Omicidio Vassallo, tra gli indagati il colonnello e un sottufficiale dei carabinieri

A finire nei guai l’alto ufficiale Fabio Cagnazzo, nome storico della lotta contro la malavita in Campania, già al comando dell’Arma alla compagnia di Battipaglia e del reparto operativo di Castello di Cisterna. La ricostruzione dell’assassinio del sindaco di Pollica Acciaroli

Il colonnello dei carabinieri, Fabio Cagnazzo, all’epoca dei fatti in servizio a Castello di Cisterna e in vacanza ad Acciaroli, è tra i 9 indagati dalla procura di Salerno per l’omicidio il 5 settembre di dodici anni fa (et non 22 come erroneamente detto in precedenza, ndr.) del sindaco di Pollica-Acciaroli Angelo Vassallo.

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colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo

Secondo quanto apprende l’AGI, è stata perquisita la sua abitazione a Frosinone. Cagnazzo era già stato indagato in passato, ma poi la sua posizione era stata archiviata come richiesto dagli stessi pm salernitani. L’ufficiale ha acquisito dei video delle telecamere di sorveglianza del porto cilentano poche ore dopo il delitto, circostanza che l’ufficiale ha sempre giustificato con l’esigenza di salvaguardare le immagini, ma che in questa fase viene considerata come un elemento nei suoi confronti.

Proprio Cagnazzo era stato tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto. Indagato anche l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, di recente condannato in primo grado per i suoi rapporti con i trafficanti di droga del Parco Verde di Caivano, il cui nome era già trapelato come legato all’indagine salernitana.

Cioffi era a capo della speciale squadra alle dirette dipendenze del comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, Cagnazzo appunto, impegnato nelle più importanti indagini di camorra in provincia di Napoli. Per l’omicidio Vassallo alcuni carabinieri in servizio a Castello di Cisterna acquisirono in maniera del tutto irrituale alcune immagini di una telecamera di sicurezza. Il dubbio dei pm salernitani è che Cioffi fosse ad Acciaroli così come Cagnazzo.
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IL SEQUESTRO
Perquisizione all’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, che figura tra i nove indagati dalla procura di Salerno per l’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo: nell’abitazione in Calabria dove Cioffi sta scontando gli arresti domiciliari i carabinieri stamani hanno sequestrato il cellulare ed il computer dell’ex sottufficiale, condannato di recente a 15 anni per concorso esterno in traffico internazionale di droga e altri reati. Cioffi, che era già indagato per il delitto del “sindaco pescatore”, nel 2018 fu sottoposto ad interrogatorio ma, assistito dall’avvocato Saverio Campana, si avvalse della facoltà di non rispondere.

GLI INDAGATI
Oltre ai due carabinieri c’è anche l’ex gestore del cinema di Pollica, l’imprenditore Giuseppe Cipriano. A lui, secondo quanto apprende l’AGI, gli inquirenti sarebbero arrivati nel corso dell’audizione del boss Romolo Ridosso, appartenente al clan dei Loreto-Ridosso di Scafati, ora collaboratore di giustizia.
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ANGELO VASSALLO E IL SUO OMICIDIO OMICIDIO
Angelo Vassallo, ucciso poco prima di compiere 57 anni da chi ne aspettava il rientro a casa, si era guadagnato il nomignolo di sindaco-pescatore per il suo passato ma anche per quel suo marcato ambientalismo che lo porto’ a fare di Pollica-Acciaroli una delle località turistiche di grido del Cilento, con una raccolta rifiuti eccezionale e un porto e costruzioni all’insegna della sostenibilità.

Primo cittadino per tre mandati (dal 1995 al 1999, dal 1999 al 2004 e dal 2005 al 2010), nel 2010 si era presentato per un quarto mandato come candidato unico, venendo rieletto con 1.286 voti su 1.680 votanti. Esponente del Pd, in passato aveva ricoperto anche l’incarico di consigliere provinciale a Salerno tra le file della Margherita, e, oltre alla carica di sindaco, ricopriva anche quella di presidente della Comunità del parco, organo consultivo e propositivo dell’ente Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

La sera del 5 settembre 2010, intorno alle 22.15 ad Acciaroli, frazione di Pollica, mentre rincasava proprio da una riunione con i sindaci del Parco alla guida della sua Audistation wagon grigia percorrendo una stradina di campagna, qualcuno lo fermò e, quando Vassallo abbassò il finestrino, sparò con una pistola Baby Tanfoglio contro di lui nove proiettili calibro 9, sette dei quali andati a segno.

A scoprire il corpo fu il fratello che, avvertito dalla cognata preoccupata per il mancato ritorno a casa del marito, era andato a cercarlo. In un primo momento, le indagini furono della procura di Vallo della Lucania, e sul luogo del delitto arrivò il pm Alfredo Greco; ma nel giro di due giorni, a proseguire fu la procura di Salerno diretta allora da Franco Roberti.

Le piste più battute furono quella camorristica, soprattutto per le modalità dell’esecuzione, quella di interessi sullo sviluppo edilizio del territorio, e quella della droga. A marzo 2015 Bruno Humberto Damiani, 32 anni, detto il brasiliano per le sue origini sudamericane, è l’unico indagato per l’omicidio di Angelo Vassallo per i suoi contatti con trafficanti di droga del quartiere di Napoli di Secondigliano.

La sera del delitto, Bruno Damiani era con due persone che ad Acciaroli, e a rivelarlo è Luigi Molaro, un altro carabiniere finito sotto inchiesta insieme al colonnello Fabio Cagnazzo per aver prelevato la cassetta di una telecamera puntata sul porto, proprio dove il ‘brasiliano’ e due sconosciuto avrebbero a lungo osservato Vassallo. L’uomo venne poi scagionato anni dopo, anche se venne coinvolto in procedimenti legati a questo. Nel luglio 2018, il pm Leonardo Colamonici ha notificato un avviso di garanzia per rendere interrogatorio da indagato per l’omicidio a Lazzaro Cioffi, il carabiniere colluso con il clan Caivano per averne protetto le attività di narcotraffico.

Cioffi, dal 1991 fino a pochi mesi prima di essere arrestato ha lavorato nel nucleo investigativo di Castello di Cisterna, lo stesso di cui era a capo il colonnello Fabio Cagnazzo, che ha avuto una breve relazione con Giusy, una dei due figli di Vassallo, e che la sera dell’omicidio era ad Acciaroli. Cagnazzo venne indagato e poi prosciolto dai pm salernitani.
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Una lettera anonima alla redazione della trasmissione di Mediaset ‘Le Iene’ nel 2019 tirò di nuovo in ballo il suo nome insieme a quello di Cioffi. Nel frattempo la famiglia di Vassallo non ha mai smesso di chiedere che si trovassero i responsabili dell’omicidio. Il 29 novembre dello scorso anno, l’allora procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, a margine di un evento nel Salernitano, confermò che sul caso Vassallo c’era “una grandissima attenzione da parte della direzione distrettuale di Salerno”.

“Lo sviluppo delle indagini che non si era fermato con il procuratore Roberti – aggiunse – è proseguito successivamente e, oggi, con Borrelli (Giovanni, procuratore della Repubblica di Salerno, ndr) e Colamonici (pm titolare del fascicolo su Vassallo, ndr), continua ad avere uno sviluppo particolarmente significativo”. Questa mattina la svolta con le perquisizioni e i sequestri eseguiti dai carabinieri del Ros nei confronti di nove persone su delega dell’ufficio inquirente salernitano.

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