La candidata sindaca Erminia Maiorino e Potere al popolo illustrano la loro idea di amministrazione partecipata, a partire dall’osservazione dei problemi quotidiani dei cittadini
I disagi di una città, i disservizi della macchina comunale, nonché le criticità che di volta in volta si manifestano, possono essere segnalati attraverso appositi strumenti.
“I cittadini si lamentano, segnalano, aprono tavole rotonde e accesi dibattiti, alle volte si scagliano gli uni contro gli altri alimentati dal fuoco della polemica… ma dove avviene questo? Su Facebook, su quei gruppi dedicati alla città di Nocera dove ci si scambia informazioni, consigli, alle volte anche soltanto una battuta di spirito – oppure direttamente sul profilo del sindaco, ritenendo questa possibilità di comunicare direttamente col primo cittadino una luminosa conquista dell’era dei social – spiega Potere al popolo -.
Ma un profilo Facebook, un gruppo social, non sono canali istituzionali, e possono tutt’al più funzionare per uno sfogo, per ricevere vicinanza e solidarietà, magari anche una vaga promessa dal rappresentante istituzionale interpellato… ma di certo non un impegno formale. E allora, se non volete passare per leoni da tastiera qualunque quando state protestando per un vostro diritto, se avete desiderio e passione da condividere col resto della città, è dovere di un’amministrazione prenderne atto e costruire un canale innovativo ed efficace, che sia una via di mezzo tra l’agorà social e una segnalazione tramite posta certificata”.
È questa l’idea di partecipazione che gli attivisti di Pap hanno inserito nel proprio programma elettorale. “Un esempio semplice – continua Pap – eppure concreto di partecipazione popolare all’amministrazione della città sarà la creazione dell’App “IoPartecipo”: tale strumento servirà a coinvolgere i cittadini nella discussione delle tematiche che li riguardano direttamente e nei processi decisionali ad esse legate, tramite la creazione di un servizio specifico, un canale istituzionale ma sburocratizzato, che non passa per uffici e carte bollate. Abbiamo già esempi pronti all’uso di servizi di questo tipo, come Decidim, la piattaforma realizzata dalla città di Barcellona, e ParteciPA, il suo adattamento per la pubblica amministrazione italiana.
I cittadini potranno così conoscere e proporre i temi su cui il consiglio comunale sarà chiamato a confrontarsi, esprimere opinioni e offrire competenze utili alla discussione. L’App conterrà inoltre un servizio di segnalazione dei problemi e delle criticità realmente funzionante. Non un semplice indirizzo e-mail e nemmeno un modulo per l’invio di messaggi con fotografie allegate, ma un servizio completo che permetta di tracciare pubblicamente le segnalazioni esistenti e conoscere lo stato di avanzamento del processo di risoluzione delle stesse. Ma la nostra idea di partecipazione non si ferma al mondo digitale.
La candidata sindaca Erminia Maiorino: «La nostra esperienza col tour nei quartieri di Rioniamo ci sta insegnando che nelle periferie ci si sente cittadini di serie B – questa è proprio l’espressione che abbiamo sentito più spesso. Eppure al tempo stesso nella nostra città è fortissimo il senso di appartenenza al proprio quartiere, chi lo abita ne conosce profondamente le potenzialità e i problemi, ed è per questo che nel programma sviluppato con Potere al Popolo la nostra idea di partecipazione dal basso non poteva che accogliere e valorizzare questa caratteristica. Abbiamo infatti inserito nel nostro programma la creazione di un Consiglio di Quartiere, uno strumento di partecipazione su scala rionale che consentirà a un Presidente di Quartiere designato di sottoporre al consiglio comunale le criticità specifiche del quartiere di cui è espressione.
Ma non solo: la partecipazione dei cittadini sarà fondamentale anche in passaggi chiave dell’amministrazione dell’intera città, grazie a strumenti che intendiamo adottare come il Bilancio Partecipato o il Decentramento amministrativo, che avvicina i servizi pubblici alle persone. La città è di chi la vive ogni giorno, e limitarsi a chiedere il parere dei cittadini solo ogni cinque anni, al momento del voto, è un tradimento del concetto di democrazia».