Incredibile storia al tribunale di Nocera Inferiore, protagonisti una ucraina e suo figlio fuggiti dalla guerra e lo loro accompagnatrice italiana
«Io scappo dalle bombe e tu fai piangere il mio bambino?». Sono state queste le parole pronunciate da una giovane donna ucraina, giunta in Italia mercoledì scorso e che dopo i cinque giorni di quarantena, ha iniziato la trafila per ottenere il permesso di soggiorno.
Ieri mattina la donna, originaria di Kiev, si è recata al tribunale di Nocera Inferiore, sezione civile, per giurare la traduzione in italiano del certificato di nascita del suo Ivan, sette anni, capelli biondi e occhi azzurri. Un bambino che all’alba del 24 febbraio scorso si è svegliato sotto le prime bombe russe, che prese poche cose in gran fretta, salutato il papà, ora arruolato, si è messo in viaggio. Destinazione Mercato San Severino dove ha trovato accoglienza in una famiglia.
Ivan non aveva mai pianto fino ad ieri mattina quando un vigilantes in servizio al tribunale nocerino lo ha spaventato al punto da farlo tremare e piangere. A nulla sono valse le spiegazioni della donna che li accompagnava. Il vigilantes non ha voluto sentire ragioni, i bambini non possono sostare negli uffici. Va sottolineato anche che il bambino era entrato negli uffici del giudice di pace passando regolarmente dal tornello senza che la security all’ingresso avesse avuto nulla da ridire, essendo tra l’altro operazione di pochi minuti e poi il piccolo non si stacca dalla madre per nessun motivo, e appare superfluo spiegarne il motivo.
Da sottolineare che un’avvocatessa, comprensiva della situazione particolare, aveva ceduto la sua prenotazione alla giovane mamma per farla entrare dopo pochi istanti. All’improvviso è arrivato uno dei vigilantes che con fare aggressivo ha detto alla madre ucraina di far uscire fuori il bambino. Ai tentativi di spiegare che era la persona prossima ad entrare per una incombenza che richiedeva pochi minuti, oltre al particolare che il bambino non si sarebbe mai staccato da lei, la manager ucraina si è vista rispondere in malo modo.
La poverina comprende cosa sta accadendo e chiede alla guardia giurata di avere un pò di pazienza ed umanità. La guardia particolare giurata non ne vuol sapere tanto da far intervenire l’accompagnatrice italiana che ha cercato di spiegare ulteriormente la necessità e la particolare situazione ricevendo in cambio la risposta: «a me non interessa proprio, non posso passare un guaio, il bambino deve andare fuori», ovviamente esprimendo si in dialetto.
A questo punto l’accompagnatrice ha portato giù il bambino in preda al panico mentre la madre ha sbrigato l’incombenza in pochi istanti, con gli uffici del tribunale messisi subito a disposizione, consapevoli della tragedia dalla quale quella famiglia scappava. Indubbiamente l’accesso non è consentito ai minori, ma il diniego andava fatto osservare all’ingresso e comunque il rispetto di un dovere non può mai essere disgiunto dal senso umano al quale sono tenuti in particolare coloro che effettuano un servizio di pubblico interesse.
Nei prossimi giorni altre persone arriveranno al Tribunale civile per espletare la stessa procedura, e sono tutte donne con i loro bambini che non si staccano dalle mamme neppure per andare in bagno. Vista la situazione, avranno tutti lo stesso trattamento? Il presidente del Tribunale nocerino dovrebbe provvedere a dare indicazioni ben precise ai vigilantes, affinché altri bambini non debbano piangere e soffrire per nulla, come è accaduto ieri mattina al piccolo Ivan.
L.T.