Salerno, 25 aprile tra pandemia e guerra in Ucraina

Celebrazione della festa della Liberazione davanti alle massime autorità della provincia. Gli interventi più attesi

Celebrata questa mattina la festa della Liberazione a piazza Vittorio Veneto a Salerno. Presenti le massime autorità civili, militari, le rappresentanze dei sindacati e tanti cittadini.
Qui di seguito il video
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Il comunicato della prefettura
Stamane, in occasione del 77^ anniversario della “Liberazione”, si è svolta la tradizionale cerimonia organizzata dalla Prefettura di Salerno per la ricorrenza che quest’anno, con la cessazione dello stato di emergenza da Covid-19, si è svolta secondo le consuete modalità. Nella prima parte della mattinata è stata celebrata la Santa Messa in suffragio ai caduti, officiata dal cappellano provinciale della Polizia di Stato nella “Chiesa del Sacro Cuore”.

Al termine della funzione, le autorità civili, militari e religiose, i sindaci dei comuni della provincia, i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, gli studenti e i cittadini si sono riuniti in Piazza Vittorio Veneto, ove sono stati resi gli onori ai caduti e deposte le corone d’alloro al “Monumento ai Caduti” e alla lapide del Partigiano Tenente Ugo Stanzione. Successivamente, il Prefetto di Salerno Francesco Russo ha rivolto un saluto ai presenti, ricordando, in particolare, il generale di brigata aerea della Regia Aeronautica Sabato Martelli Castaldi, originario di Cava de’ Tirreni, poi entrato a far parte del “fronte militare clandestino” della resistenza con il nome di battaglia “Tevere”, ucciso dai nazisti di Kappler nell’eccidio delle Fosse Ardeatine dopo essere stato sottoposto a bestiali torture, per oltre un mese, all’interno di una cella nella salernitana via Tasso, ove era stato imprigionato, ed insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

La storia di Sabato Martelli Castaldi è la storia di quanti seppero reagire alla barbarie, in nome dello spirito di coesione e solidarietà di cui Salerno – città della “svolta” e della “solidarietà nazionale”, grazie al patto sugellato nell’aprile del ’44 dai partiti del Comitati di Liberazione Nazionale – seppe dare grande dimostrazione. A seguire, dopo i messaggi istituzionali del Presidente della Provincia Michele Strianese e del Vice Sindaco di Salerno Paky Memoli, è stato dato ampio spazio agli interventi del Segretario provinciale della UIL Gerardo Pirone, del Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra Giuseppe Paladino e del Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Salerno Ubaldo Baldi.

In Piazzetta del Marinaio si è tenuta la seconda parte della cerimonia, con l’alzabandiera solenne e la deposizione della corona d’alloro dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e delle Organizzazioni sindacali. Nella circostanza, dopo la lettura della “Preghiera del Marinaio”, è stato ricordato brevemente, ma in maniera molto toccante, il giovane marinaio salernitano Carmine De Dominicis, caduto a La Maddalena il 13 settembre 1943, decorato con la medaglia di bronzo al valor militare. Attraverso il lungomare cittadino, il corteo ha poi raggiunto il Palazzo della Provincia, per la deposizione della corona d’alloro ai piedi della lapide delle Medaglie d’Oro della Resistenza.

La cerimonia, ampiamente partecipata dalla cittadinanza, è stata allietata dall’Associazione Musicale Complesso Strumentale “Lorenzo Rinaldi” – Città di Giffoni Valle Piana, diretta dal maestro Francesco Guida, che ha eseguito l’Inno d’Italia e altri brani della tradizione.

Il discorso del prefetto di Salerno, Francesco Russo
Oggi ci apprestiamo a celebrare la ricorrenza della Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, avvenuta il 25 aprile 1945, ritrovandoci finalmente tutti insieme dopo la lunga notte dell’emergenza pandemica. Saluto le cittadine e i cittadini qui presenti, il Presidente della Provincia e i Sindaci dei comuni del nostro territorio, le autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, le Organizzazioni Sindacali e gli studenti.

Un saluto particolare va ai partigiani, per il contributo che hanno dato alla storia del nostro Paese, come continua a testimoniare l’ANPI. Il 25 aprile è una delle date fondanti della nostra Repubblica. Questa festa nazionale rappresenta un momento di formazione civile, di memoria, di speranza per il futuro, di riflessione sui valori che uniscono, tengono viva e vitale la Nazione: i valori della Costituzione repubblicana. Nel percorso che va dall’8 settembre 1943 alla Liberazione troviamo le basi della nostra Costituzione.

L’Italia che esce dall’Armistizio è un Paese senza l’unità così faticosamente conquistata grazie agli eroi del Risorgimento. Un’Italia che ha visto sfumare la propria indipendenza. Un’Italia devastata dalla guerra e sfregiata da vent’anni di dittatura fascista, tra macerie materiali e macerie morali. Un’Italia che ha perso la libertà. In questa Italia, durante il lungo ventennio fascista, era nata e cresciuta una rivolta custodita, inizialmente, nell’animo di una minoranza, pochi spiriti eletti, uccisi, perseguitati o isolati.

