Duro affondo del sindacato sulla situazione ospedaliera sarnese. La nota
Sarno come il Cardarelli ma le barelle non stazionano nel pronto soccorso. Per non farle vedere le portano sopra nei reparti. Dopo la riunione flop tra Direzione Aziendale di Sarno presieduta dal Direttor sanitario dr. Rocco Calabrese e i Responsabili delle Unità Operative, spuntano i ricoveri nei corridoi.
Sempre più incerto il futuro dell’ospedale di Sarno. Difatti sembrerebbe che a seguito della riunione siano comparse barelle nei reparti, come ad esempio nell’Unità Coronarica, situazione non tollerabile in quanto è palese che la gestione ordinaria continua a sottovalutare il fabbisogno assistenziale con i conseguenti rischi professionali derivanti da questi comportamenti, come eventuali cadute dei pazienti, assenza totale di privacy in quanto è difficile garantire un’adeguata assistenza a partire dalla semplice igiene fino alle manovre di emergenza, anche perché il numero degli operatori soprattutto infermieri ed operatori socio sanitari deve essere distribuito su un maggior numero di ricoverati nonostante gli organici siano sottostimati e carenti. I diritti del malato vanno tutelati – dichiara così il Segretario Provinciale CISL FP Alfonso Della Porta -.
Siamo all’ennesima follia. Tra barelle nei corridoi, demansionamento cronico e dequalificazione quotidiana del personale infermieristico e di tutti i professionisti sanitari e socio assistenziali, causato dalla mancata copertura ordinari, situazione resa ancora più grave per sostituire le assenze derivanti da malattie e ferie da parte degli operatori in uno ad una organizzazione carente, stanno comportando rischi esagerati per pazienti ed addetti – dichiara il Coordinatore CISL FP dell’Area Centro Nord Andrea Pastore.
Tale situazione non è più tollerabile, la professionalità degli operatori del Presidio va assolutamente tutelata e riportata ai livelli minimi di dignità. Occorre riorganizzare i servizi – incalza il Segretario Provinciale Alfonso Della Porta – che conclude: Le colpe? Sempre di qualcun altro. Per i direttori di presidio la colpa è del direttore generale che indica la Regione che indica il Governo, fatto sta che a pagarne le conseguenze sono operatori e cittadini.