncerà alla prossima udienza, il 15 settembre: se emergeranno pressioni indebite sul funzionario il processo prenderà una piega diversa.

Le difese certamente avranno in serbo le loro testimonianze per dimostrare che gli appalti in realtà erano convenienti per il Comune e quindi nessun favoritismo era stato fatto dall’Ente alle coop. Il processo prosegue. la sentenza di primo grado potrebbe arrivare entro il prossimo anno.

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