Ma che riuscì a propagarsi, dilagando tra la popolazione, dopo che gli eventi succedutisi all’8 settembre 1943 resero evidente, anche a chi si era illuso, anche a chi era stato preda della propaganda fascista, quanto fossero fallaci le parole d’ordine di grandezza, di potenza, di dominio, di superiorità razziale diffuse dal regime. Quanto esse contrastassero con i valori della dignità umana propri della nostra tradizione e della nostra cultura. Per comprendere la Resistenza, il suo significato, la sua fondamentale importanza nella storia d’Italia occorre partire dalla sua radice più autentica e profonda, da questa rivolta morale.

Ricordo le parole di Teresio Olivelli, figura nobilissima e partigiano martire: «La nostra è anzitutto una rivolta morale. È rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione dell’esistenza». Una rivolta contro un sistema che aveva lacerato, oltre ogni limite, il senso stesso di umanità inciso nella coscienza di ogni persona.

Con l’occupazione nazista di parte dell’Italia iniziarono le stragi di civili, le rappresaglie, le fucilazioni e le impiccagioni, le torture, la caccia agli ebrei, le deportazioni, i lager. Contro tutto questo si levarono le coscienze limpide del nostro Paese: patrioti antifascisti che non avevano mai smesso di credere in un futuro migliore; militari abbandonati a sé stessi dopo l’armistizio, che difesero e onorarono con sacrificio, talvolta con vero e proprio eroismo, la Patria; donne e uomini, nelle città e nelle campagne, che non avevano mai smesso di credere che ogni persona va rispettata e che la sua dignità non può mai essere violata.

Tra questi vorrei onorare oggi la memoria di Sabato Martelli Castaldi, di Cava dei Tirreni, Generale di brigata aerea della Regia Aeronautica, poi entrato a far parte del “fronte militare clandestino” della resistenza con il nome di battaglia “Tevere”, sterminato a 47 anni dai nazisti di Kappler nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Sabato ha consegnato la sua eredità morale attraverso una scritta sul muro della cella di Via Tasso, dove era stato sottoposto a bestiali torture per oltre un mese prima di venire trucidato, insieme ad altri 334 martiri, alle Fosse Ardeatine: «Quando il tuo corpo non sarà più, il tuo spirito sarà ancora più vivo nel ricordo di chi resta – Fa che possa essere sempre di esempio».

Queste parole sono il monito che ci viene dai patrioti, dagli uomini e dalle donne caduti per la nostra libertà. Il popolo italiano, nel suo complesso, seppe reagire alla barbarie. Recuperò gli ideali di libertà, di indipendenza, di solidarietà, di fratellanza, di umanità, di pace che avevano ispirato i migliori uomini del Risorgimento. In tante famiglie italiane c’è una storia, grande o piccola, di eroismo. Chi salvava un ebreo, chi sfamava un partigiano, chi nascondeva un soldato alleato, chi consegnava un messaggio, chi stampava al ciclostile, chi ascoltava una voce libera alla radio: si rischiava la propria vita e quella della propria famiglia.

Perché lo facevano? Coraggio, ideologia, principi morali, senso del dovere, disillusione, pietas umana, senso comune… Tante e diverse furono le storie, tante e diverse le motivazioni. L’insieme di tutte queste fu la Resistenza. Ed è per questo che, ancora oggi, con partecipazione viva e convinta, ricordiamo quegli eventi così tragici e pieni di valore, senza i quali non vi sarebbe l’Italia libera e democratica, senza i quali non avremmo conosciuto una stagione così duratura e feconda di sviluppo civile, di promozione dei diritti, di pace. Salerno è la città che ha visto, per la prima volta, fiorire lo spirito di coesione e solidarietà tra tutti coloro che avevano capito che la liberazione dal nazifascismo sarebbe dovuta passare per un fronte unito e compatto contro il nemico comune. È la città della “svolta”, della “solidarietà nazionale”.

Grazie al patto suggellato a Salerno nell’aprile 1944 dai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, fu possibile la formazione di un governo di unità nazionale e l’Italia trovò la via per unirsi e sconfiggere finalmente il nazifascismo. Oggi drammaticamente la guerra ha fatto di nuovo irruzione nel nostro continente, uno stato sovrano, l’Ucraina, è stato aggredito da un altro, la Russia, e assistiamo sgomenti ad una spirale di violenza, barbarie, paura ed odio.

Dobbiamo essere consapevoli che nella guerra che si sta combattendo alle nostre porte e sulla pelle del popolo ucraino vengono messi alla prova i motivi ispiratori della nostra convivenza. Il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha giustamente affermato: «o si promuove la pace e la collaborazione o si prepara lo scontro futuro. Non ci può essere pace soltanto per alcuni e miseria, fame, guerre, per altri: queste travolgerebbero anche la pace di chi pensa di averla conseguita per sempre».

Sono parole che facciamo nostre, oggi, celebrando la ricorrenza della Liberazione, con lo sguardo e la volontà rivolti al domani in un’Italia e in un’Europa libere e democratiche, unite e quindi in pace. Questa è una festa che appartiene a tutti gli italiani amanti della libertà. Viva la Liberazione! Via la Repubblica! Viva l’Italia! Francesco Russo

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