L’allenatore granata regala un tempo agli avversari e nella ripresa fa ancora peggio. L’AmmazaCalcio di Fabio Falcone
Pronti? Via. Ed è 1 a 0 per la Salernitana. Solo 3 minuti e Simone Verdi disegna una parabola perfetta su punizione che porta subito in vantaggio i granata. Purtroppo un errore poco dopo di Federico Fazio concede il rigore alla squadra ospite che pareggia i conti ed è 1 a 1. Di nuovo pochi minuti ed ancora Simone Verdi ci riprova su punizione: questa volta il punto di battuta è più lontano del precedente.
Nessuno può credere ad una doppietta in quel modo ed alla prima da titolare, eppure il fantasista granata insacca nuovamente e magistralmente e si va sul 2 a 1. Ma ancora un errore, questa volta di Lys Mousset che con un fallo di mano stile palla a volo, regala il secondo penalty ai liguri che non sbagliano e si portano sul 2 a 2, ed è parità. Da quel momento in poi la partita vive poche emozioni e tutte di sponda granata, zero tiri in porta invece per lo Spezia. Ora, molti annoverano questo pareggio alla sfortuna, altri agli errori individuali ma non è assolutamente così. Si vuole davvero dare la croce ad un difensore che non giocava una partita da un anno? Oppure incolpare un attaccante che difendeva se pur maldestramente il primo palo?
La fortuna e la sfortuna non esistono, esiste sicuramente il caso che governa gli episodi ma questa partita si è pareggiata perché l’allenatore della Salernitana, Stefano Colantuono, ha sbagliato quasi tutto. A partire dall’attacco, regalando letteralmente un tempo agli avversari, inserendo due mezze punte alle spalle di Lys Mousset. L’attaccante francese non è una prima punta di ruolo, ha caratteristiche da mezza punta anch’egli e di conseguenza la squadra granata si è trovata a giocare con 3 mezze punte, nemmeno fosse il Barcellona, perdendo così ogni punto di riferimento.
A centrocampo si è partiti con Ivan Radovanovic che è un buon centrocampista, ha sicuramente tanta esperienza ma è un centrocampista difensivo, andrebbe impiegato per schermare la difesa in una partita di contenimento, per difendere un vantaggio e non per impostare il gioco e di conseguenza non passava mai il centrocampo. Le sue giocate risultavano lente e prevedibili Si è inserito poi Emil Bohinen nel ruolo di mezz’ala ma il calciatore norvegese è stato preso per le sue doti in visione di gioco e velocità di manovra e di conseguenza nel ruolo scelto da Colantuono, il calciatore viene così snaturato.
Si è pensato poi di togliere il terzino Pasquale Mazzocchi perché stanco, spostando il difensore centrale Radu Dragusin sull’out destro quando era l’unico che fino a quel momento si era disimpegnato bene al centro della difesa e di conseguenza abbia perso l’intera spinta sulla fascia destra. La fascia sinistra era già priva di verve purtroppo, complice una giornata no del sempre ottimo Luca Ranieri. Poi Franck Ribéry: esce palesemente stanco non riuscendo ad incidere con la sua classe, ma perché succede questo? Succede perché il campione francese è un esterno d’attacco che deve già fare i conti con la sua non più giovane età, ma se deve andare a prendersi il pallone ogni volta a centrocampo, ecco che si snaturano anche le sue caratteristiche ed è inevitabile che dopo un tempo sia stremato.
La Salernitana mancava di collegamenti tra i reparti, cosa resa meno visibile dal un onnipresente Lassana Coulibaby che ha messo più di una pezza alle sbavature dei compagni. La Salernitana ha preso un punto è vero, ma Colantuono ha due punti pesanti e pendenti sulla sua testa. Adesso i calciatori li ha a sua disposizione ed ha anche doppioni di grandi qualità in quasi tutti i reparti ma senza coraggio e competenza non si va da nessuna parte. La compagine granata non è una squadra che deve difendere il quarto posto ma deve staccarsi dall’ultima posizione e un punto non cambia le sorti: occorre portare a casa l’intera posta.
Se si fosse avuto più coraggio ieri e più attenzione nei cambi, la Salernitana probabilmente avrebbe vinto contro uno Spezia reduce da tre vittorie consecutive esterne ma che sinceramente non faceva così tanta paura. Il campionato italiano non è di grande difficoltà e certe partite si reggono sull’equilibrio tattico e sulla scelta dei cambi, ma nella partita di ieri si è peccato in entrambi i casi.
Sembrava si sperasse solo nel colpo del campione e non su un gioco corale e non regge la scusa della squadra nuova se poi non metti i giocatori giusti nei giusti ruoli. Ora c’è il Genova, in una partita al cardiopalma da vincere assolutamente, magari Colantuono riproporrà la stessa formazione uscendo vittorioso ma la squadra si esprimerà al meglio non appena si troverà il giusto equilibrio tra i reparti. A questo punto una domanda è lecita: Stefano Colantuono è l’uomo giusto per l’impresa salvezza?
Fabio Falcone