Non fu solo un giornalista innovatore, ma punto di riferimento negli anni più bui del Paese
“Ciao Eugenio, un secolo di giornalismo e passione civile”. Con questo tweet di Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica, ha annunciato la morte di Eugenio Scalfari. Fondatore di Repubblica, Scalfari è stato un punto di Riferimento, in particolare dagli anni Sessanta ai primi del Duemila, in un’Italia stretta tra le contestazioni, il terrorismo, le stragi, le mafie, tangentopoli, crollo del muro di Berlino, la morte dei partiti tradizionali e la nascita di nuovi, gli scandali politici ed economici. In 98 anni di vita ed oltre ottanta di giornalismo è sempre stato mosso dalla passione civile.
La redazione di RTAlive, colpita come milioni di Italiani dalla scomparsa di Scalfari, si sente di dire solo: “Ciao direttore”. Si, utilizzando le parole “Ciao”, perché Scalfari negli anni era diventato un po’ la coscienza critica di tanti Italiani, e poi “Direttore”, perché con i suoi insegnamenti rimarrà il direttore di tanti giornalisti, anche di quelli che non lo hanno conosciuto personalmente.
CHI È STATO EUGENIO SCALFARI
Nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924, Scalfari è stato il primo direttore-manager dell’editoria italiana, padre di due ‘creature’, ‘L’Espresso’ e ‘Repubblica’, nate dal nulla ma che in pochi anni non solo hanno raggiunto i vertici della diffusione e lasciato un’impronta indelebile. Dopo la giovinezza a Sanremo, dove al liceo classico ebbe come compagno di banco Italo Calvino, inizia a scrivere su alcune riviste fasciste, per venire poi espulso in quanto ritenuto un imboscato. Nei primi anni ’50 inizia con il ‘Mondo’ di Pannunzio e l”Europeo’ di Arrigo Benedetti.
Nel ’55 con quest’ultimo fonda ‘L’Espresso’, primo settimanale italiano d’inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. E quando Benedetti gli lascia il timone nel ’62, diventa il primo direttore-manager italiano, una figura all’epoca assolutamente inedita per l’Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di ‘Repubblica’.
Negli ultimi anni dopo una lunghissima carriera al timone del giornale, si è dedicato soprattutto alla scrittura, anche con un autobiografia uscita per i suoi 90 anni nel 2014 allegata al quotidiano Nel suo primo romanzo ‘Il labirinto’, uscito nel ’98, erano il rapporto tra sentimenti e ragione, il ruolo che il pensiero esercita nella quotidiana esistenza dell’uomo e il contrasto tra aspirazioni profonde e realtà i temi al centro della sua riflessione, sviluppata poi ancora in ‘L’uomo che credeva in Dio’, ‘Per l’alto mare aperto’, ‘Scuote l’anima mia Eros’, ‘La passione dell’etica’, ‘L’amore, la sfida, il destinò.
A un suo intervento su fede e laicità, lui che da sempre si dichiara ateo, rispose papa Francesco, con una lettera a Repubblica pubblicata l’11 settembre del 2014. L’incontro diventa un libro nel 2019 “Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini”.